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Quesito
Caro Padre Angelo,
Sono un ragazzo di 20 anni e ormai da qualche anno seguo assiduamente (cioè quotidianamente) il vostro sito. Non posso quindi esimermi dal ringraziarla per l’ottimo e preziosissimo servizio che svolge per noi e per la Chiesa tutta, io stesso ho più volte tratto molto giovamento da diverse sue risposte, sia in tema dottrinale che pastorale.
Torno a scriverle in quanto mi sono sorti alcuni dubbi riguardo il Purgatorio. Sono molto interessato al tema dell’escatologia, e qualche giorno fa ho ascoltato la catechesi di un sacerdote che, riprendendo i dogmi di fede e la dottrina comune della Chiesa, spiegava nel dettaglio ciò che avviene dopo la morte e dunque descriveva i tre stati in cui l’anima può trovarsi. In particolare, il Padre ha dedicato un lungo approfondimento al Purgatorio, ed è su questo punto che mi sono rimaste alcune perplessità.
Anzitutto, dato che a quanto ho capito dalla catechesi gli unici aiuti e giovamenti che le anime ricevono possono provenire esclusivamente da noi, volevo chiederle quali fossero esattamente le pratiche e le opere, oltre all’intenzione nella Messa, che personalmente ognuno di noi può compiere a favore delle anime tutte del Purgatorio o di una in particolare (ad esempio, un nostro caro).
Inoltre mi è sorto un dubbio: la durata e la qualità della pena inflitta (del danno o del senso) dipendono dalla quantità e qualità (mi perdoni la terminologia teologicamente inappropriata) dei peccati commessi in vita, o (anche e soprattutto) da quelli non confessati o non considerati come tali? Quanto la singola Confessione può incidere (riducendole e/o mutandone la gravità) su queste pene? In altri termini: quanto il perdono accordato da Dio tramite il confessore può contare nella vita ultraterrena, se comunque l’anima ad ogni modo deve quasi sicuramente transitare dal Purgatorio?
Infine, il sacerdote ha ribadito fermamente che, per disposizione della Santa Sede e del vescovo locale, non sarebbe possibile esprimere più di un’intenzione all’interno della stessa Messa (ossia citare i nomi di più di un defunto), perché altrimenti nessuna delle intenzioni espresse avrebbe effetto sulla pena che le suddette anime stanno scontando in Purgatorio. Le chiedo se questo trova effettivamente riscontro nei documenti e nelle direttive della Chiesa, poiché in moltissime parrocchie che ho avuto modo di visitare avviene esattamente il contrario, e se tutti questi suffragi fossero inutili sarebbe quantomeno drammatico.
Le chiedo cortesemente, se può, una preghiera, affinché il Signore mi aiuti nella quotidiana battaglia contro il peccato e contro le tentazioni; in particolare, che il Signore possa ascoltare le mie suppliche e finalmente aiutarmi a rompere definitivamente con il peccato dell’impurità.
La ringrazio per la gentile attenzione e disponibilità, e le porgo i migliori auguri di ogni bene
Lorenzo.
Risposta del sacerdote
Caro Lorenzo,
mi compiaccio anzitutto per la tua fedeltà quotidiana al nostro sito che raccomando anche alle tue preghiere.
Venendo alle tue domande rispondo nel seguente modo.
1. circa le opere di suffragio ecco che cosa dice il II Concilio di Lione al quale rimanda il Catechismo della Chiesa Cattolica:
“[La sorte dei defunti] E se coloro che fanno sinceramente penitenza sono deceduti nella carità prima di avere pagato la pena con degni frutti di penitenza a seguito di cose fatte o di cose omesse: le loro anime sono purificate dopo la morte, così come ci ha chiaramente esposto frate Giovanni, con pene che lavano e purificano; e a sollevarli da pene di tal genere giovano loro i suffragi dei fedeli viventi, vale a dire i sacrifici delle messe, le preghiere, le elemosine e gli altri esercizi di pietà che sono soliti farsi, secondo le indicazioni della chiesa, da dei fedeli a vantaggio di altri fedeli” (DS 856).
2. La durata e la qualità della pena dipendono dai peccati commessi e non adeguatamente espiati per quanto sta a noi.
Il criterio che illumina tutto è quanto si trova nell’Apocalisse dove si dice che nella Gerusalemme celeste (il Paradiso): “Non entrerà in essa nulla d’impuro” (Ap 21,27)
Tra questi peccati vi sono i peccati mortali già rimessi col sacramento della confessione, ma che hanno lasciato in noi qualche radice o inclinazione cattiva e che pertanto non sono ancora stati del tutto emendati.
Vi sono poi i peccati veniali non confessati e anche quelli confessati se hanno lasciato in noi le inclinazioni al male.
E vi sono certamente anche i peccati dimenticati di cui non si è fatta penitenza.
3. Mi chiedi quanto la singola Confessione possa incidere sulle pene che rimangono da espiare.
La risposta è questa: tutto dipende dalla qualità della nostra contrizione.
Santa Caterina da Siena una volta ebbe la grazia di concepire una tale contrizione dei propri peccati che sradicò da se stessa anche le cattive inclinazioni che tutti ereditiamo dopo il peccato originale.
Ma quella di Santa Caterina è stata una grazia eccezionale.
4. Pertanto la pena del purgatorio non è addebitale a un perdono meno largo da parte di Dio, ma solo alle disposizioni del soggetto.
5. Mi riferisci poi che il sacerdote ha detto che non si può esprimere più di un’intenzione per suffragare i defunti.
Ebbene per “più di un’intenzione” non s’intende che la Messa si possa celebrare solo per un defunto, perché si può celebrare, a seconda dell’intenzione del richiedente, per uno o per più defunti, come spesso succede.
Ma voleva dire che si applica solo per l’intenzione di un offerente, dal quale si riceve anche l’elemosina, e non contemporaneamente anche per l’intenzione di altri offerenti.
Questo perché il beneficio che si trae dalla Messa, che pure ha in se stessa un valore infinito di espiazione, è sempre un beneficio che viene ricevuto in maniera finita o limitata perché tali sono le disposizioni di chi celebra e di chi lo riceve.
E proprio perché finito o limitato, quando viene suddiviso per molti, viene ulteriormente limitato.
Dire che l’effetto sia nullo non è dunque corretto.
6. Pertanto quando si dice che non si può celebrare per “più di un’intenzione” s’intende che non si possono accostare altre intenzioni nel beneficiare del frutto ministeriale della Messa, a meno che non vi sia il consenso di coloro che fanno celebrare la Messa.
7. Come vedi, ho parlato di frutto ministeriale, perché del frutto generale di ogni Messa beneficiano tutti i defunti che si trovano in purgatorio (cfr. la risposta pubblicata il 12 marzo 2014).
8. La Santa Sede ha dato la facoltà di accorpare più intenzioni in una Messa. Ma le condizioni sono queste: che non avvenga più di due volte la settimana e che i fedeli siano avvisati antecedentemente.
Dove questo accorpamento viene fatto più spesso si deve presumere che i sacerdoti ne abbiano ottenuto la facoltà.
Ti assicuro volentieri le mie preghiere, soprattutto per l’intenzione che mi hai affidato.
Ti auguro ogni bene e ti benedico.
Padre Angelo