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Quesito

Gentile padre Bellon,
da quest’estate vivo un profondo smarrimento originato dall’attuale situazione della Chiesa (…).
Ho parlato con diversi sacerdoti, e tutti non hanno potuto nascondere un certo imbarazzo, ma nessuno mi ha indicato una strada per uscire dalla sofferenza che mi trovo ad affrontare.
Vorrei essere chiaro, benché debba esprimere concetti molto gravi. (…).
(qui il nostro visitatori elenca una serie di fatti che sono la causa della sua amarezza).
Non lo dico con astio, né boria, né spirito di ribellione: lo dico con profonda sofferenza. (…).
La mia domanda è questa: (…)
Come non far trionfare dentro di sé il Diavolo, che vorrebbe evidentemente sfruttare la situazione per separarmi dalla Chiesa, che invece amo e in cui ho grande desiderio di poter vivere e crescere nella fede?
Il mio parroco mi ha consigliato di scriverle. Ho già scritto al papa, e al mio vescovo (…) ma non mi hanno risposto.
Spero di ricevere da lei qualche parola che mi illumini.
Cordiali saluti
Emanuele


Risposta del sacerdote

Caro Emanuele,
1. ho letto e riletto la tua mail nell’intento di darti – sebbene in ritardo –  una risposta.
Hai fatto bene ad esprimere il tuo disagio al santo Padre e al Vescovo della tua diocesi. Sei figlio della Chiesa. Perché non esprimere la tua sofferenza  con chi ti è padre in Cristo? Perché non chiedere proprio a loro come devi vivere da cristiano in questo momento?

2. Come vedi, nella mail che mi hai inviato ho tagliato tutti i motivi della tua amarezza sia perché manifesterebbero solo l’aspetto negativo di alcuni uomini di Chiesa sia soprattutto perché potrebbero offuscare la domanda che hai fatto e che costituisce il motivo per cui mi hai scritto.
D’altronde  la tua amarezza l’hai esternata a tanti sacerdoti, come mi hai detto, e “tutti non hanno potuto nascondere un certo imbarazzo” come per dire: purtroppo è proprio così.

3. Vengo ora alla risposta che vorrebbe portare a ciò che è più importante da parte di ciascuno di noi: dobbiamo prendere atto che il Signore ci ha posto a vivere in questa precisa circostanza della vita della Chiesa.
Ecco ora la tua domanda, che è anche di ciascuno di noi: “Come non far trionfare dentro di me il Diavolo, che vorrebbe evidentemente sfruttare la situazione per separarmi dalla Chiesa, che invece amo e in cui ho grande desiderio di poter vivere e crescere nella fede?”.
In altre parole: come far crescere la carità e con essa la santità in noi e nella Chiesa tutta?
È la domanda più importante perché in die iudicii il Signore ci chiederà proprio questo e ci dirà: “Ti ho messo a vivere in quella situazione. Non dovevi perdere la carità, non dovevi far trionfare il diavolo nella tua anima. Anzi, proprio in mezzo ai venti contrari eri chiamato a donare tutto te stesso, così come fa il legno che arde in maniera ancora più forte e porta in alto la sua fiamma quando il vento è gagliardo e contrario”.

4. Situazioni analoghe alla nostra hanno portato molti alla perdizione.
Santa Teresa d’Avila che aveva il dono di leggere lo stato delle anime lo diceva di molti luterani.
Scrive nella propria autobiografia: “Mentre ero in orazione, mi trovai ad un tratto trasportata tutta intera nell’inferno, senza saper come. Compresi che Dio mi voleva far vedere il luogo che i demoni mi avevano preparato, e che io mi ero meritato con i miei peccati. Fu una visione che durò pochissimo, ma vivessi anche molti anni, mi sembra di non poterla affari dimenticare” (Vita, XXXII, 1).
Poi prosegue: “Da questa visione mi venne una pena grandissima per la perdita di tante anime, specialmente di luterani che per il battesimo erano già membri della Chiesa, e desiderai grandemente di lavorare per la loro salute, sino a sentirmi pronta a sopportare mille morti pur di liberarne una sola da quei terribili supplizi” (Vita, XXXII, 4-6).

5. Tuttavia le medesime situazioni analoghe hanno prodotto anche grandi Santi, come avvenne ad esempio nel caso di Santa Caterina da Siena che ha visto sotto i suoi occhi consumarsi uno scisma nella Chiesa con due Papi e, dopo la sua morte, anche con tre.
Ebbene, ti voglio portare proprio l’esempio di santa Caterina e di come operasse in profondità nella Chiesa quando pregava, specialmente quando faceva la Santa Comunione.

6. Il beato Raimondo da Capua, suo confessore che poi divenne Maestro generale dei domenicani, scrive a proposito di una Comunione fatta dalla Santa: “Ricevuta la Comunione, le parve che l’anima sua entrasse nel Signore, e il Signore in lei, come il pesce entra nell’acqua e l’acqua tutto lo circonda; e si sentì talmente assorbita in Dio”.
Poi “cominciò a dire sommessamente parole di vita più dolci del miele, e così sapienti, che fecero piangere tutte le compagne che la udivano.
Quindi cominciò a pregare per tutti e per alcuni in particolare, e specialmente per il suo confessore.
Costui in quel momento si trovava nella chiesa dei frati, senza pensare ad alcuna cosa che lo invitasse al raccoglimento; anzi, come egli scrive, tutt’altro disposto che alla preghiera.
Mentre la vergine pregava per lui, egli si trovò in un attimo col pensiero vòlto a cose sante, e si sentì come non mai un gran bisogno di pregare, e dentro il cuore un certo non so che di nuovo.
Strabiliato, si domandò con ansia da che derivasse una simile grazia.
Era ancora sopra pensiero, quando per caso s’imbatté in una delle compagne della santa vergine, la quale gli disse: «Padre vi assicuro che alla tal’ora, Caterina ha pregato molto per voi».
Dalla coincidenza dell’ora, egli capì subito l’origine dell’improvvisa illuminazione che aveva avuto” (Legenda maior 192).

7. “Interrogata più ampiamente, venne a sapere che la vergine, mentre pregava per lui e per gli altri chiedeva al Signore di dar loro la vita eterna”…
Il confessore andò allora a trovarla, e le domandò come si era svolta la visione, ed ella, costretta dell’obbedienza, dopo aver raccontato quel che già sappiamo, soggiunse: «Domandavo con insistenza la vita eterna per voi e per gli altri, per i quali pregavo, e il Signore me la prometteva, quando, non per incredulità, ma per averne una prova certa, gli dissi: «Che segno mi dai, o Signore, che tu farai quello che dici? Ed egli mi rispose: – Allunga la mano — Gliela distesi, ed egli mise fuori un chiodo, me lo puntò nel mezzo della palma della mano, e la pigiò tanto forte contro il chiodo, che la mi parve trapassata, e sentii tanto dolore, quanto se fosse stata perforata da un chiodo di ferro picchiato sopra col martello. Così, per la grazia del Signore mio Gesù Cristo, ho già le sue stigmate nella mano destra, le quali, benché invisibili agli altri, tuttavia le sento, e mi danno un continuo dolore” (Legenda maior 193).

8. Ecco allora la risposta che ti do: fai anche tu come Santa Caterina da Siena.
Durante la Santa Comunione prega a lungo per le persone della Chiesa che ti stanno particolarmente a cuore. E domanda per loro “vita eterna”, e cioè Dio.
La preghiera durante la Comunione ha un’efficacia particolare come avvenne per la preghiera di Santa Caterina per il beato Raimondo che proprio in quel momento “si trovò in un attimo col pensiero vòlto a cose sante, e si sentì come non mai un gran bisogno di pregare, e dentro il cuore un certo non so che di nuovo”.
Nella Santa Comunione il Signore viene a noi con la sua onnipotenza salvatrice anche per esaudire i desideri del nostro cuore.

9. Ma poi c’è un’altra cosa da fare, ed è quella che avvenne quando Santa Caterina domandò a Nostro Signore un segno per avere una prova certa che quella sua preghiera era stata esaudita.
Gesù le disse di allungare la mano. Lo fece e in quella mano il Signore vi confisse “un chiodo di ferro picchiato sopra col martello”.
Non fu per finta, perché da allora Caterina cominciò ad avvertire il dolore delle stimmate che rimasero invisibili.
Allora dopo aver fatto la Santa Comunione e dopo aver pregato a lungo per la Chiesa e in particolare per alcuni accetta che il Signore imprima nella tua vita le sue stimmate invisibili, per purificare te e per purificare le persone per le quali hai pregato.
Non saranno proprio le stimmate di Padre Pio.
Ma le contrarietà della vita sopportate con i sentimenti di Gesù Cristo crocifisso saranno le tue stimmate invisibili, come quelle di santa Caterina.
In questo modo continui a far sentire nel cuore delle persone che ti stanno a cuore ciò che hanno provato mentre pregavi per loro.

10. Questa è la via, la prima e insopprimibile, che siamo chiamati a percorrere per diventare somiglianti a Cristo, e cioè Santi, in questo particolare quadrante della vita della Chiesa e della storia.
Altre vie saranno pur necessarie.
Ma se non si intraprende la via che ti ho presentato, le altre serviranno a poco o forse solo a “far trionfare dentro di noi il Diavolo, che vorrebbe evidentemente sfruttare la situazione per separarci dalla Chiesa” facendoci perdere la carità.

Ti ringrazio di avermi dato la possibilità di scrivere queste cose per te e per i nostri visitatori.
Nella prossima comunione presenterò per te al Signore la stessa preghiera che santa Caterina fece per il suo confessore, nella fiducia che anche tu possa avvertire per la potenza di Cristo qualcosa di quanto avvertì il beato Raimondo mentre Santa Caterina pregava per lui.
Ti benedico e ti auguro ogni bene.
Padre Angelo