Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Caro Padre Angelo,
ho letto con grande interesse e tutto d´un fiato il bell´articolo dei Padri Domenicani a proposito del Sinodo sulla famiglia. Che bella lettura.
Innanzitutto, è stato consolante per me sentirmi in sintonia con quell’articolo, specie quando i Padri fanno, per così dire, l’elogio della grazia. In particolare, poi, due punti mi hanno colpito. Il primo è tipico di chi vive in comunione con Dio e di chi vede il mondo cogli occhi del cielo. Intendo cioè lo stupore che i Padri esprimono a proposito della sfiducia nella grazia di Dio e nel fatto che è possibile vivere castamente. Il secondo punto che mi ha impressionato è il passaggio che culmina con questa frase “il papa Benedetto XVI ha incoraggiato i divorziati risposati a coltivare il desiderio per l’Eucaristia affinché essi potessero conformarsi all’insegnamento di Cristo sul matrimonio, non certo perché si affrancassero da esso”. Ah, come vorrei che tutti leggessero e capissero che la Chiesa non nega la comunione per dispetto, ma perché il peccatore, spronato dal desiderio di tornare nel cuore di Dio, superi sé stesso e ritorni in quella grazia che invocava per vincersi.
Nell’ultima parte dell’articolo, poi, mi è parso di vedere tutto il senso del carisma Domenicano. Dopo aver argomentato e citato canoni e sentenze, i teologi smettono i panni accademici e rimettono quelli da pastori e scrivono frasi che ogni prete dovrebbe imparare a memoria, tutte e solo orientate alla salus animarum, come per esempio “Se (una) persona fosse ammessa all’Eucaristia senza aver rinunciato all’impedimento, la situazione potrebbe essere ancora peggiore.” o “Suggerire una possibilità del genere (o sia di accedere ai sacramenti senza vera conversione) ai divorziati risposati porterebbe questi ad allontanarsi dalla verità, con possibili conseguenze di estrema gravità per loro.”
E mi sono chiesto, ma quale cristiano, disgraziatamente afflitto da vizi mortali e per giunta in una situazione oggettiva di non comunione con Cristo, quale cristiano vorrebbe chiedere alla Chiesa di smettere di denunciare il loro delitto? Chi vorrebbe accontentarsi di un illusorio e invalido placet?
Allora, da fedele e peccatore mi sono inginocchiato e ho supplicato Dio di inviare santi sacerdoti! E nel cuore mi è scesa questa consolazione, ossia che anche se tutti i Pastori si lasciassero corrompere dalle mode malsane del mondo, Dio non abbandonerà i peccatori, suscitando nei loro cuori un incessante rimorso e nostalgia del Paradiso.
Beh, caro Padre Angelo, grazie di aver condiviso questo bell’articolo: ne ho letti tanti tristi in questi giorni su questo argomento!
Ancora le chiedo una benedizione promettendole un ricordo nella mia prossima compieta.
Che il Signore le doni una notte serena e un riposo tranquillo.
Andrea


Risposta del sacerdote

Caro Andrea,
1. condivido le tue considerazioni e mi compiaccio della consolazione che l’articolo o, meglio, lo studio dei domenicani statunitensi sul matrimonio ha lasciato nel tuo animo.
In particolare sono rimasto contento di questa tua considerazione: “E nel cuore mi è scesa questa consolazione, ossia che anche se tutti i Pastori si lasciassero corrompere dalle mode malsane del mondo, Dio non abbandonerà i peccatori, suscitando nei loro cuori un incessante rimorso e nostalgia del Paradiso”.

2. Tu ipotizzi il caso peggiore: che tutti i pastori si lascino corrompere da ciò che non è evangelico e da ciò che intrinsecamente è offensivo di Dio.
Che “tutti” si lascino corrompere non succederà mai. Potrebbe darsi che un giorno siano un buon numero e, Dio non voglia, anche la maggioranza. Ma tutti non lo saranno mai. Ne siamo certi a priori, perché il Signore non abbandona la sua Chiesa.
Ci sono stati dei momenti in cui la maggioranza dei vescovi erano ariani, e pertanto corrotti nella fede. Ma anche in quella terribile situazione nella quale molti buoni vescovi ebbero molto a soffrire e furono perfino esiliati (come sant’Eusebio, vescovo di Vercelli) il Signore non ha abbandonato la sua Chiesa e ha suscitato  dei grandi come Atanasio in Oriente e Ambrogio in occidente.

3. Ma a parte questa considerazione sui Pastori, sono pienamente convinto che il Signore, che è l’artefice di ogni conversione, come è all’inizio del ritorno del peccatore, così lo porta al compimento.
Il Signore non abbandona coloro che hanno sbagliato e sono andati fuori strada. Va loro incontro suscitando sentimenti di vera conversione.
E quando la conversione è vera il peccatore non giustifica il proprio peccato, ma lo piange, lo detesta e insieme con Davide dice: “Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi” (Sal 51,5).

4. La conversione può avere un cammino lungo.
Talvolta parte dal senso di vuoto o di tristezza causato dai propri errori e potrebbe metterci parecchio tempo prima di evolversi in vera conversione.
Ma quando diventa tale è accompagnata non solo dalla consapevolezza del male che si è fatto a se stessi, ma anche e soprattutto dall’offesa fatta a  Dio, dal  dolore per aver rinnovato la passione del Signore e per il danno recato alla Chiesa.

5. Il Signore ha suscitato veri penitenti in ogni tempo.
Sa suscitarli anche oggi e li susciterà anche domani, nonostante la perdita del senso del peccato in molti.
Nessuno che sia veramente pentito si appagherebbe di ricevere “un illusorio e invalido placet” da un pastore che magari ha perso il senso del peccato.
Sa che cosa ha fatto e nessuno riesce a distoglierlo dalla volontà di fare penitenza. Lo sente come esigenza della sua anima ed è nello stesso tempo una grazia straordinaria-.
San Tommaso dice che “nessuno ama sinceramente se non fa sincera penitenza (nullus vere diligit qui non vere poenitet). È evidente che quanto più amiamo una persona, tanto più ci dispiace di offenderla. E anche questo è un effetto della carità” (In duo praecepta caritatis et in decem legis praecepta expositio).

6. Infine mi scrivi: “da fedele e peccatore mi sono inginocchiato e ho supplicato Dio di inviare santi sacerdoti!”.
Hai fatto bene. Continua a fare così.
Però nello stesso tempo lascia che ti dica di non chiedere semplicemente al Signore di chiamare gli altri perché diventino sacerdoti santi per il bene della Chiesa, ma – se è secondo la sua volontà – di chiamare anche te e di dirgli che sei pronto.

Ti ringrazio della preghiera che hai fatto per me.
A mia volta ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo