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Quesito

Salve Maria Padre Bellon,
Una domanda breve: Ovviamente so che la Chiesa insegna il precetto domenicale per chi vive in parrocchie cattoliche. Ora mi chiedo come sia per cattolici in territori protestanti come è il caso in Svizzera. Nei manuali antichi ricordo di aver letto che era dispensato dalla messa (precetto ecclesiastico) che doveva viaggiare a piedi 5 o 6 chilometri. Oggi mi sa dare un’informazione aggiornata?
Nel mio caso concreto dovrei viaggiare dipendente dal treno almeno 50 minuti andata e altri 50 minuti minimo di ritorno quindi un totale minimo di quasi 2 ore. In questo caso vige l’obbligo o vi è dispensa come impedimento? Grazie per la sua breve risposta.
In Iesu et Maria.
Marco


Risposta del sacerdote

Caro Marco,
1. Secondo le indicazioni degli antichi teologi moralisti il cammino superiore ai cinque o 6 km era un motivo scusante per la partecipazione alla Messa.
Dal momento che oggi chi abita un po’ lontano usa un mezzo di locomozione, il criterio dei cinque o 6 km cade. Vale solo per quelli che devono farlo a piedi.
Ecco in proposito che cosa scriveva Dominicus Prümmer: “Coloro che abitano lontano dalla chiesa cosicché non possono giungervi se non con notevole fatica, sono dispensati. Quale sia poi la lunga distanza che scusa non si può determinare in maniera matematica perché questo dipende molto dalle particolari circostanze della persona, del luogo, del tempo, dell’inclemenza dell’aria ecc..
Sicché il cammino di un’ora non è un grave incomodo per la maggior parte dei fedeli quando il tempo è sereno e la strada è facilmente percorribile.
È invece motivo scusante se si deve camminare nella neve, sotto la pioggia e il freddo. Inoltre sono più facilmente scusabili anziani e tutte le persone deboli piuttosto che i giovani e robusti” (Manuale theologiae moralis, II, 486).
Per te si aggiunge la complicazione del treno e, se si vuole, anche della relativa spesa.
La soluzione più semplice è quella di parlarne con il parroco e farsene dispensare. Così si è più tranquilli in coscienza.

2. Dispensati dalla partecipazione alla Santa Messa, non si è invece dispensati dalla santificazione della festa.
Il Santo Papa Giovanni Paolo II nella lettera Dies Domini, sulla santificazione della festa e la partecipazione alla Santa Messa, scrive: “Infine, i fedeli che, a causa di malattia, infermità o per qualche altra grave ragione, ne sono impediti, avranno a cuore di unirsi da lontano nel modo migliore alla celebrazione della Messa domenicale, preferibilmente con le letture e preghiere previste dal Messale per quel giorno, come pure attraverso il desiderio dell’Eucaristia.
In molti Paesi, la televisione e la radio offrono la possibilità di unirsi ad una Celebrazione eucaristica nel momento in cui essa si svolge in un luogo sacro.
Ovviamente questo genere di trasmissioni non permette in sé di soddisfare al precetto domenicale, che esige la partecipazione all’assemblea dei fratelli mediante la riunione in un medesimo luogo e la conseguente possibilità della comunione eucaristica. Ma per coloro che sono impediti dal partecipare all’Eucaristia e sono perciò scusati dall’adempiere il precetto, la trasmissione televisiva o radiofonica costituisce un aiuto prezioso, soprattutto se integrato dal generoso servizio dei ministri straordinari che portano l’Eucaristia ai malati, recando ad essi il saluto e la solidarietà dell’intera comunità. In tal modo, anche per questi cristiani, la Messa domenicale produce abbondanti frutti ed essi possono vivere la domenica come vero «giorno del Signore» e «giorno della Chiesa»” (DD, 54).

3. Infatti “veramente grande è la ricchezza spirituale e pastorale della domenica, quale la tradizione ce l’ha consegnata. 
Colta nella totalità dei suoi significati e delle sue implicazioni, essa è, in qualche modo, sintesi della vita cristiana e condizione per viverla bene.
Si comprende dunque perché l’osservanza del giorno del Signore stia particolarmente a cuore alla Chiesa e resti un vero e proprio obbligo all’interno della disciplina ecclesiale. Tale osservanza, tuttavia, prima ancora che come precetto, deve essere sentita come un’esigenza inscritta nella profondità dell’esistenza cristiana. 
È davvero di capitale importanza che ciascun fedele si convinca di non poter vivere la sua fede, nella piena partecipazione alla vita della comunità cristiana, senza prendere regolarmente parte all’assemblea eucaristica domenicale.
Se nell’Eucaristia si realizza quella pienezza del culto che gli uomini devono a Dio, e che non ha paragone con nessun’altra esperienza religiosa, ciò si esprime con particolare efficacia proprio nel convenire domenicale di tutta la comunità, obbediente alla voce del Risorto che la convoca, per donarle la luce della sua Parola e il nutrimento del suo Corpo come perenne sorgente sacramentale di redenzione. La grazia che sgorga da questa sorgente rinnova gli uomini, la vita, la storia” (DD 81).
4. “Percepita e vissuta così, la domenica diventa in qualche modo l’anima degli altri giorni, e in questo senso si può richiamare la riflessione di Origene, secondo il quale il cristiano perfetto «è sempre nel giorno del Signore, celebra sempre la domenica».
La domenica è un’autentica scuola, un itinerario permanente di pedagogia ecclesiale. Pedagogia insostituibile, specie nelle condizioni dell’odierna società, segnata sempre più fortemente dalla frammentazione e dal pluralismo culturale, che mettono continuamente alla prova la fedeltà dei singoli cristiani alle esigenze specifiche della loro fede.
In molte parti del mondo si profila la condizione di un cristianesimo della «diaspora», provato cioè da una situazione di dispersione, in cui i discepoli di Cristo non riescono più a mantenere facilmente i contatti fra loro né sono aiutati da strutture e tradizioni proprie della cultura cristiana. In questo contesto problematico, la possibilità di ritrovarsi la domenica con tutti i fratelli di fede, scambiandosi i doni della fraternità, è un aiuto irrinunciabile” (DD 83).

5. Per tutti questi motivi nell’eventualità della dispensa che il parroco ragionevolmente ti concederà, sarebbe bello se tu potessi vivere qualche momento di preghiera insieme con altri cattolici della tua zona che si trovano nelle medesime difficoltà.
Sarebbe un celebrare il giorno del Signore non soltanto attraverso la televisione o la radio, ma anche nella comunione reale con qualcun altro, condividendo la preghiera, l’ascolto della parola e la presenza del Signore risorto in mezzo a voi il quale ha detto: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20).

Con l’augurio di ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo