Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Dei 2 testimoni di Apocalisse 11 perché si dice che forse sono Pietro e Paolo se la profezia si è adempiuta?
Grazie 


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. a beneficio dei nostri visitatori è utile riportare il passo dell’Apocalisse: “Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: «Àlzati e misura il tempio di Dio e l’altare e il numero di quelli che in esso stanno adorando. Ma l’atrio, che è fuori dal tempio, lascialo da parte e non lo misurare, perché è stato dato in balìa dei pagani, i quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi. 
Ma farò in modo che i miei due testimoni, vestiti di sacco, compiano la loro missione di profeti per milleduecentosessanta giorni». Questi sono i due olivi e i due candelabri che stanno davanti al Signore della terra. Se qualcuno pensasse di fare loro del male, uscirà dalla loro bocca un fuoco che divorerà i loro nemici. Così deve perire chiunque pensi di fare loro del male. Essi hanno il potere di chiudere il cielo, perché non cada pioggia nei giorni del loro ministero profetico” (Ap 11,1-6). 

2. Chi sono questi due olivi e questi due testimoni?
La Liturgia della Chiesa nella festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo applica ai due apostoli l’immagine dei due olivi.
Con questo vuol dire semplicemente che Pietro e Paolo con la loro predicazione attestata da grandi prodigi hanno edificato la chiesa in tempo di grave persecuzione.
Con questo però non si vuol dire che il testo dell’Apocalisse si riferisca ai santi apostoli Pietro e Paolo.

3. A. Wikenhauser, nel suo commentario all’Apocalisse scrive: “Questo capitolo è uno dei passi più oscuri dell’apocalisse” (L’Apocalisse di Giovanni, p. 126).
Dopo aver ricordato che questo passo non si riferisce alla distruzione di Gerusalemme avvenuta 25 anni prima dello scritto dell’Apocalisse, dice che “tra le interpretazioni possibili la più ovvia è quella che mette questo passo in relazione con quello che sarà il destino religioso del popolo giudaico alla fine dei tempi” (Ib.).

4. Dice anche che questo passo si ricollega con la primitiva tradizione dell’anticristo, riferita così da San Paolo: “Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio” (2 Ts 2,3-4).
In questo periodo della durata di tre anni e sei mesi (i tre anni e sei mesi, che corrispondono ai milleduecentosessanta giorni, secondo gli esegeti sono un modo comune per indicare la durata della persecuzione) sorgeranno due testimoni, che sarebbero “Elia e Mosé redivivi sotto le sembianze di austeri predicatori di penitenza per convertire a Cristo Israele infedele (cfr Lc 1,16ss)” (Ib.).

5. Che “i due testimoni siano Mosé ed Elia in persona, ovvero che siano uomini di Dio simili ad essi (cfr. Lc 1,17) non ha importanza; quello che conta è che se anche devono subire il martirio, tuttavia lo scopo della loro missione è pur sempre raggiunto grazie a un intervento miracoloso di Dio, per cui la maggioranza del popolo finora rimasta nell’infedeltà si converte a Cristo” (Ib., pp. 126-127)

6. Questa profezia si collegherebbe con quella fatta da San Paolo nella Lettera ai Romani  nella quale annuncia come un mistero rivelato a lui che alla fine dei tempi Israele si convertirà a Cristo: “Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l’ostinazione di una parte d’Israele è in atto fino a quando non saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto Israele sarà salvato” (Rm11,25-26).

7. A. Wikenhauser conclude: “L’autore dell’Apocalisse ha preso un’antica profezia del destino del popolo giudaico alla fine dei tempi e apportandole leggere modifiche, l’ha inserita nel suo libro.
A favore di questa interpretazione dell’oscuro capo 11 sembra che si possono addurre in special modo due argomenti: 1. l’orizzonte della pericope, dichiaratamente giudaico palestinese; 2. la circostanza che in una profezia di così ampio respiro circa gli ultimi tempi è naturale che vi sia anche una parola riguardante il destino del popolo giudaico, rimasto in gran parte infedele”.

Con l’augurio di ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo