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Quesito
Salve Padre, BUONA DOMENICA!
La domenica…Che gran giorno! Quanto sono felice, sempre, in questo giorno santo! È il giorno del Signore, ancora meglio del sabato ebraico, è il giorno della Risurrezione! Quanto sarebbe bello morire proprio in questo giorno, come è stato per la mia nonna…Nella domenica di Cristo Re.
Oggi le voglio solo raccontare qualcosa di me, dirle un pò come va…
Anch’io penso di essere sempre più tagliato per la vita sacerdotale, e per il sacerdozio domenicano. Non è solo un qualcosa che sento, ma anche con uno sguardo razionale mi rendo conto che è così. In un’altra veste non mi ci vedo!
Neanche come diocesano, come qualcuno suggerisce.
Voglio essere un figlio di San Domenico!
Ultimamente sto scoprendo, grazie al mio padre spirituale che ha preso la licenza in filosofia, un amore per il sapere. Ma non certo per il sapere fine a se stesso…
Sto leggendo adesso il “Castello interiore” di Santa Teresa d’Avila. Sono certo che ne trarrò grande profitto spirituale.
Il mio cammino di catechista procede bene, e sono molto soddisfatto. Sto imparando a predicare, e questo mi piace!
San Tommaso mi accompagna, e sono contento che mi protegga da lassù. Sà, la sua filosofia ha un qualcosa di diverso da molti altri, ha un sapore tutto particolare…lui è stato veramente un grande, insieme a Sant’Agostino, Edith Stein e molti altri!
Sto anche imparando a suonare la chitarra…Penso che pure questo mi servirà quando se Dio vuole diventerò frate.
Ma tutto questo è solo grazie a Gesù. Lui è tutto. Via, Verità e Vita.
Se solo gli altri giovani lo capissero, se aprissero la loro porta a Lui, cambierebbe tutto! Questa è la vera Rivoluzione. Altro che quella francese, quella americana e quella industriale…E che ci fai con queste cose, se non hai Gesù?? Gesù ti riempie. Lui è come diceva quel santo prete russo, padre Ivan:
“Gesù è il mio respiro, ancora più che l’aria, in ogni istante della mia vita. E’ la mia luce, prima di ogni altra luce, il mio cibo e la mia bevanda, il mio vestito, il mio profumo, la mia dolcezza, mio padre e mia madre, una base più solida della terra, il mio sostegno che nessuno può far tremare”.
Per il resto Padre, oggi pomeriggio starò un pò con F. (È un altro aspirante all’Ordine di San Domenico; n.d.r). Giocheremo probabilmente, parleremo di San Tommaso e di altro, andremo in chiesa a pregare e a cercare di capire cosa Gesù ci dice con questo incredibile vangelo di oggi. E poi il Rosario. Le prometto che la ricorderemo.
Grazie Padre, buona Trasfigurazione!
Simone
Risposta del sacerdote
Caro Simone
1. desidero condividere con i nostri visitatori la bella mail che mi hai inviato nel pomeriggio della seconda domenica di Quaresima, giorno in cui la liturgia della Chiesa ci ha fatto rivivere l’evento della trasfigurazione del Signore.
Le tue parole traboccano di gioia e di entusiasmo come quelle di San Pietro sulla santa montagna: “Come è bello per noi, Signore, rimanere qui” (Mc 9,5).
Non possiamo dimenticare che la domenica che per noi, sotto il profilo civile, è come il settimo giorno dell’Antico Testamento.
È quel “giorno che Dio ha benedetto e consacrato” (Gn 2,3).
È il giorno in cui il Signore ci colma di benedizioni, e cioè di doni, di grazie, di consolazioni, di illuminazioni interiori.
Ci colma di benedizioni facendoci attingere a piene mani a quella sorgente di ogni benedizione qual è l’eucaristia.
Per noi cristiani la domenica è giorno di gioia perché il memoriale della risurrezione del Signore ed è pregustazione della gioia di quel giorno senza tramonto nel quale ci auguriamo di essere introdotti al termine della vita presente.
Tua nonna è stata introdotta nel giorno senza tramonto proprio di domenica, nella festa di Cristo Re!
Proprio perché la domenica è tutto questo, e altro ancora, Giovanni Paolo II nella lettera Dies Domini ricorda che nella liturgia maronita si leggono queste parole: “Sia benedetto Colui che ha elevato il grande giorno della domenica sopra tutti i giorni. Il cielo e la terra, gli angeli e gli uomini si abbandonano alla gioia” (cfr. DD 55).
Non soltanto gli uomini, ma perfino gli angeli nel giorno di testa si abbandonano alla gioia!
2. Adesso mi soffermo sulla tua vocazione e in particolare sulla tua vocazione a diventare sacerdote nell’ordine di San Domenico.
Vai verso i 18 anni. Ma questa tua volontà è radicata da tempo al punto che nessuno riesce a smuoverti neanche quando ti consiglia di diventare sacerdote diocesano.
Mi piace fare un accostamento tra la tua vocazione e quella del padre Marie-Joseph Lagrange, fondatore della famosa École biblique (scuola biblica) di Gerusalemme, dei domenicani francesi.
Nel giorno della prima Comunione, fatta a 11 anni, sentì la chiamata al sacerdozio. Lui stesso preciserà che era una chiamata ancora in generale, senza specificazione tra sacerdote diocesano o appartenente a qualche ordine religioso,
Soltanto il 25 marzo del 1870, aveva 15 anni, mentre visitava il museo Louvre di Parigi e contemplava l’incoronazione della Vergine del beato Angelico, rimase colpito dalla purezza e dalla luminosità che si irradiava dalla figura di San Domenico. In quel momento sentì la chiamata a diventare sacerdote domenicano.
