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Quesito

Salve padre Angelo.
Sono …, il ragazzo di …, molto problematico, che qualche anno fa si era presentato da lei.
Volevo ringraziarla dell’accoglienza che mi ha dimostrato e dell’avermi consigliato don … come confessore (adesso l’hanno trasferito un po’ più lontano e quindi vado a confessarmi da un altro sacerdote, e se non ricordo male anche questo consigliato proprio da lei).
La vita e gli studi procedono, con alti e bassi, ma ringraziando Dio (e anche lei padre) non mi posso lamentare.
Le scrivo perché ho un dubbio abbastanza grave, riguardante l’Amoris Laetitia. In precedenza non mi ero interessato della questione (pensando fosse il solito tentativo della stampa di creare un caso).
Devo però ammettere che, in quest’ultimo periodo, mi sono trovato in disaccordo con il Santo Padre (o con persone da lui nominate) in merito a questioni "politiche" e comunicative, ma fin qui niente di problematico (o sono io, come al solito, un po’ superbo e poco attento o semplicemente nel torto, oppure può essere che in queste situazioni possa sbagliare anche un Papa, come nella storia è già successo e probabilmente succederà ancora).
I problemi (e anche un po’ di angoscia e paura) mi sono sorti perché ultimamente ho visto alcune porzioni della Amoris Laetitia, e devo dire che le cose dette dalla stampa non erano tutte completamente false. So che lei ha scritto molte risposte su questo tema e le ho lette tutte…però, mi perdoni, nonostante questo non riesco ancora a capire quella nota 329… In queste situazioni, molti, conoscendo e accettando la possibilità di convivere “come fratello e sorella” che la Chiesa offre loro, rilevano che, se mancano alcune espressioni di intimità, «non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli»
…non riesco a non vederci scritto che in alcuni casi è bene che si compiano espressioni di intimità… (si riferisce a coppie di divorziati che convivono per il bene dei figli avuti dalla nuova relazione)
Da un lato si potrebbe intendere come una semplice affermazione di queste coppie, una difficoltà soggettiva che viene riferita e da tenere in considerazione da parte del pastore… però se fosse così non capisco perché dare all’affermazione "non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli" una valenza più grande, prelevando queste parole da una enciclica – dove avevano tutto un altro contesto – dando l’idea che questa non sia una difficoltà soggettiva (seppur presente in moltissime di queste coppie), ma un oggettivo pericolo riconosciuto dalla Chiesa (però il contesto dell’enciclica da cui proviene era tutt’altro…e mi perdoni se lo dico ma mi sembra un po’ un inganno).
Se oggettivamente c’è questo pericolo, che deriva dalla mancanza di intimità (e anche se non si parla di intimità coniugale penso si intenda quella propria degli sposi, sia secondo logica e sia perché si fa riferimento alla Gaudium e Spes dove si parla di intimità coniugale), allora sembra che, come in alcune situazioni è necessario convivere fuori dal matrimonio, in alcune di queste situazioni è necessario anche manifestarsi l’amore proprio degli sposi. E se anche si sottintenda che queste manifestazioni di intimità non siano mai lecite, sembra che rispettare la legge di Dio comprometta il bene dei propri figli…
Capisco e conosco tutte le situazioni di difficoltà che ci possono essere. Capisco benissimo che ci sono situazioni dove per il bene dei figli è necessaria la convivenza. Capisco bene che vivere da fratello e sorella è difficilissimo, quasi impossibile, e che è molto probabile che queste persone, nonostante il proposito, possano ricadere nel peccato. Capisco che ovviamente, dati i buoni propositi, non deve essere a loro negata la possibilità di accostarsi al confessionale e di ricevere l’Eucaristia. E capisco che la responsabilità soggettiva è da valutare, come in ogni peccato, caso per caso. Questo però la Chiesa lo aveva già detto.
Però padre non riesco proprio a capire come il Papa possa dire che in alcuni casi queste espressioni di intimità siano necessarie per il bene dei figli… o sono lecite, e quindi in questo caso le manifestazioni affettive proprie degli sposi sono esercitabili anche fuori dal matrimonio, o non lo sono ed in questo caso è un male per i figli che i loro genitori seguano la legge di Dio… va bene che Dio sa trarre il bene anche dal male, ma che dal bene ne derivi "non di rado" il male mi è difficile da credere…
In un suo testo (29/4/2016) ha parlato di una interpretazione in "meliorem partem" e in "pejorem partem". Lei, basandosi – fra gli altri testi – su un’enciclica di Giovanni Paolo II (Veritatis Splendor) dice che bisogna dare un’interpretazione in meliorem partem, che tiene vivo quanto detto nel magistero precedente; purtroppo, per quanto mi sforzi ad interpretare in questo senso, non riesco a non vedere, nella nota 329, un messaggio diverso da quello facente parte di molti altri testi ed encicliche. Non riesco a non vederci una di quelle due possibilità dette in precedenza (eccezione alla Legge di Dio, o male per i figli a seguito del rispetto di essa); interpretare quelle parole in un altro modo mi è contro logica (dovrei fare finta semplicemente che non esistano).
La mia paura mi viene da questo padre: come posso andare contro la mia logica (che ovviamente si può sbagliare, ma mi sembrerebbe di aderire ad un dogma di Fede, cosa di cui non si parla) e come posso pensare di ignorare quanto è scritto in Amoris Laetitia? Su che base potrei dire che Amoris Laetitia vale meno delle altre encicliche e di altri testi (ad esempio Veritatis Splendor, per quanto riguarda l’interpretazione in meliorem partem, o la validità persistente dei precetti negativi) con cui è secondo me, per quanto le ho detto, almeno nella nota 329 in contrapposizione?
Se esiste un criterio temporale di "validità" delle encicliche (o comunque delle esortazioni papali) dovrei concludere che quella di Papa Francesco è "più importante" perché più recente; se esiste un criterio quantitativo dovrei dire che Amoris Laetitia rappresenta un unicum nel magistero della Chiesa (di cui però ne fa parte?)e che quindi sia da non considerare…
La soluzione che mi sono dato, in modo semplicistico e presuntuoso, è (mi perdoni padre) che il Santo Padre ha sbagliato, o perlomeno si sia espresso molto male… Da quello che ho capito l’esortazione apostolica può essere soggetta a errore e, quello che vi è scritto potrebbe essere sbagliato.
E’ una brutta cosa quella che le ho scritto padre…però mi sembra la soluzione migliore… mi è difficile pensare che in quella situazione possa essere opportuno avere rapporti coniugali fra due che coniugi non sono… mi è proprio impossibile pensare che seguire la legge di Dio sia un male per i propri figli…
Il problema padre è che, se io soggettivamente faccio riferimento alla Veritatis Splendor, un’altra persona potrebbe lecitamente attenersi alla Amoris Laetitia e pensarla in un modo diverso…e io seguirei sentenze di molti anni fa e non quelle del Papa attuale…
Io non sono nessuno per decidere chi "ha ragione", e lei sicuramente mi dirà che l’Amoris Laetitia non contraddice alla Veritatis Splendor…però questo mi perdoni non riesco proprio a capirlo… Non riesco a capirlo per quanto c’è scritto, non riesco a capirlo per la volontà di inserire quella nota 329, che parla sì della possibilità di vivere come "fratello e sorella", ma subito dopo sembra che la ridicolizzi mettendo quella frase della Gaudium e Spes, che assolutamente niente c’entrava con la questione…
Nella vita non sono un "rigorista" come dice il Papa, io sono il primo ad aver ricevuto Misericordia, mai ho trovato chiusura nel confessionale e mai ho visto sacerdoti con questo atteggiamento. Nel mio piccolo cerco sempre di avere un atteggiamento di buon senso e accompagnamento, evitando assolutamente di parlare e di giudicare Tizio o Caio e quello che fanno, in qualsiasi argomento, ambito e in qualsiasi situazione…
Però se mi si chiede se una cosa è giusta o sbagliata io rispondo sì, no, non lo so o dipende… se mi si fosse chiesto se un divorziato risposato poteva compiere atti coniugali io avrei detto no (pur capendo tutte le situazioni ecc…), adesso direi che non lo so…perché se dovessi fare riferimento all’Amoris Laetitia mi sentirei di dire dipende…
Avevo da poco scritto che non giudico nessuno …ed è quasi sempre così padre, ci mancherebbe che proprio io lo faccia…
L’ho fatto adesso col Papa … e non immagina con quanto disagio nel cuore… un po’ per bisogno di sfogarmi e un po’ per capire quale delle tre "soluzioni" sia giusta (deroga alla legge negativa, male per i figli che i genitori seguano la legge, o nota 329 non proprio infallibile)… sinceramente spero nessuna delle tre, ma la ragione purtroppo non mi lascia scappare da una di queste cose.
Scusi per la pappardella… di sicuro dimostro che non ho capito molto dello spirito dell’Amoris Laetitia, che era quello di non fossilizzarsi su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato…però quelle parole sono state scritte e mi lasciano questi brutti dubbi…
Se ha tempo mi risponda padre, senza impegno perché capisco che riceve tante lettere e probabilmente c’è chi ha bisogno di maggiore aiuto.
In ogni caso prego per lei e per il nostro Papa Francesco.
Grazie di tutto quello che ha fatto per me
G.


Risposta del sacerdote

Caro G.,
ti ricordo bene e ricordo anche di averti indicato quei due sacerdoti che successivamente hai contattato per averli come confessori.
Sono ambedue molto bravi.
Venendo al tuo quesito ti dico quanto segue.

1. Circa le mancanze di intimità: pur essendo vero che viene fatto riferimento alla Gaudium et Spes quelle intimità non vengono dette coniugali.
E tali evidentemente non potrebbero essere.
Tuttavia non si parla esplicitamente di rapporti sessuali, i quali compiuti fuori del matrimonio sono contrari alla Legge di Dio.
La parola intimità indica tante cose, anche semplicemente familiarità.

2. Inoltre il testo dice: “In queste situazioni, molti, conoscendo e accettando la possibilità di convivere “come fratello e sorella” che la Chiesa offre loro, rilevano che, se mancano alcune espressioni di intimità…”.
Ebbene “molti rilevano” non è insegnamento, è una constatazione.
Il Papa non invita ad avere rapporti sessuali. Anzi dice che “molti conoscono e accettano la possibilità di convivere come fratello e sorella”. Se la accettano vuol dire che la praticano e riconoscono che questa è la norma.
E vuole anche dire che se talvolta vanno fuori della norma, umilmente si confessano e poi fanno la Santa Comunione “escluso lo scandalo” e cioè dove non sono conosciuti come divorziati e risposati o conviventi.

3. Circa l’autorevolezza dei documenti: l’Humanae vitae è un’enciclica. L’Amoris laetitia è un’esortazione apostolica.
Come peso magisteriale l’enciclica ne ha di più di un’esortazione apostolica.
L’enciclica è l’insegnamento compiuto e dottrinale della Chiesa su un determinato argomento.
L’esortazione apostolica è certamente magistero, ma più ordinato alla prassi.
Lo stesso discorso vale anche per Veritatis splendor, che è un’enciclica di carattere dottrinale.
Pertanto Amoris laetitia va letta all’interno del magistero di sempre.
Ne può essere uno sviluppo, ma non un superamento.
Questo l’ha ribadito anche il papa quando ha scritto che “va espressa con chiarezza la dottrina” (Amoris laetitia 79).

4. Sono d’accordissimo con te quando dici: “mi è proprio impossibile pensare che seguire la legge di Dio sia un male per i propri figli…”.
Va ricordato che quanto è scritto nella nota 329 viene detto in riferimento al cosiddetto conflitto di valori.
Ora a proposito del conflitto di valori va chiarito che quando si tratta di legge di Dio non si può parlare di tale conflitto, pena affermare in maniera blasfema che la legge di Dio sia insipiente.
Nel nostro caso, sì, c’è il conflitto di valori. Ma questo conflitto di valori se l’è cercato una persona con il proprio comportamento. È pertanto un conflitto di carattere soggettivo.
Ebbene, allora quando ci si trova a scegliere tra male minore e male peggiore che cosa di deve fare?
Ci si deve conformare alla legge di Dio.
Perché anche se si sceglie il male minore, quel male non cessa di essere male e pertanto offensivo di Dio, oltre che causare qualche male alla persona che lo compie.

5. Qualcuno ha detto che qui scegliendo il male minore uno fa il massimo che può. Ma se quel massimo è un male, resta male.
Pertanto se due persone divorziate risposate si trovano ad avere relazioni sessuali, devono riconoscere umilmente che non sono marito e moglie.
Sì, lo faranno per tenere in piedi la famiglia e la fedeltà, ma quel male non divenuta un bene.
E pertanto il minimo che si possa fare è di astenersi dal fare la Santa Comunione.
I pastori che hanno il compito di accompagnare, di discernere e di integrare la fragilità dovranno ricordare con mitezza che anche il male minore che hanno compiuto non cessa di offendere Dio e di essere peccato grave. E che la strada giusta è quella della conversione incessante di se stessi al Signore.

6. Chiedi infine quale delle tre "soluzioni" da te proposte (deroga alla legge negativa, male per i figli che i genitori seguano la legge, o nota 329 non proprio infallibile) sia giusta.
La risposta è chiara: nessuna delle tre.
Non vale la prima perché non vi può mai essere deroga da una legge morale negativa: “I precetti negativi della legge naturale sono universalmente validi: essi obbligano tutti e ciascuno, sempre e in ogni circostanza. Si tratta infatti di proibizioni che vietano una determinata azione semper et pro semper, senza eccezioni, perché la scelta di un tale comportamento non è in nessun caso compatibile con la bontà della volontà della persona che agisce, con la sua vocazione alla vita con Dio e alla comunione col prossimo. È proibito ad ognuno e sempre di infrangere precetti che vincolano, tutti e a qualunque costo, a non offendere in alcuno e, prima di tutto, in se stessi la dignità personale e comune a tutti” (VS 52).
“La fermezza della Chiesa, nel difendere le norme morali universali e immutabili, non ha nulla di mortificante… Di fronte alle norme morali che proibiscono il male intrinseco non ci sono privilegi né eccezioni per nessuno. Essere il padrone del mondo o l’ultimo “miserabile” sulla faccia della terra non fa alcuna differenza: davanti alle esigenze morali siamo tutti assolutamente uguali” (VS 97).

