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Quesito
Caro padre,
le tre cadute di Gesù che vengono utilizzate per la via Crucis, ma che non hanno un riferimento biblico, come nascono?
Cristian
Risposta del sacerdote
Caro Cristian,
1. si cominciò a riprodurre la Via Crucis quando i cristiani furono impossibilitati a peregrinare nei luoghi santi.
Il primo a far riprodurre la Via Crucis fu il domenicano beato Alvaro da Cordova, morto nel 1420.
Lo fece dopo un suo ritorno dalla Terra Santa. Le stazioni rappresentate erano otto.
Robert Lesage, nel Dizionario pratico liturgia romana, dice che il beato Alvaro “fu imitato da altri conventi dell’Ordine, ma furono soprattutto i frati minori dell’osservanza che introdussero per pagarono in Europa queste passioni, di cui il nome, l’ordine e il numero delle stazioni, il punto di partenza e il termine finale furono a lungo indeterminati”.
2. Le 14 tradizionali stazioni riportano eventi attestati dei Vangeli, fatta eccezione dell’incontro di Gesù con sua madre, con la Veronica e le tre cadute sotto la croce.
Questi episodi di fatto venivano riprodotti nelle rappresentazioni drammatiche della vita dolorosa che si facevano in tanti posti e che tuttora vengono fatte con grande folklore e con vivissima e straordinaria partecipazione di popolo.
3. Delle cadute del Signore non si parla esplicitamente nei Vangeli.
Viene riferito però che ad un certo momento Simone Cireneo fu costretto a portare la croce dietro a Gesù.
4. Padre M.J. Lagrange osserva che “toccava al condannato portarsi da sé lo strumento del proprio supplizio il che, come lo dice anche a San Giovanni, era di regola.
Tuttavia vediamo nei tre sinottici che i tre soldati requisirono per portare la croce al posto di Gesù un certo Simone di Cirene, il che lascia supporre che si dovette ben presto notare che data la sua estrema debolezza Gesù non sarebbe stato capace di portare un fardello tanto pesante” (L’Evangelo di Gesù Cristo, p. 554).
Non accenna minimamente alle cadute.
5. Un altro biblista C. Fouard, invece, descrivendo la passione del Signore dice che “circondato da una folla insolente, Gesù portò il legno infame attraverso le vie della città e per l’erta del calvario. Già era presso le porte, quando venne meno.
Insulti, colpi di picca e urtoni non venivano risparmiati agli infelici che cadevano sotto il peso; ma con Gesù si vede che ogni violenza sarebbe stata vana, e che la vittima era incapace di portare più oltre la croce” (Vita di Nostro Signore Gesù Cristo, II, p. 308).
Scrive in nota: “Benché il Vangelo non dica espressamente che Gesù sia caduto, pure la violenza fatta a Simone Cireneo, così vicino al calvario (Mt 27,32), fa supporre che il Salvatore cedesse sotto il peso della sua croce”.
Fa riferimento a Plauto il quale asserisce che coloro che cadevano a terra sotto i colpi venivano rialzati con ulteriore accanimento (cfr. Mostellaria, 52-55).
6. Il medico chirurgo Pierre Barbet che ha scritto un saggio interessante sulla passione del Signore soprattutto alla luce di quello che si può scorgere nella Sindone dice che “le piaghe constatate sulla Sindone e le macchie della tunica di Argenteuil non si spiegano (a meno di ammettere il trasporto della croce intera, il che è inesatto) se non con lo sfregamento della trave sul dorso, che viene escoriata al momento delle cadute, quando Gesù s’abbatte sotto di essa” (La passione di N.S. Gesù Cristo secondo il chirurgo, p. 71).
7. René Laurentin, narrando la Via Crucis, scrive: “Di norma il condannato doveva portare fino a luogo del supplizio la pesante trave trasversale (patibulum) sulla quale poi sarebbe stato legato o crocifisso, a seconda del caso. I soldati hanno sistemato la trave sulla schiena sanguinante di Gesù. Non è che l’inizio delle più atroci sofferenze. Il falegname di Nazareth aveva certo già trasportato travi di quel peso, ma non sulle piaghe aperte. Gesù comincia così il suo calvario, stremato dalla notte insonne, dalle sevizie e dalla flagellazione. Dal suo corpo ferito cadono gocce di sangue che si mescolano al sudore e che lasciano una traccia sull’arto percorso.
Per Gesù non si tratta di sangue versato, bensì di sangue donato per coloro che lo straziano, fisicamente e moralmente.
La cosa peggiore, per il momento, non sono le frustate dei soldati che lo incitano a camminare, come facevano i capi degli schiavi egiziani con i suoi antenati, ma quella trave che poggia dolorosamente su tutta la larghezza delle spalle, perite dalle cento e più frustate. Il sudario ne porta la traccia orizzontale: l’impronta del legno sulla schiena di Gesù.
Il peso è insostenibile. Gesù cade più volte. Frustate e minacce non servono più a nulla. I soldati capiscono che non ce la farà. Non pensano neppure a portare loro la trave. Ma, uscendo dalla città attraverso la porta di Ephraim, incontrano un uomo robusto, un contadino: un certo Simone di Cirene” (Vita autentica di Gesù Cristo, pp. 410-411).
8. Sebbene non menzionate dai Vangeli, tuttavia sono aderenti al reale.
Può darsi che Gesù sia caduto anche più di tre volte.
Una cosa è certa, Gesù non ce la faceva più. Diversamente non si sarebbe fatta violenza al Cireneo.
La tradizione simbolicamente ne ha indicate tre.
Con la l’assicurazione di un ricordo particolare nella prossima Via Crucis, ti benedico e ti auguro ogni bene.
Padre Angelo