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Quesito
Carissimo Padre Angelo,
Mi permetta una domanda sulla moralità sessuale che insegna la Chiesa Cattolica.
Per anni ho praticato il coito interrotto senza sapere che ciò è peccato mortale. Sapevo bene che era importante non essere esplicitamente chiusi alla vita e quindi con mia moglie non abbiamo mai usato contraccettivi. Però pensando (sbagliato) che vi era comunque sempre una potenzialità di concepire anche con il coito interrotto non pensavo onestamente essere nel peccato (e grave inoltre).
Mi sono confessato (2 volte) e mia moglie anche e ora intendo usare della sessualità come invita e insegna la Chiesa per poterne fare l’uso giusto.
Avrei però 2 domande un pò noiose (mi scusi) per avere la coscienza in pace. Riguardano particolari manifestazioni affettive nel matrimonio. (…).
Ho letto molto delle sue risposte e la ringrazio della sua pazienza e amore per tutti e in particolare perché fa capire il messaggio spirituale racchiuso nelle indicazioni della Chiesa.
Le chiedo la sua preghiera per me e mia moglie e anch’io la terrò nella mia preghiera giornaliera per quanto povera ma spero sincera.
La ringrazio molto
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. ai tuoi interrogativi rispondo dicendo che in tutto hai colto la mens della Chiesa che è quello di custodire l’intimità coniugale in un contesto di purezza, di amore e di santificazione vicendevole.
Siamo agli antipodi dalla libidine con cui taluni guardano a questo atto e che la conseguenza di chiudere una persona nel proprio egoismo oltre che a Dio.
2. È vero che nel coito interrotto – sebbene di rado – c’è ugualmente la possibilità della procreazione.
Ma ciò che lo rende peccaminoso è la volontà di alterare il disegno di Dio sull’amore umano e sulla sessualità.
3. Inoltre nel coito interrotto l’atto cessa di essere un atto di autentico dono perché si esclude volontariamente di donarsi in totalità.
Mentre – per converso – il gesto dell’intimità coniugale indica proprio questo.
Nel coito interrotto ci si rifiuta esplicitamente di mettersi in gioco.
E cessando di essere un atto di autentico amore, oltre che a chiudere nell’egoismo e nella sensualità, fa camminare in una strada diametralmente opposta a quella che avvicina a Dio.
4. Su alcune manifestazioni affettive all’interno del matrimonio, più che dare la risposta con un sì o con un no, va ricordato il valore importantissimo della castità, intesa come virtù che sa custodire e alimentare la purezza dell’amore anche nel matrimonio.
Non c’è niente come la purezza dell’amore che favorisca la santificazione della nostra vita, ossia la nostra trasformazione in Cristo.
4. Il Concilio parla di questa virtù anche per gli sposati.
Ecco che cosa dice: “Quando si tratta di comporre l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana, e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale” (GS 51).
5. Paolo VI nell’Humanae Vitae scrive: “Il dominio dell’istinto, mediante la ragione e la libera volontà, impone indubbiamente un’ascesi… Ma questa disciplina, propria della purezza degli sposi, ben lungi dal nuocere all’amore coniugale, gli conferisce invece un più alto valore umano. Esige un continuo sforzo, ma grazie al suo benefico influsso i coniugi sviluppano integralmente la loro personalità, arricchendosi di valori spirituali: essa apporta alla vita familiare frutti di serenità e agevola la soluzione di altri problemi; favorisce l’attenzione verso l’altro coniuge, aiuta gli sposi a bandire l’egoismo, nemico del vero amore, ed approfondisce il loro senso di responsabilità. I genitori acquistano con essa la capacità di un influsso più profondo ed efficace per l’educazione dei figli; la fanciullezza e la gioventù crescono nella giusta stima dei valori umani e nello sviluppo sereno ed armonico delle loro facoltà spirituali e sensibili” (HV 21).
6. Giovanni Paolo II osserva che la castità arricchisce l’amore, facendolo diventare più grande: “Se la castità coniugale (e la castità in genere) si manifesta dapprima come capacità di resistere alla concupiscenza della carne, in seguito essa gradualmente si rivela quale singolare capacità di percepire, amare e attuare quei significati del ‘linguaggio del corpo’, che rimangono del tutto sconosciuti alla concupiscenza stessa e che progressivamente arricchiscono il dialogo sponsale dei coniugi, purificandolo, approfondendolo ed insieme semplificandolo.
Perciò quell’ascesi della continenza, di cui parla l’enciclica (HV 21), non comporta l’impoverimento delle ‘manifestazioni affettive, anzi le rende più intense spiritualmente, e quindi ne comporta l’arricchimento”(24.10.1984).
Ti ringrazio della preghiera che tu e tua moglie fate per me.
Volentieri vi ricordo al Signore perché il vostro amore seguendo le vie della santità si incrementi sempre più e diventi sempre più degno del Signore al quale aspirate.
Vi benedico.
Padre Angelo