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Quesito

Carissimo Padre Angelo,
avrei due quesiti da porti, sono dei piccoli dubbi che mi sono venuti nell’ ultimo periodo.
Il primo riguardo la preghiera del santo Rosario: come si può spiegare la ripetizione dell’Ave Maria del Santo Rosario rispondendo alle parole di Gesù: pregando non sprecare parole? È vero che Gesù ha detto pregate sempre senza stancarvi, però mi è sorto questo dubbio…
Il secondo riguarda la devozione mariana: dato che Gesù nel Vangelo dice agli apostoli qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome ve la concederà perché pregare la Madonna è necessario per arrivare a Gesù?
Ora credo personalmente che questi siano dubbi suscitati dal maligno che teme la mia immensa devozione verso la Madonna e soprattutto verso il santo Rosario, però risolverli sarebbe un aiuto per me anche magari per poi spiegarlo ad altre persone che mi potrebbero proporre lo stesso quesito.
Ti ringrazio anticipatamente, tienimi sempre nelle tue preghiere.
Attendo la tua gentile risposta per chiarire questi miei dubbi. 


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. Alla prima domanda risponde direttamente il santo Papa Paolo VI nella sua esortazione apostolica Marialis Cultus: “Si è pure sentita con maggiore urgenza la necessità di ribadire, accanto al valore dell’elemento della lode e dell’implorazione, l’importanza di un altro elemento essenziale del Rosario: la contemplazione.
Senza di essa il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all’ammonimento di Gesù: Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità (Mt 6,7).
Per sua natura la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano all’orante la meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il cuore di colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze” (MC 47).

2. Anche il santo Papa Giovanni Paolo II ha ribadito il medesimo concetto scrivendo nella sua esortazione apostolica Rosarium Virginis Mariae: “Il Rosario, proprio a partire dall’esperienza di Maria, è una preghiera spiccatamente contemplativa. 
Privato di questa dimensione, ne uscirebbe snaturato, come sottolineava Paolo VI: «Senza contemplazione, il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all’ammonimento di Gesù: ‘Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità’ (Mt 6, 7)” (RVM 12).

3. Il Rosario, pertanto, richiede la contemplazione interiore sul mistero enunciato. Il Padre nostro, le 10 Ave Maria e il Gloria al Padre sono come la struttura materiale che ci aiutano a perseverare nella contemplazione.
Dice ancora Giovanni Paolo II: “Il Rosario è uno dei percorsi tradizionali della preghiera cristiana applicata alla contemplazione del volto di Cristo.
Così lo descrisse il Papa Paolo VI: «Preghiera evangelica, incentrata nel mistero dell’incarnazione redentrice, il Rosario è, dunque, preghiera di orientamento nettamente cristologico.
Infatti, il suo elemento caratteristico – la ripetizione litanica del «Rallegrati, Maria» – diviene anch’esso lode incessante a Cristo, termine ultimo dell’annuncio dell’Angelo e del saluto della madre del Battista: ‘Benedetto il frutto del tuo seno’ (Lc 1, 42).
Diremo di più: la ripetizione dell’Ave Maria costituisce l’ordito, sul quale si sviluppa la contemplazione dei misteri: il Gesù, che ogni Ave Maria richiama, è quello stesso che la successione dei misteri ci propone, a volta a volta, Figlio di Dio e della Vergine»” (RVM 18).

4. Tuttavia anche qualora non fosse accompagnato da contemplazione perché si è troppo stanchi o per altri motivi rimane un canto di lode a Maria, ripetuto senza sosta come segno del nostro amore.
Qualcuno ha osservato che anche gli innamorati fanno qualcosa di simile e non si stancano di ripetersi le medesime parole di affetto.
Del resto fin dalle origini il Rosario, che veniva chiamato Salterio mariano, è stato una preghiera litanica, di ripetizione, di lode incessante alla Beata Vergine Maria, che il popolo amava onorare con il saluto Angelico.
La ripetizione della preghiera non ha lo scopo di insistere per far conoscere a Dio le nostre necessità. È semplicemente un’esigenza di amore.

5. Nella seconda domanda riporti un’affermazione di Gesù che si trova anche in altri passi del Vangelo nei quali il Signore ripete sempre il verbo chiederete, e cioè al plurale.
È la preghiera fatta in comunione con tutti, con il cuore riconciliato.
Ma è anche la preghiera che viene rinforzata con la preghiera degli altri con i quali si è in comunione.
Ora non c’è più grande rinforzo che la nostra preghiera possa ricevere quanto quello che viene dalla preghiera fatta in comunione con Maria.

6. Giustamente è stato detto che la preghiera del Rosario è più la preghiera di Maria che la nostra. Qui sta la chiave della sua potenza e del suo incanto sul cuore di Gesù.
Quando noi preghiamo con il Rosario, il Signore guarda di più alla preghiera della Madonna che alla nostra, perché lei lo ama di più.

7. Sono contento di quanto hai scritto verso il termine della tua mail: “La mia immensa devozione verso la Madonna e soprattutto verso il santo Rosario”.
È una grazia immensa.
Perché l’amore verso la Madonna è un amore soprannaturale, è direttamente infuso da Dio dentro il nostro cuore.
Per questo San Luigi Grignion de Monfort parlava di un segno di predestinazione, di salvezza eterna, per coloro che amano Maria.

Con l’augurio di continuare sempre così, ti benedico e ti assicuro di tenerti sempre nelle mie preghiere.
Padre Angelo