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Gentilissimo Padre Angelo,
avrei bisogno di un chiarimento per quanto riguarda la Santa Messa in suffragio dei cari defunti.
Se non prenoto una Santa Messa e dò l’offerta durante la celebrazione con l’intenzione nel mio cuore di pregare per una persona cara, vorrei sapere se essendo sempre il sacrificio di Gesù per noi, ha lo stesso valore di prenotarla.
E ancora un’altra domanda, se si fa una elemosina, un’opera di bene, possono essere sempre andare a beneficio dei cari defunti, sempre partecipando alla Santa Messa.
La ringrazio molto e la saluto cordialmente.
Gavino
Caro Gavino,
1. in ogni Messa tu puoi offrire il sacrificio di Cristo in unione col sacerdote per suffragare i tuoi defunti.
Li puoi suffragare anche con le tue elemosine, fatte con la precisa intenzione di aiutare i tuoi cari ad entrare al più presto in Paradiso.
2. Ci si può chiedere tuttavia quale sia la differenza tra l’andare dal sacerdote e chiedergli di celebrare una Messa per i nostri morti, dal fare tutto per conto proprio, elargendo durante la Messa per la stessa intenzione la medesima elemosina o una ancora più grande.
3. Ebbene a questo proposito giova ricordare i vari frutti che ogni Messa produce.
Intanto va ricordato che nella Messa il Signore rende presente sui nostri altari il sacrificio della sua passione e della sua morte.
Questo sacrificio in se stesso ha un valore impetratorio, meritorio ed espiatorio che è infinito.
Ma in quanto viene applicato a questa o a quella persona il suo valore è finito perché è misurato dalla devozione della persona per cui è destinato.
4. Fatta questa premessa va ricordato che ogni Messa ha un valore universale che va a beneficio di tutta l’umanità.
Questa infatti è stata l’intenzione di Cristo, il quale ha detto: “Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue versato per voi e per molti (tutti) in remissione dei peccati”.
Il “voi” indicava gli Apostoli lì presenti. Il “molti” indicava tutti gli uomini che ne avrebbero tratto beneficio.
5. Ecco i vari frutti prodotti dalla celebrazione della Messa secondo Charles Journet, un grande teologo convocato al Concilio Vaticano II e poi fatto Cardinale:
“Quali sono i frutti della Messa, o per chi la Messa è offerta?
a) La Messa può essere applicata su tre piani
Entrando mediante la Messa nel sacrificio della Croce, la Chiesa, in ogni momento del tempo, può offrire attraverso Cristo, con Cristo, in Cristo, supplicando principalmente per la redenzione del mondo che le è contemporaneo. In questa prospettiva, essa sarà esaudita, l’abbiamo detto, in proporzione all’intensità del suo desiderio; ma le sarà permesso di precisare le sue intenzioni.
Si distinguerà l’intenzione della Chiesa militante stessa, che prega ad ogni Messa per tutti i fedeli vivi e defunti, e per la salvezza del mondo intero: ecco l’effetto che i teologi chiameranno il frutto generale della Messa; l’intenzione del sacerdote in quanto ministro della Chiesa (…).
b) Offerta della Chiesa per una intenzione universale
La Chiesa stessa attinge prima nel tesoro infinito di ogni Messa tutto ciò che le permette di captare l’intensità del suo amore di Sposa, al fine di riversarlo sul mondo. Essa prevede che ogni Messa sarà celebrata espressamente e prima di tutto per tutti i fedeli che sono quaggiù o in purgatorio, e per la salvezza del mondo intero. Ecco il frutto generale della Messa. (…).
c) Offerta del sacerdote in quanto ministro della Chiesa per una intenzione speciale
Indipendentemente da questa offerta generale della Messa per il mondo intero, che la Chiesa fa nel suo proprio nome di Sposa di Cristo, il sacerdote stesso, considerato non in quanto persona privata spinta dalla sua sola devozione personale, né nemmeno in quanto ministro immediato di Cristo come al momento in cui pronuncia le parole transustanziatrici della consacrazione, ma in quanto ministro immediato della Chiesa, delegato dai poteri gerarchici a compiere la liturgia da essi prevista – può offrire liberamente la Messa a favore di coloro che glielo chiedono, o gli fanno una elemosina a questo scopo.