7. Non vale la seconda perché non può mai essere un male l’osservanza della legge di Dio, tanto più che queste leggi non sono puramente disciplinari ma sono scritte nel cuore dell’uomo.
Derogare da queste leggi significa non solo derogare da Dio, ma anche da se stessi e dalle autentiche relazioni con il prossimo.
Dice ancora Giovanni Paolo II in Veritatis splendor: “La considerazione di queste conseguenze – nonché delle intenzioni – non è sufficiente a valutare la qualità morale di una scelta concreta.
La ponderazione dei beni e dei mali, prevedibili in conseguenza di un’azione, non è un metodo adeguato per determinare se la scelta di quel comportamento concreto è “secondo la sua specie”, o “in se stessa”, moralmente buona o cattiva, lecita o illecita.
Le conseguenze prevedibili appartengono a quelle circostanze dell’atto, che, se possono modificare la gravità di un atto cattivo, non possono però cambiarne la specie morale (VS 77). Il che equivale a dire che se si tratta di un peccato grave, quest’azione per quanto scusabile e comprensibile non può diventare un’azione buona e virtuosa.
E per accedere alla santa Comunione i pastori hanno il dovere di accompagnare, discernere e integrare le fragilità dei fedeli e cioè di istruirli secondo il Vangelo e di convertirli a Gesù e al suo insegnamento.

8. Non vale la terza perché quanto è scritto in quella nota (molti… rilevano) è una constatazione e non un’affermazione dottrinale.
Il papa riporta il pensiero di molti, ma non dice che sia il suo pensiero né dice che sia vero.
L’affermazione va presa per quello che è.
Perciò quello che speravi (non vale nessuna delle tre soluzioni) è vero.

9. Concludi dicendo “di sicuro dimostro che non ho capito molto dello spirito dell’Amoris Laetitia, che era quello di non fossilizzarsi su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato”.
Di certo dobbiamo domandare insistentemente al Signore di donarci la grazia di entrare sempre di più nello spirito di Amoris laetitia, di donarci una carità e una misericordia sempre più grandi per farci prossimo a tutti con il Cuore di Gesù Cristo e secondo il cuore di Cristo.
Ciò non significa coprire l’errore o il peccato, come se non fossero più tali.
Quale medico in virtù della misericordia e della bontà verso un malato si sognerebbe di dire dirgli: non faccia caso al suo male, vada avanti così perché va bene?
Amoris laetitia non ribalta quanto ha detto Giovanni Paolo II: “Basandosi su questi due principi complementari (verità e misericordia), la chiesa non può che invitare i suoi figli, i quali si trovano in quelle situazioni dolorose, ad avvicinarsi alla misericordia divina per altre vie, non però per quella dei sacramenti della penitenza e dell’eucaristia, finché non abbiano raggiunto le disposizioni richieste” (Reconciliatio et Paenitentia, 34).

10. Papa Francesco in un’intervista al giornale cileno El Mercurio del 19 marzo 2017 ha detto di non aver convocato il Sinodo per autorizzare la Comunione ai divorziati risposati.
Il gesuita Domenico Marafioti ha osservato che "il papa nella Amoris laetitia ha scritto oltre 56 mila 600 parole, ma non ha scritto queste cinque semplici parole: ‘‘È possibile dare la comunione ai divorziati risposati’.
Commenta il medesimo gesuita, che è preside della facoltà teologica dell’Italia meridionale: “Se lui non le ha scritte, ritengo che nessuno le debba inserire, e nessuno deve fare ciò che lui non ha detto”.

11. E valgono ancora le altre parole di Giovanni Paolo II: “Per tutti coloro che non si trovano attualmente nelle condizioni oggettive richieste dal sacramento della penitenza, le dimostrazioni di materna bontà da parte della Chiesa, il sostegno di atti di pietà diversi da quelli sacramentali, lo sforzo sincero di mantenersi in contatto col Signore, la partecipazione alla S. Messa, la ripetizione frequente di atti di fede, di speranza, di carità, di dolore il più possibile perfetti, potranno preparare il cammino per una piena riconciliazione nell’ora che solo la Provvidenza conosce” (RP 34).

Mi compiaccio per la delicatezza con cui hai voluto porre il problema.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo