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Quesito

Buongiorno padre Angelo,
vorrei qualche ulteriore chiarimento su un paio di punti circa il quesito odierno (20.10.2017) «Due domande capziose presentate in buona fede da un nostro visitatore sull’aborto e sull’eutanasia»:
«4. Mi chiedi infine se una donna che compie un aborto diretto per tutelare la propria salute rischi la dannazione.
Da un punto di vista oggettivo compie un peccato grave.
Le coscienze invece le giudica il Signore e per questo mi astengo dal giudizio. Sono persuaso però che il Signore dia a tutti il tempo per pentirsi e per salvarsi.»
Quindi la Sua risposta è: un aborto diretto per tutelare la propria salute è «un peccato grave»  e dunque la donna è «da un punto di vista oggettivo» dannata, a meno che non si penta di essersi tutelata la salute abortendo; ho capito bene? insomma, la Sua risposta è «Si’, è dannata a meno che non si penta».

«6. Per il caso ipotetico che mi hai proposto: o dolori indicibili o eutanasia (che equivale a suicidio) si deve dire: facciamo qualsiasi cosa per lenire i dolori.
Per il resto, l’eutanasia è da escludere perché nessuno di noi è proprietario della mia vita.
L’eutanasia è la stessa cosa che sostituirsi ai disegni di Dio e oggettivamente è un peccato grave».
…. «facciamo qualsiasi cosa per lenire i dolori»… mi chiedo: e se questo «qualsiasi cosa» non bastasse comunque a lenire i dolori? concludo che, poiché «l’eutanasia è da escludere perché nessuno di noi è proprietario della mia vita», non avrei altra scelta che accettare i dolori atroci e senza speranza di guarigione (possibilmente nello spirito di «una autentica immolazione come quella di Cristo sulla croce»), altrimenti – decidendo di porre fine alla mia atroce sofferenza – passerei direttamente dall’inferno di un malato di tumore in stato terminale all’inferno destinato a chi ha osato «erger(si) a proprietario della propria vita»: ho capito bene?
La ringrazio per i Suoi eventuali chiarimenti e La saluto.
Marco


Risposta del sacerdote

Caro Marco,
1. sei andato troppo in là nel concludere perché il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che “l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali” (CCC 1735).
E prima della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica la Congregazione del Clero in riferimento al cosiddetto ‘caso Washington’ aveva detto: “Le particolari circostanze che accompagnano un atto umano oggettivamente cattivo, mentre non possono trasformarlo in un atto oggettivamente virtuoso, possono renderlo incolpevole o meno colpevole o soggettivamente giustificabile” (26.4.1971).
Questo rimane valido sempre.

2. E se questo lo devono fare gli uomini, quanto più lo fa Dio al quale nulla è nascosto!
Sicché a nessuno di noi è lecito dire che una persona è dannata per quello che ha fatto.
Nessuno di noi può sostituirsi a Dio, neanche per dire se uno è oggettivamente dannato.
Perché esiste solo il giudizio di Dio “che scruta i cuori” (Pr 21,1).
Questo è l’unico giudizio che conta.

3. Tu vorresti costringermi a pronunciare un giudizio.
Mentre il Signore ha detto: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati” (Lc 6,36).
E ha proseguito dicendo: “Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6,37).

4. Poiché questa misura è necessaria a noi per salvarci, procuriamo di averla sempre nelle opere e nelle parole.
Ne ho bisogno io e ne abbiamo bisogno tutti.

Perché questa misura sovrabbondi sempre in te, ti ricordo volentieri al Signore e ti benedico.
Padre Angelo