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Reverendo Padre Angelo,
mi chiamo ….. Sto attraversando un periodo critico della mia vita, e siccome ho grande stima di lei e dell’Ordine Domenicano, ho pensato di chiederle un consiglio.
Avrei moltissime cose da dirle, ma essendo questo un contatto virtuale, penso che non valga la pena approfondire più di tanto la questione, quindi cercherò di essere sintetico, e di dirle quel tanto che basta.
La questione è che penso di avere una vocazione.
La mia storia ebbe inizio diversi anni fa. A 14 anni sentii di essere chiamato al sacerdozio. Confidai allora questa cosa a mia madre, ma lei non ne era affatto contenta. E così accantonai la vocazione, e proseguii i miei studi laici. Conseguito il diploma di maturità scientifica a pieni voti, mi iscrissi all’università (ingegneria). Dopo un inizio promettente, adesso sono in crisi. A 21 anni, mi ritrovo al terzo anno di università, ma non riesco più ad andare avanti. Non perché non ne sia capace, ma perché ho perso ogni motivazione. Non sono davvero sicuro che sia questa la strada della mia vita.
E’ ormai diverso tempo che sono intimamente triste, la notte fatico a dormire, perché la mia vita mi sembra un non senso. Ma a dirla tutta, da quando ho accantonato la mia vocazione, non sono mai più stato felice. Quando infatti ero un ragazzino e pensavo alla mia vocazione sacerdotale, provavo una gioia ed una serenità spirituale mai provate prima, e che non ho più provato dopo. Beninteso, in questi anni ho avuto la fortuna di provare tanti momenti gioiosi, ma ripeto, non ho mai più provato quella letizia che provavo quando pensavo alla mia vocazione.
E in verità neppure ora che sto ripensando alla mia vocazione provo quella letizia che provavo da ragazzino, perché so che se davvero dovessi decidere di intraprendere il cammino per arrivare a quell’ "eccomi!", dovrei affrontare non pochi ostacoli e non poche prove.
Non so. Mi sento bloccato. Ho paura.
Lei che cosa mi consiglia? Secondo lei ci sono davvero seri indizi di una vocazione, o forse quella che provai a 14 anni era solo una sciocca infatuazione spirituale? Questa crisi che sto attraversando ora potrebbe essere provvidenziale?
La ringrazio dell’attenzione che vorrà prestarmi
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. don Bosco diceva che molti ragazzi sono chiamati, ma pochi rispondono perché vengono poi trascinati via da tante cose.
In te invece questo pensiero è rimasto e in maniera così nitida che ripensando a quei momenti ti rivedi anche nelle gioie più belle della tua vita.
Adesso ti trovi con degli studi che di loro natura non riempiono il cuore, e tanto meno lo riempiono a te che ti sentivi chiamato per un’altra strada.
Tuttavia questi studi sono importanti, anzi necessari per la formazione intellettuale e anche perché sono la premessa indispensabile per esercitare un lavoro e una professione.
In questa situazione le cose da fare sono due.
2. La prima consiste nel vivere bene la propria vita cristiana, con la preghiera, la partecipazione ai sacramenti e la vita di grazia. A questo proposito ti chiederei, se già non lo fai fatto, di prendere un sacerdote che ritieni degno di fiducia, di frequentarlo per la confessione settimanale o al massimo quindicinale e cominciare ad esporgli la tua situazione.
Intanto sotto la sua guida progredirai nella vita cristiana, comprenderai meglio la tua chiamata e, soprattutto, avrai una parola autorevole che ti dirà se sei fatto per il sacerdozio o per qualche altra strada.
È importante sentirsi dire dal confessore tutto questo perché allora si è moralmente certi di fare la volontà del Signore e si trova pace.
3. La seconda cosa che ti chiedo di fare è di impegnarti con tutte le forze a proseguire e terminare i tuoi studi.
Non c’è criterio valido di discernimento se sul momento si lascia perdere tutto perché ci si sente chiamati. L’entrare in seminario potrebbe dare l’impressione di un fuga di fronte alla fatica di uno studio che comporta fatica, impegno, esami… Sebbene tu esplicitamente escluda tutto questo e io non ho nulla in contrario per non crederci.
Ma i tuoi e tanti altri potrebbero non crederci.
4. Pertanto il proseguimento e la conclusione degli studi è una premessa indispensabile per la serietà del discernimento.
Tanto più che chi ti seguirà potrebbe anche dirti: guarda, non sei fatto per diventare sacerdote.
Mi auguro che questo non sia il risultato del discernimento, ma dobbiamo tenere i piedi per terra e tenere anche questo in conto.
Inoltre gli studi che stai facendo potrebbero tornarti buoni anche per il ministero sacerdotale. Noi non sappiamo su quale fronte il Signore ti impegnerà. Un titolo di studio e una qualificazione costituiscono sempre un buon tesoro e a volte un’indispensabile premessa per determinati ministeri.
5. Riprendi dunque la tua vita in mano.
Riprendi la tua vita spirituale con la preghiera, soprattutto col Santo Rosario quotidiano, affidando a Maria il compito di indicarti la strada da percorrere, il sacerdote cui affidarti.
Riprendi la tua vita di studente con l’impegno nella scuola. Se questi studi non ti dicono niente, concludili al meglio ugualmente. Lo farai, oltre che per dare soddisfazione ai tuoi genitori e perché nessuno possa pensare che la tua vocazione sia una fuga di fronte alle responsabilità, anche per il bene delle anime che un giorno il Signore ti affiderà.
In questo modo la tua vocazione si rinforzerà. Sarà fatta non solo di desideri, ma anche di fatti e di eventi vissuti con lo spirito di un giovane che si sente chiamato a passare anche per la strada della croce per portare anime al Signore.
È superfluo dirti che ti seguirò con la preghiera, perché lo farò molto volentieri.
Tra breve scendo per la celebrazione della Messa, ti ricorderò al Signore e intanto ti benedico.
Padre Angelo