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Quesito

Rev.do padre Angelo,
sono un sacerdote diocesano e, vista la chiarezza con cui lei risponde, volevo anch’io sottoporle una questione che non mi lascia tranquillo in coscienza. Da qualche anno conosco una giovane donna che, superato un periodo della sua vita carico di errori soprattutto in campo affettivo, ha ritrovato la Fede e la vive serenamente partecipando alla Santa Messa (anche quotidiana), pregando e confessandosi con regolarità (spesso da me).  La sua attuale situazione, però, non è regolare: ha trovato un bravo uomo, con cui convive, che partecipa sempre con lei alla Messa festiva, anche se lui dice di non avere ancora il dono pieno della Fede e, anche per questo, non riceve l’Eucaristia. Pian piano, a detta di lei, quest’uomo si sta predisponendo al matrimonio cristiano, disponibile a partecipare ad un cammino di preparazione. Credo che questa loro situazione non sia nota alla nostra comunità. Anche per questo motivo, alla luce dell’intenzione più volte dichiarata del matrimonio, non le ho finora negato l’Assoluzione sacramentale (oltretutto, confessandosi durante la Messa, non volevo creare sospetti e chiacchiere da parte dei miei parrocchiani). Però il tempo passa, e sono molto preoccupato per il procrastinarsi di questo matrimonio promesso e non ancora compiuto. Le ho confidato questa mia preoccupazione, soprattutto per gli aspetti morali che la riguardano, facendole presente che l’Assoluzione che riceve è qualcosa di molto serio e non può essere che una soluzione temporanea. Ora: non so se ho sbagliato all’inizio mostrandomi di “manica larga”. Le assicuro che mi ha guidato solo la buona fede, vista la sincera devozione di questa donna. Ma ogni giorno che passa, mi convinco sempre più di aver commesso un errore. Io, francamente, sono tentato di porre fine a questa situazione perché non mi pare di agire per il vero bene di queste persone. Dove ho sbagliato? E se ho davvero sbagliato, mi devo confessare? Cosa mi consiglia di fare? Grato per la sua cortese disponibilità, le assicuro un ricordo nella celebrazione della Santa Messa, per lei e per le intenzioni che porta nel suo cuore.


Risposta del sacerdote

Carissimo don,
1. c’è un problema iniziale da chiarire.
La donna di cui mi parli è convivente.
Dal momento che è convivente si presume che si comporti con il compagno come moglie e marito, mentre in realtà non lo è, se non nei desideri.
Ebbene – se questa è la situazione – fin dall’inizio non potevi darle l’assoluzione fino a quando non si fosse messa a posto col Sacramento del matrimonio.

2. Se invece convive come fratello e sorella – per quanto la situazione sia irregolare – tuttavia si può darle l’assoluzione con la condizione di non recare scandalo presso i fedeli (e pertanto di fare la Santa Comunione là dove non è conosciuta come convivente).
A questo proposito mi dici che nella vostra comunità nessuno sa della sua condizione. Sicché – se vive in perfetta castità col convivente –  la si può assolvere e le si può dare la Santa Comunione.

3. Ho invece l’impressione che viva col convivente more uxorio (e cioè come moglie e marito nell’intimità sessuale).
In questo caso, anche con la promessa di sposarsi presto, non puoi darle l’assoluzione.
Il motivo – a prescindere dalla presumibile contraccezione – sta nel fatto che vive la propria vita affettiva in maniera difforme dal progetto di Dio, che è un progetto di santificazione.
I coniugi infatti appartenendosi definitivamente e irrevocabilmente l’un l’altro sono in una strada per la quale avanzano nell’amarsi l’un l’altro come Dio ama li ama e come Cristo ama la Chiesa, e cioè con un amore totale, fedele, esclusivo e fecondo.

4. Nella convivenza invece manca la totalità e l’esclusività del dono perché si è ben consapevoli di non appartenersi l’un l’altro per sempre.
Anche nello stesso linguaggio che viene usato come quello di “compagno” e di “compagna” emerge che per ora si sta insieme.
Nella convivenza non ci si vincola e non ci si impegna fino in fondo, fino al massimo delle possibilità. Quel massimo che fa sì che due persone siano una carne sola, come dice il testo sacro.

5. Proprio perché manca l’irrevocabilità del dono il rapporto sessuale nella convivenza, come del resto anche nel fidanzamento, non è un atto di autentico amore, per dirla col Magistero della Chiesa,.
Nella convivenza si è in prova e quasi in balià della volontà del convivente.
Non essendo un atto di autentico amore si tratta di una finzione, come giustamente asserisce il Magistero della Chiesa.
E mentre questi atti non aiutano i due a crescere nell’amore (come si può crescere nell’amore fingendosi l’un l’altro?) non sono neanche atti di amore che vengono assunti da Cristo e resi capaci di santificazione vicendevole.

6. Ecco perché ai conviventi non si può dare l’assoluzione.
A meno che non decidano di cambiare comportamento secondo il tenore delle parole proferite nell’atto di dolore: “Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime del peccato”.

7. Nel tuo caso però vi è un’altra complicazione: questa donna viene a confessarsi durante la Messa.
È come se si confessasse davanti a tutti.
Ora se le viene negata l’assoluzione la si mette nella condizione di non poter fare la Santa Comunione.
E questo sarebbe per lei come una denunzia pubblica dell’esistenza di qualche cosa di grave nella sua vita personale che le impedisce di essere assolta.
Questo comporta senza dubbio una lesione del buon nome di cui ha diritto.
Per la prima volta davanti a tutti non potrebbe fare quello che ha sempre fatto dopo essersi accostata al confessionale: la Santa Comunione.

8. Come uscire da questa situazione?
Se viene a confessarsi, tu le dovresti dire che può essere assolta solo a condizione di vivere in perfetta castità.
Se promette di vivere in castità e la sua situazione continua a non essere conosciuta dalla comunità puoi darle l’assoluzione e ogni problema è risolto.

9. Se invece non si sente di vivere in perfetta castità devi dirle che non puoi assolverla a motivo delle impurità gravi derivanti dalla convivenza e perché permane nella volontà di stare in un’occasione prossima di peccato, che è quanto dire di offendere il Signore.

10. Dovresti dirle anche che in questa situazione, qualora le dessi l’assoluzione, tu stesso commetteresti un peccato grave perché l’assoluzione, per quanto data, non viene ricevuta dal penitente a motivo dell’ostacolo che permane, profanando così il sacramento.

11. Che fare dunque concretamente tenendo presente che non puoi esporla ai sospetti della gente qualora le negassi l’assoluzione?
Secondo me, dovresti abbordarla fuori della Confessione e chiederle il permesso di parlare del peccato accusato in confessione, per il quale tu ti trovi in angustia.
Penso che lei te ne darà il consenso, tanto più che il tutto continuerebbe ad essere avvolto dal segreto perché si tratta di peccati rivelati in confessione.

12. Allora tu fuori confessionale puoi dirle con chiarezza come stanno le cose e cioè che se non si impegna a  vivere in castità non puoi darle l’assoluzione e non può conseguentemente fare la Santa Comunione.
È vero che per molti versi il percorso del suo ritorno al Signore è lodevole. E sotto questi aspetti la esorterai ad andare avanti così perché si tratta di una benedizione continua.
Ma devi anche dirle che per ora non è ancora nella condizione di ricevere fruttuosamente i sacramenti.
Anzi, in questa situazione, compirebbe una profanazione e un sacrilegio secondo quanto dice San Paolo in 1 Cor 11,27-30: “Chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti”.

13. Sono convinto che se le spieghi bene le cose ti ringrazierà perché la aiuti a celebrare i sacramenti  in maniera vera e fruttuosa.

Mentre ti auguro un proficuo ministero ti assicuro la mia preghiera perché questo incontro, preparato con la preghiera, riesca bene e con piena soddisfazione vicendevole.
Ti benedico.
Padre Angelo