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Quesito

Buonasera,
ho letto molte sue risposte e, dopo averci pensato più volte, ho deciso di scriverle per chiedere un consiglio.
Sono un ragazzo … di 18 anni. Fin da piccolo ho provato una forte attrazione per la vita sacerdotale e, nonostante il passare degli anni, ancora sento questo desiderio.
Tuttavia, sento forte dentro di me anche un desiderio per la vita matrimoniale e da circa 2 mesi ho iniziato a costruire qualcosa di serio con una ragazza. Devo dire che per molto tempo ho chiesto a Dio una ragazza con cui condividere un progetto insieme e Lui mi ha fatto questo grande dono.
Rimane, però, ancora questo desiderio in me, nonostante io provi un forte sentimento per questa ragazza. Non so se prendere del tempo per decidere meglio. Sicuramente so che non deve mancare la preghiera, vero sostegno in una decisione così importante.
La seconda domanda riguarda la visione divergente che io e la mia ragazza abbiamo sui rapporti prematrimoniali. Qualora fosse questa veramente la mia strada, io vorrei vivere con lei un fidanzamento casto, che culmini con il matrimonio. Lei, invece, pur essendo cattolica e frequentando assiduamente la Chiesa, non condivide questa scelta, seppur mi abbia promesso di accettare la mia opinione. Io soffro molto per questa sua idea, ne abbiamo parlato più volte, ma è stato più che altro motivo di litigio. Cosa posso fare per lei, perché io voglio profondamente che sia felice e la vera felicità sta solo in Gesù?
Perdoni la mia lunghezza, la ringrazio mille per la sua disponibilità. Pregherò per lei, le chiedo di pregare per me e per la mia fidanzata.
Buonasera.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
solo oggi sono giunto alla tua mail del luglio scorso (2020). Me ne dispiace molto e te ne domando scusa.
Può darsi che al momento presente, essendo passati circa sette mesi, si sia consolidata l’amicizia con la ragazza di cui mi hai parlato e che forse tu abbia accantonato del tutto il pensiero del sacerdozio.
Questo mi permette tuttavia di ampliare la riflessione approfitto dei nostri visitatori.

1. Come ho detto altre volte, la vocazione non è una chiamata estranea alla nostra sensibilità e alle nostre inclinazioni. Con un’altra parola non è un’alienazione da se stessi.
Con felice espressione un grande domenicano francese, il padre Sertillanges, ha detto che la vocazione è quello che uno è.
Ed è quello che uno è anzitutto sul profilo biologico, con le proprie inclinazioni e pulsioni.
Ora tra le tendenze primarie e insopprimibili di ogni persona umana vi è quella che appartiene alla sessualità.
Rimane pacifico dunque che l’orientamento naturale e comune delle persone sia quello che indirizza al fidanzamento e al matrimonio.
Questa prima vocazione o inclinazione rimane sempre, anche quando si opta per strade che non portano al matrimonio.

2. I cristiani conoscono altre chiamate che coinvolgono la loro vita affettiva e sono quelle relative al sacerdozio e alla vita consacrata.
Queste chiamate sono così forti e totalizzanti al punto che l’astensione dalla genitalità non viene sentita come una perdita, ma come una esigenza del cuore per un amore più grande.

3. Il Mahatma Gandhi, che pure non era cristiano, l’ha sperimentato in se stesso al punto da scrivere queste precise parole: “Io vidi con chiarezza che uno che aspira a servire gli altri in modo totale non può non fare a meno di fare il voto di castità.
Il voto di castità mi diede la gioia: diventai libero e disponibile a ogni servizio del prossimo…
La grande potenza della castità divenne in me sempre più palese. Ogni giorno che è passato mi ha sempre fatto comprendere di più che la castità è una protezione del corpo, della mente, dell’anima. Il praticare la castità non diventò il praticare un’ardua penitenza, fu invece una consolazione ed una gioia. Ogni giorno mi svelava una fresca bellezza: è stata per me una gioia sempre crescente” (La mia vita per la libertà, pp. 193-194).

4. Se per Gandhi questa è stata un’evoluzione della sua vita affettiva nell’ordine naturale, per coloro che sono chiamati al sacerdozio e alla vita consacrata si tratta di una grazia, vale a dire di un’inclinazione di ordine soprannaturale introdotta da Dio nel loro cuore al fine di stare uniti a Gesù Cristo senza divisione e di amare tutti con cuore indiviso come ha amato il Signore.
Proprio la testimonianza di Gandhi, che potremmo definire extra biblica, fa comprendere come in chi ha ricevuto questo amore nuovo e soprannaturale per Gesù Cristo e per il prossimo la castità non sia sentita affatto come una penitenza ma sia invece fonte di pienezza interiore e di grande gioia a motivo della presenza personale di Cristo nel proprio cuore.

5. Questa vocazione o chiamata si manifesta in tante maniere: nell’esigenza di stare uniti al Signore nella preghiera, in una certa attrazione per le cose sante, nella socievolezza del carattere e soprattutto nell’osservanza gioiosa e serena dei comandamenti di Dio.
Coloro che avvertono questa nuova inclinazione osservano i comandamenti di Dio come fosse la cosa più naturale di questo mondo.
D’altra parte questi comandamenti non sono esterni alle inclinazioni naturali, ma sono scritti nelle inclinazioni del cuore che si trova contento e appagato solo quando cammina secondo le vie di Dio.
Questo è un elemento prezioso e indispensabile per discernere l’autenticità della vocazione.
Se non c’è la serena e abituale osservanza dei comandamenti  bisogna concludere che la vocazione è soltanto incipiente e che pertanto ha bisogno di essere consolidata e purificata oppure che si tratta soltanto di attrazione religiosa, ma non di autentica vocazione.

6. Questa nuova vocazione va costantemente protetta e alimentata come dice San Pietro: “Quindi, fratelli, cercate di rendere sempre più salda la vostra chiamata e la scelta che Dio ha fatto di voi. Se farete questo non cadrete mai” (2 Pt 1,10).
Se questo non avviene, è facile che si attenui il trasporto di ordine soprannaturale per il Signore.
E poiché una persona non può vivere senza affetti, è logico che senta riemergere vocazione naturale che rimane insopprimibile come bisogno di ogni persona.

7. Né si può pensare che il comune avversario se ne stia tranquillo quando vede un giovane chiamato a servire il Signore. Per distoglierlo dalla vocazione sa presentarsi da angelo di luce, come ricorda la Sacra Scrittura (cfr. 2 Cor 11,14) e cioè facendo luccicare nella loro bontà e nella loro opportunità altre opzioni, come può essere quella di instaurare un’amicizia che porta al fidanzamento e al matrimonio.
San Tommaso ricorda che Gesù “volle essere tentato dopo il battesimo perché come dice Sant’Ilario (in Mt 3) il demonio sferra i suoi attacchi soprattutto contro i santi, in quanto una vittoria riportata su di essi è più agognata.
Per cui si legge: figlio se ti presenti per servire il Signore preparati alla tentazione (Sir 2,1)” (Somma teologica, III, 41,1).

8. Pertanto, se vi è la certezza morale di aver ricevuto una speciale chiamata o vocazione, soprattutto se si è fatto il dovuto discernimento con persone mature, la vocazione deve essere protetta e consolidata evitando di esporla a qualsiasi tentazione.
Mutuando il linguaggio di San Paolo va ricordato che possediamo il tesoro della vocazione in vasi di creta, fragili (2 Cor 4,7), per cui la risposta al Signore va continuamente ribadita rendendola più salda sia mediante esperienze vive e accattivanti della sua amicizia, dei suoi doni e della sua parola, sia anche attraverso la rinuncia ad opzioni in se stesse buone.
Sicché di fronte ad altre proposte pur buone dovrebbe divenire spontaneo dire con San Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,68-69).

9. Le parole di Gesù: “Vegliate e pregate per non entrare in tentazione” (Mt 26,41) e anche quelle in cui ammonisce di non voltarsi indietro dopo aver posto mano all’aratro (cfr Lc 9,62) valgono anche per consolidare e rendere più forte e più meritoria la nostra risposta.

10. In riferimento invece alla seconda questione che mi hai posto e che riguarda la divergenza di vedute sulla castità prematrimoniale dici che la tua ragazza non condivide la tua “opinione”, pur essendo cattolica e frequentando assiduamente la Chiesa.
Ebbene, non si tratta semplicemente della tua “opinione” ma della legge di Dio, scritta nel cuore dell’uomo prima ancora di essere ribadita dalla divina rivelazione.
È una legge di straordinaria amorevolezza di Dio anche nei confronti di due fidanzati perché intende tutelare il loro reciproco amore e la loro felicità.
Valgono anche per voi le parole che Mosé ha detto al popolo a nome di Dio: “Abbiate cura perciò di fare come il Signore, vostro Dio, vi ha comandato. Non deviate né a destra né a sinistra; camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore, vostro Dio, vi ha prescritto, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nella terra di cui avrete il possesso” (Dt 5,32-33).
Come sarebbe bello se una persona che si definisce cattolica e che frequenta assiduamente la Chiesa desse testimonianza pubblica della sua fiducia un Dio.
Nel seguire Gesù Cristo c’è tutto da guadagnare.
Gesù ha detto anche per voi: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12).

Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo in modo tutto particolare nella preghiera.
Padre Angelo