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Quesito
Caro Padre Angelo buona sera.
Ho cominciato la Quaresima con tutti i buoni propositi, confessione, preghiera, lettura delle Scritture.
Il mio problema è che non riesco in alcun modo a scacciare rancore e rabbia verso mia madre e verso i miei zii: per certe loro azioni e comportamenti verso di me ho sofferto tanto, soprattutto il comportamento di mia madre che doveva proteggermi e invece non lo ha mai fatto lasciando che altri mi facessero del male. Quando riaffiorano i ricordi di quello che ho vissuto di negativo provo così tanto odio che finisco sempre per maledirli e augurargli ogni male.
Il confessore, qualche giorno prima delle Ceneri, mi ha giustamente detto che questa è una cosa da non farsi assolutamente, mi ha esortato a fare attenzione e poi, mi ha detto di pregare più spesso il Padre Nostro e soprattutto di dire con convinzione “liberaci dal male”.
Una di queste sere ho aperto le Scritture e ho letto il capitolo 15 del Vangelo di Matteo dove si legge Gesù dice “chi maledice sua madre sia messo a morte”.
Ovviamente del mio peccato mi rendo conto. Il problema è la difficoltà a superarlo. Credo nonostante confessioni, preghiere, letture della Bibbia di essere preda di qualcosa che è più forte di me. Ovviamente io amo mia madre ma quelle ferite, quelle situazioni che mi hanno provocato tanto dolore e sofferenza interiore non riesco a lasciarle andare via. Per mia madre cerco anche di pregare quando quei pensieri negativi mi lasciano un po’ di tregua, giusto ieri in un momento di serenità mentale ho anche chiesto scusa al Signore per quello che in cuor mio avevo di male augurato a mia madre ma per i miei zii uno dei quali ha fatto cose molto gravi verso di me, non ci riesco proprio, ho una repulsione totale.
Non so cosa fare, non so come comportarmi. (…).
Un saluto Padre Angelo, mi raccomando alle sue preghiere.
T.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. il Vangelo di oggi (martedì della terza settimana di Quaresima) è tutto sul perdono. Si conclude così: “Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello” (Mt 18,35).
2. Il Signore ci dà volentieri il suo perdono, ma vuole che in qualche modo lo meritiamo.
Lo meritiamo perdonando a nostra volta.
Allora ce lo accorda rinnovando in profondità il nostro animo così da far scomparire ogni ruggine.
3. Va notato che nella parabola il debitore non chiede il condono del debito, ma soltanto la dilazione del tempo per restituire tutto.
Il padrone invece mostra la grandezza della sua misericordia condonando subito tutto.
Si è accontentato di vedere un animo ben disposto.
4. La forza per perdonare ce l’accorda il Signore stesso dicendo: “Io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato” (Mt 18,32).
Il ricordo del condono di tutto il debito perché abbiamo pregato è lo stimolo a fare altrettanto.
Quante volte il Signore ci ha condonato l’inferno per l’umile confessione dei nostri peccati nel sacramento della penitenza.
E, si potrebbe anche dire con Santa Teresa di Gesù bambino, quante volte ci ha perdonato in anticipo perché ci ha tolto l’occasione di commettere i peccati.
5. Il Signore poi è così buono che non solo perdona tutto se noi perdoniamo, ma vuole anche premiare il nostro perdono.
Lo premia in maniera straordinariamente grande. Ecco che cosa dice: “Perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6,37-38).
Nel dare di cui parla il Signore, è compreso anche dare il perdono.
6. Pertanto è tutto nel nostro interesse intercalare la giornata ripetendo le ultime parole dell’atto di carità: “Perdono le offese ricevute. Signore, fa che ti ami sempre più”.
Se diamo prontamente il tuo perdono, prontamente il Signore ci premia e versa su di noi una misura colma e traboccante di grazia.
7. Come è estremamente conveniente vivere in maniera evangelica, piuttosto che rinvangare in continuazione i torti subiti che non fanno altro che avvelenare il cuore e farci vivere male.
Aveva ragione quel grande domenicano a dire che nell’insegnamento di Gesù c’è più di tutto quello che si trova nei testi di teologia, di filosofia e di psicologia. Sì, anche di psicologia.
Perché la grazia va più in profondità di quanto non lo faccia la psicologia e proprio per mezzo di quel riversamento continuo di grazia e di doni legati al nostro perdono, comunica la forza di vivere in maniera nuova e straordinariamente felice.
Anche in questo il Vangelo si rivela come la buona notizia, come la felice notizia.
Con l’augurio di accogliere in pienezza questa vita nuova che il Signore vuole versare nel tuo grembo, ti benedico e ti volentieri ricordo nella preghiera.
Padre Angelo