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Quesito

Caro padre Angelo,
mi chiamo Andrea e vivo a Londra. La seguo assiduamente da diversi anni e aggiungo i miei complimenti a quelli dei numerosi visitatori del sito che hanno tratto, e continuano a trarre, grande beneficio dalle sue risposte. Devo ammettere che ho imparato un sacco di cose dalle sue risposte, le ho usate quando alcuni amici mi hanno interpellato su tematiche di fede, e spesso provo io stesso ad anticipare la risposta, prima ancora di leggere la sua. Naturalmente, la mia è una passione nata dalla gioia della fede e dalla bellezza della logica che vi trovo. Pur non avendo fatto studi teologici sistematici, sono contento così! Chissà, un giorno magari!
Ora veniamo alla mia domanda. Ho appena letto la sua risposta

https://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=4841

sull’ormai vexata quaestio di Amoris laetitia e della Comunione ai divorziati risposati che non vivono in continenza. Mi addolora leggere orientamenti pastorali come quelli delle conferenze episcopali tedesche, maltesi, o di Buenos Aires. Non parliamo del volumetto del cardinale Coccopalmerio! In questo caso, quello che da sempre San Giovanni Paolo II aveva ribadito, e lei naturalmente sul sito, non più viene considerato: vivere castamente e non dare scandalo se si vuole ricevere i Sacramenti.
E’ fuor di dubbio che qui ci sia una confusione dilagante! Qui non si tratta di cambiare il digiuno eucaristico da 60 a 45 minuti, oppure a 120 minuti. In quest’ultimo caso, puramente disciplinare, sta alla sapienza della Chiesa interrogarsi su cosa sia più opportuno. Sulla Comunione invece, come diceva il saggio (e inascoltato) cardinale Caffarra, si tocca la dottrina! Se il suo vescovo fosse il cardinale tedesco Marx, o uno dei due vescovi maltesi, oppure il cardinale Kasper, lei che farebbe? Mi immagino la sua risposta: "Insegnerei la legge di Dio e non disobbedirei ad essa, anche se il mio superiore scrivesse diversamente". Dico bene? La cosa che mi addolora è che da Roma non arrivi nessuna parola per bloccare questa emorragia. Un paio di decenni fa, con Giovanni Paolo II regnante e il cardinale Ratzinger prefetto, ai vescovi tedeschi erano state bacchettate le nocche, per aperture indebite (e impossibili) sulla materia. Come mai ora il Papa tace, se non quasi approva (pensiamo alla lettera privata ai vescovi argentini)? Questo è un dato di fatto. E qui non voglio entrare nel merito di discussioni da bar "Il Papa mi piace o non mi piace". Io mi sento tradito da alcuni pastori che dovrebbero insegnarci la sana dottrina, soprattutto perché è così chiara, bella e logicamente affascinante, eppure mi sembrano cinghiali pronti a devastare la vigna, per usare una metafora biblica. Lei che ne dice?
Le chiedo una preghiera perché io possa trovare presto una dolce sposa che sia una meraviglia nello spirito e nel corpo, così da poter vivere insieme quella "teologia del corpo" di San Giovanni Paolo II che tanto amo.
Grazie per la paziente lettura. Il Signora la benedica!
Andrea


Risposta del sacerdote

Caro Andrea,
1. fra vent’anni o anche prima, quando si commenterà Amoris laetitia, non si dirà che va interpretata secondo la mente di quel tal vescovo o cardinale.
La si prenderà prout littera sonat, e cioè nelle sue stesse parole e la si leggerà all’interno della logica di tutti gli altri documenti della Chiesa: quella secondo cui va letta eodem sensu eademque sententia e cioè secondo il medesimo senso e secondo l’affermazione di sempre (eademque sententia).

2. Sarà letta come viene letta oggi l’enciclica Humanae vitae di Paolo VI pubblicata nel 1968 e cioè senza il commento di quell’episcopato o di quell’altro episcopato.
Tanto più che nel frattempo Giovanni Paolo II l’ha spiegata e approfondita ulteriormente.

3. Così avverrà anche per Amoris laetitia, all’interno della quale da un capo all’altro si ribadisce che la dottrina non muta e nello stesso tempo si mostra lo zelo della Chiesa desiderosa di farsi prossima nei confronti di tutti e di portarli per quanto è possibile a nutrirsi dei sacramenti della Chiesa.
Fra vent’anni o anche meno si evidenzieranno ulteriormente i limiti di certe interpretazioni, soprattutto se i principi ai quali alcuni si appellano non resistono alle ondate di contestazione provenienti da chi desidera usare la ragione e si accorge delle e derive cui portano certe interpretazioni.
Già adesso si vede in maniera sempre più chiara come alcuni non sappiano argomentare nei confronti delle contestazioni delle interpretazioni erronee.
L’unica cosa che fanno è quella di insultare o denigrare le persone che obiettano alla loro interpretazione. Ma non portano una sola argomentazione per demolire il pensiero dei loro interlocutori.
Non la portano perché non ce l’hanno.

4. Mentre sarebbe utile per tutti se lasciando perdere gli insulti portassero motivazioni plausibili, coerenti con la Sacra Scrittura, con il Magistero e con la logica.

5. Dovrebbe far pensare il fatto che nessun teologo o pensatore di grosso calibro sponsorizza tali interpretazioni, che mostrano il fianco ad essere contraddette da ogni parte.

6. Il tuo dispiacere più grosso è il silenzio che viene da Roma che lascia dilagare la confusione.
Anche ai tempi di Paolo VI Roma non rispondeva. E quest’atteggiamento è stato provvidenziale perché ciò che è spurio cade da solo.
Se Roma fosse intervenuta, si sarebbe accesa una contestazione ancora più grande, promossa in vario modo dalle industrie di contraccettivi. E si sarebbe accusato il Magistero di reprimere il confronto.
Oggi succede la stessa cosa.
Provvidenzialmente?
C’è un disegno del Signore nel permettere anche questo.
Fra qualche anno lo comprenderemo meglio.
Intanto il Papa qualche giorno fa ha detto ai vescovi del Cile in visita ad limina che non ha convocato il Sinodo per autorizzare la Comunione ai divorziati risposati.
Lo riferisce il giornale cileno El Mercurio del 19 marzo 2017.
Ecco che cosa si legge (la traduzione è mia): “Comunione ai divorziati? Con la stessa decisione il Pontefice ha negato che il suo obiettivo nel convocare il doppio sinodo sulla famiglia fosse quello di autorizzare la comunione ai divorziati risposati”.
Disse loro che nonc’è morale della situazione.
Avrebbe detto che costa molto vedere il grigio e qui fece riferimento ad un caso personale, di un suo familiare. Disse: “Ho una nipote sposata con un divorziato, buono, cattolico, e alla messa domenicale quando si confessa dice al sacerdote “se non può assolvermi, mi dia la sua benedizione”.
Ha detto anche che ci sono voci che cantano fuori dal coro. L’espressione è proprio di Papa Francesco e si riferisce alle discrepanze dottrinali che manifestano apertamente alcuni sacerdoti cileni e che – ha affermato – preoccupano Roma”.

7. Intanto non dimentichiamo che il Papa è il successore di san Pietro. E che quando Pietro passava quelli che venivano coperti dalla sua ombra guarivano.
Il fatto che Papa Francesco sia applaudito in particolare da quelli che sono fuori della Chiesa è certamente proficuo. Quando ne parlano bene è come se l’ombra di Pietro in quel momento venisse a coprirli e a portare loro qualcosa di benefico in ordine alla loro salvezza eterna, anche se non se ne accorgono.

8. Ecco che cosa si legge negli Atti degli Apostoli: “Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti” (At 5,14-16).
Secondo me anche questo rientra nella misericordia che Dio volge al mondo in questo nostro tempo.

9. Mi auguro che tu possa studiare teologia. Sarebbe una grazia inestimabile per te e per la Chiesa. Mi pare che ne abbia le carte in regola.
Nello stesso tempo assicuro la mia preghiera per la bella intenzione che hai espresso.
Ti auguro ogni bene e ti benedico.
Padre Angelo