Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Caro Padre Angelo,
prima di tutto la ringrazio ancora per la sua gentilezza nel rispondere tempo fa alle mie domande. Non l’ho più ringraziata e ne approfitto adesso. E la ringrazio in generale per la sua rubrica, una fonte di chiarimenti ed informazioni davvero utilissima!
Approfitto ancora della sua disponibilità con un paio di domande, molto diverse tra loro.
Una prima domanda è sorta poco tempo fa dibattendo con un amico, che aveva per la Chiesa le solite accuse, che sono riuscito mi pare a ben ribattere. Tranne una, per la quale mi sono trovato un pò in difficoltà, ovvero la figura di Santa Giovanna D’Arco.
Il mio amico diceva che non può essere santa e che anche la Chiesa ha sbagliato su di lei. Le “presunte” voci che sentiva non potevano essere da Dio, in quanto incitavano alla lotta. E soprattutto in quanto donna combattente e nemica degli Inglesi la sua vita è un esempio in piena contraddizione con le parole evangeliche di “amate i vostri nemici”.
Devo dire la verità, non sapevo che dire. Cosa rispondere in questo caso?
Un’altra domanda, totalmente diversa: è possibile per un cattolico sposare una donna divorziata, ma non secondo il rito cattolico?
E in particolare è possibile se la donna è divorziata in una chiesa ortodossa?
Scusi gli errori di battitura, ma scrivo con una tastiera non italiana!
La ringrazio in anticipo e la ricordo nelle mie preghiere.
Diego
Caro Diego,
1. il 20 ottobre del 2006 avevo già pubblicato una risposta su Santa Giovanna d’Arco. L’ho ripescata attraverso il motore di ricerca del nostro sito.
L’ho letta e l’ho trovata perfettamente aderente alla tua domanda.
La ripropongo in corsivo a favore di nostri visitatori:
2. “Erano altri tempi, caro Benny, e non c’era altra soluzione per risolvere i propri problemi che quelli del respingere la violenza con la violenza.
La Chiesa ha sempre insegnato che è lecito difendere se stessi, i propri cari e i propri beni, quelli personali e collettivi, anche con l’uso della forza.
A dire il vero il comandamento non uccidere nel testo sacro suona così: Non uccidere l’innocente. Perché già l’Antico Testamento riconosceva il diritto naturale di difendere se stessi.
Giovanna d’Arco poi non comandava ai soldati di uccidere gli inglesi, ma di respingere la violenza. Stava agli inglesi tornare a casa propria e di non mettersi nella condizione di uccidere ed essere uccisi.
E questo concorda con quanto tu stesso mi scrivi: “ho letto che Giovanna piangeva sia per i feriti inglesi sia per i feriti francesi. Non so che cosa pensare”.
Penso che anche Giovanna d’Arco non volesse la guerra, ma in quel momento era purtroppo una dura necessità.
Tu mi chiedi perché il Signore abbia suscitato una Giovanna d’Arco in Francia e non altrove…
A dire il vero il Signore ha suscitato un san Pio V per fronteggiare i turchi che stavano per invadere l’Europa nel 1571.
Inoltre ha suscitato un Giovanni Sobiesky che ha liberato Vienna dall’assedio dei turchi nel 1681.
Ancora a proposito di Giovanna d’Arco mi dici che l’esercito da lei guidato era quasi “futurista”…: senza però commettere stragi, saccheggi e altre barbarie. Ma ti scandalizza la parola esercito.
Posso capire che questa parola evoca in te il concetto degli eserciti di questi ultimi due secoli. Ma in passato non era così, era fatto di volontari.
E poi è cambiato tutto il contesto.
Oggi il problema della guerra si pone in termini diversi anche a motivo dei mezzi distruttivi che vengono usati. E per questo Giovanni Paolo II ha affermato che oggi ogni guerra è sempre ingiusta.
La Dottrina sociale della Chiesa ha elaborato dei principi per stabilire e promuovere la pace fra i popoli. Abbiamo a disposizione i metodi del dialogo e anche della compartecipazione di altre nazioni per comporre i conflitti, fruibili in tempo reale attraverso i mezzi della comunicazione sociale.
Giovanna d’Arco è un’eroina della pace, tutto sommato, anche se ha dovuto combattere una guerra per respingere gli invasori”.
3. Venendo alla seconda domanda va ricordato che il matrimonio è di sua natura indissolubile, indipendentemente dal fatto che Gesù Cristo gli abbia conferito dignità di sacramento.
Perciò il matrimonio civile celebrato tra due non battezzati è un vero matrimonio che postula per diversi motivi l’indissolubilità. In questo momento mi limito a menzionarne uno, ricordato per altro da Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae: “Così infatti lo concepiscono lo sposo e la sposa nel giorno in cui assumono liberamente e in piena consapevolezza l’impegno del vincolo matrimoniale.
Fedeltà che può talvolta essere difficile, ma che sia sempre possibile, e sempre nobile e meritoria, nessuno lo può negare.
L’esempio di tanti sposi attraverso i secoli dimostra non solo che essa è consentanea alla natura del matrimonio, ma altresì che da essa, come da una sorgente, scaturisce una intima e duratura felicità” (HV 9).
4. Se è vero matrimonio, e pertanto indissolubile, quello celebrato tra due non battezzati a maggior ragione è indissolubile per il motivo sacramentale quello celebrato tra due cristiani ortodossi.
La Chiesa Cattolica non ha mai approvato la prassi degli ortodossi, che concede un nuovo matrimonio sebbene non sia accompagnato dalla benedizione.
Il motivo è che il matrimonio è di sua natura indissolubile.
Sicché per sposare una cristiana ortodossa divorziata è necessario che la competente autorità ecclesiastica dichiari che quel matrimonio era nullo.
E questo perché neanche la Chiesa può sciogliere ciò che Dio ha unito.
La Chiesa può solo dichiarare che Dio non ha unito perché non si trattava di vero matrimonio.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo