Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Caro Padre Angelo, Dio la benedica.
Volevo chiederle consigli sull’argomento che sto per dirle. Nel settembre del 2023, durante la Novena al Santo Arcangelo Michele, ho letto le Sacre Scritture durante la Santa Messa. Ad ottobre sono entrato ufficialmente a far parte dei Lettori della Parrocchia e a dicembre (una settimana prima di Natale) sono entrato a far parte del Coro. Quindi leggo e canto, leggo la Parola di Dio e canto a Dio. Leggo e canto a Dio e per Dio, alla Chiesa e per la Chiesa.
Mi sono messo a servizio di Dio e della Chiesa.
Mia madre ieri mi ha detto che penso troppo alla chiesa. Ho altri impegni, ossia devo prendere la patente, ho l’esame, ho la palestra e lei mi accusa che a causa del coro non penso alle cose importanti. Sta di fatto che studio, i miei voti sono buoni, sto facendo le guide appena posso. Diciamo poi si sono andati ad accavallate molte cose. Mia madre è cattolica e ama Dio e la Madonna, mia madre mi ha spinto ad andare in chiesa, a pregare e le fa piacere che faccio queste cose, ma le vede più per le ragazze (sono l’unico ragazzo giovane che fa parte del coro e dei lettori) e pensa che io me ne freghi delle cose utili. Ma la Chiesa Cattolica è CASA MIA, la Parrocchia è CASA MIA.
Cosa devo fare?
La ringrazio in anticipo per la risposta.
Buona giornata, Cristo la benedica. 


Risposta del sacerdote

1. Continua così, caro Bartolo.
Devi tenere conto di quanto ti dice tua madre, tuttavia fai bene a dirle che non sacrifichi per nulla i tuoi doveri.
Comprendo bene quello che dici quando scrivi: la chiesa cattolica è casa mia e la parrocchia è casa mia.
Tra le esperienze del mio primo ministero pastorale c’è stata anche questa: vedevo che tanti giovani si trovano bene in parrocchia, amavano ritrovarsi tutti i giorni. Era la loro casa, la loro famiglia.
Nella parrocchia pregavano, cantavano, organizzavano tante belle cose.
Preciso che nessuno di questi si è fatto prete o suora.
Però erano tutti contenti di avere Dio non solo nell’orizzonte della loro vita, ma anche al centro.
Potrei dire: vivevano per Dio e vivevano per la Chiesa.

2. Quando si vive in maniera attiva all’interno della comunità cristiana, ci si affeziona a Cristo e alle cose sante.
Ci si accorge che nella comunità cristiana c’è un tesoro di beni che non c’è invece all’interno della propria famiglia.
I primi cristiani erano assidui anche nell’unione fraterna e nella preghiera (Cfr. At 2,42).
C’è un’unione fraterna nella comunità cristiana più ampia e più ricca di quella che si vive all’interno della famiglia.

3. La famiglia è il punto di partenza insostituibile per la vita di ciascuno.
È uno spazio privato in cui si rigenerano gli affetti, si ritrovano le motivazioni del proprio vivere.
C’è un’intimità nello stare insieme, nel prendere cibo, nel conversare, nell’abitare, nel ristorarsi anche sotto il profilo psicologico, nel prendersi cura gli uni degli altri e nel prendere decisioni.
Guai se mancasse lo spazio della famiglia. 
Ma la famiglia in quanto tale è essenzialmente aperta alla società, all’apporto che ciascuno di noi vi può dare con il proprio lavoro e la propria professione.
Si potrebbe dire che la legge della famiglia sia la legge della missione. I figli crescono, studiano, maturano, acquisiscono competenze ma non per restare sempre nella propria famiglia, bensì per formarne un’altra.

4. La comunità cristiana è a sua volta un’altra famiglia, con caratteristiche diverse.
C’è qualcosa in questa nuova famiglia per cui si aspira di abitarvi sempre.
Davide diceva: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario” (Sal 27,4).
Davide bramava abitare in intima comunione con Dio. Sentiva che stare nella casa del Signore, nella quale erano custodite l’Arca l’alleanza e il tabernacolo, gli davano conforto, vigore. Era incantato dalla bellezza e dallo splendore di quella casa: bellezza e splendore che apparivano nelle suppellettili del tabernacolo e nelle sacre cerimonie.
Analogamente anche noi ci compiacciamo dei canti, dello splendore della liturgia, del clima che si respira nella celebrazione dei sacramenti.
In questa nuova famiglia c’è soprattutto il Signore con il quale ci troviamo bene, ci sentiamo rinvigoriti, confortati, protetti e benedetti.

5. L’impegno attivo nella comunità cristiana evidentemente non può essere a scapito dei propri doveri.
Ma, se questo è assicurato e in maniera lodevole, come è nel tuo caso, devi andare avanti serenamente. Anche se, curiosamente, nella tua comunità sei l’unico maschio tanto nel fare le letture quanto nel partecipare al coro.

6. Ti auguro di crescere sempre più all’interno di questa comunità al punto da poter dire insieme con Davide e nel senso più profondo delle parole: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario” (Sal 27,4).

Ti benedico e con te benedico la tua famiglia promettendo un ricordo particolare nella preghiera.

Padre Angelo