Di ciò che la Chiesa ha attinto attraverso l’intensità del suo amore nelle profondità infinite della Messa, essa ne può attribuire una parte al sacerdote, in quanto precisamente egli è il suo ministro, lasciandogli la libertà di applicarla, secondo la sua intenzione, a fini di santificazione.
Questa intenzione costituisce il frutto speciale (altri lo chiamano ministeriale, ma è solo questione d’intendersi sul significato dei termini, n.d.r.,) della Messa, poiché essa è fatta sua in modo speciale dalla Chiesa. (…).
Secondo l’intenzione proposta al sacerdote, questa applicazione finita sarà fatta interamente a favore di una persona o sarà divisa tra diverse.
d) Offerta di ogni sacerdote o fedele per una intenzione particolare
1. Infine la devozione personale del sacerdote e dei fedeli, sia ch’essi offrano o contribuiscano a qualche titolo ad offrire il sacrificio della Messa, sia ch’essi vi si uniscano con la fede o con la comunione sacramentale, costituisce una terza maniera di partecipare alla virtù infinita della Messa.
Gli effetti che vi si attingeranno, e che costituiscono i frutti particolari della Messa, saranno anch’essi ripartiti secondo le intenzioni che ci saranno proposte.
Così ogni Messa è offerta prima dalla Chiesa, la quale, secondo tutta l’intensità della sua devozione, supplica in generale per il mondo intero;
poi dal sacerdote in quanto ministro della
Chiesa, e di cui la Chiesa assume l’intenzione speciale;
poi a titolo personale dai sacerdoti e dai fedeli le cui intenzioni potranno essere particolari. È ogni volta il sangue della Croce che
ricade come pioggia sul mondo” (La Messa, pp.178-181).
6. Secondo un’altra terminologia questi frutti particolari vengono chiamati frutti speciali (sono quelli legati alla preghiera delle persone presenti o che hanno contribuito in vario modo alla celebrazione della Messa) e frutti specialissimi, in quanto il sacerdote prega privatamente per qualcuno in particolare.
7. Riepilogando, con terminologia leggermente diversa ma tenendo i contenuti del card. Journet, questi frutti possono essere così suddivisi:
frutto generale, di cui ne beneficia tutta la Chiesa, tutto il mondo;
frutto speciale, di cui ne beneficia chi è presente o ha collaborato alla celebrazione;
frutto ministeriale, di cui beneficia colui per il quale viene celebrata la Messa secondo la destinazione voluta dall’offerente e accettata dal sacerdote in quanto è ministro della Chiesa;
frutto specialissimo, di cui beneficia il sacerdote che celebra, che tiene per sé oppure può donare a chiunque.
8. Fatte tutte queste distinzioni diventa chiara la differenza tra l’intenzione del singolo fedele e l’intenzione messa dal sacerdote in quanto è ministro della Chiesa.
Nel primo caso c’è solo il frutto speciale.
Nel secondo caso al frutto speciale si aggiunge anche il frutto ministeriale, che ha un peso particolarmente alto perché il sacerdote agisce non a titolo personale ma a nome della Chiesa.
9. Tu parli di Messa prenotata.
Il linguaggio non è appropriato. Ma ci siamo intesi sul significato.
Ti ringrazio di cuore per il quesito che mi ha permesso di chiarire tanti dubbi ed equivoci in cui incorrono molti fedeli e purtroppo anche non pochi sacerdoti.
Ti benedico e ti ricordo al Signore.
Padre Angelo