Questa chiamata fu così potente che in cuore suo si impegnò addirittura con voto a diventare domenicano.
Finite le superiori andò all’università per studiare legge. Suo padre, che era avvocato, gli disse che a quei tempi avrebbe potuto servire la Chiesa (particolarmente tormentata da tante turbolenze iniziate con la rivoluzione francese) più facendo l’avvocato che il sacerdote.
Finita l’università il suo obiettivo era quello di sempre: il sacerdozio. E ancora una volta, per accondiscendere a suo padre, entrò nel seminario diocesano, dal quale uscì l’anno seguente per entrare nel noviziato dell’ordine di San Domenico.
Da novizio ricorderà quando il 21 novembre dell’anno precedente in seminario aveva indossato la talare. Scrisse nel suo Diario spirituale: “I ricordi dello scorso anno si affollano nella mia mente. Al risveglio, ho indossato per la prima volta l’abito ecclesiastico: Ho scongiurato la Santa vergine di non permettermi di lasciarlo mai, se non per prendere l’abito di San Domenico”.
Il 10 dicembre scrive ancora nel suo Diario spirituale: “La santità consiste nell’imitazione di nostro re. Ma nessuno può riprodurre esattamente tutte le perfezioni di questo divino esempio. Stamattina, Egli mi ha fatto comprendere che devo applicarmi soprattutto a tracciare in me i tratti del nostro padre San Domenico.
Come Maria è per tutti i cristiani l’oceano di grazia, l’unico serbatoio che ce le distribuisce, così San Domenico è il fiume che ce le porta.
Ora, in particolare, egli ebbe lo spirito di preghiera, di penitenza, di devozione verso la Santa Vergine mediante il rosario, lo zelo per le anime: la contemplazione nella vita attiva. Ho anche creduto di comprendere come la vita attiva comporti, forse, meno pericolo d’orgoglio rispetto a quella eremitica.
Chiedere assiduamente lo spirito di San Domenico.
Spirito interiore.
Niente è trascurato qui nella formazione esteriore, nell’opera visibile della santificazione. Che l’interiore vi corrisponda, è la santità. Occorre dunque avere gran cura di verificare gli atti esteriori mediante i sentimenti dell’anima. La devozione è tutta qui”.
Il 7 marzo successivo, giorno del suo compleanno e festa di San Tommaso, scrive: “Avere sempre gli occhi fissi su San Domenico, almeno un momento ogni giorno: cercare di guadagnare il suo aiuto, di agire secondo il suo spirito, pregarlo per i fratelli, farlo loro amare.
San Tommaso d’Aquino, donatemi l’umiltà e la purezza di cuore.
Durante la giornata, grande gioia interiore, grande soddisfazione e riconoscenza per il dono della vocazione: sentimento molto affettuoso per nostro padre e San Domenico. Deo gratias”.
Sempre in quel giorno del suo compleanno (ne compiva 25) domanda: “O Gesù, accrescete il mio amore.
Maria, madre mia, sono presso di voi, vi sono addictus (a voi dedicato, a vostro servizio).
Tutti i miei confratelli vi amino quanto vi amava il nostro beato padre San Domenico”.
Mi fermo qui. Sono convinto che ti rispecchi bene nell’animo di questo santo novizio domenicano di cui è in corso il processo di beatificazione.
3. L’ultima riflessione è su Gesù di cui senti che ti riempie l’anima e di cui dici che la sua presenza nel cuore è la rivoluzione più grande che si possa immaginare.
Facendo tue alcune espressioni di quel santo prete russo padre Ivan dici che Gesù è il tuo cibo, la tua bevanda, il tuo vestito.
Mi piace ricordare quanto si legge di San Francesco d’Assisi a tale proprosito: “Ogni momento affiorava sulle sue labbra il ricordo di Cristo; per cui i frati che vissero con lui sapevano bene con quanta soavità e dolcezza gli parlava, con quale tenero amore discorreva con lui… Era davvero molto occupato con Gesù.
Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le membra. (…). Quante volte, sentendo o pronunciando il nome di Gesù, dimenticava il cibo temporale, (…), guardando, non vedeva, e ascoltando, non udiva” (Fonti francescane, 522).
Desidero concludere con quanto il seminarista Angelo Roncalli, che un giorno diventerà Papa Giovanni XXIII, scrisse nel suo Giornale dell’anima: “Ogni volta che sento parlare del Sacro Cuore di Gesù o del Santo Sacramento provo un’impressione di ineffabile contento, sento come un’onda di care memorie, di dolci affetti e di liete speranze comunicarsi a tutta la mia povera persona, farmi trasalire e riempirmi l’anima di soave tenerezza. Sono amorosi richiami di Gesù che mi vuole tutto la dov’è la fonte di ogni bene, al suo Sacro Cuore, misteriosamente palpitante dietro i veli eucaristici” (cfr. Esercizi spirituali in preparazione al diaconato, 9-18 dicembre 1903). Angelo Roncalli aveva allora 22 anni.
Continua dunque sempre così, sulla strada per la quale il Signore ti chiama.
Con il cuore infiammato di amore per Gesù potrai infiammare, senza che te ne accorga, il cuore di tanti.
Con questo augurio ti seguo con la preghiera per la tua perseveranza nella vocazione al sacerdozio nell’ordine di San Domenico.
Ti ringrazio della preghiera fatta con F. per me
Ti benedico.
Padre Angelo