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Quesito

Salve padre,
ma esistono dei detti di Gesù presenti nel vangelo che non sono stati pronunciati da lui ma aggiunti dalla prima comunità Cristiana?


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. per rispondere alla tua domanda ti porto due serie di considerazioni.
La prima la traggo dalla autorevole introduzione ai Vangeli della Bibbia di Gerusalemme.
Questa prima considerazione è importante perché è di carattere storico e porta la documentazione che noi possediamo.
La seconda invece è di carattere più teologico e apologetico.

2. Ecco dunque che cosa scrive la Bibbia di Gerusalemme nell’introduzione ai Vangeli scrive:
“Ancora molto presto, per aiutare i predicatori e i catechisti cristiani, si assemblarono per temi comuni le principali parole di Gesù. Ne abbiamo ancora traccia nei Vangeli che usiamo oggi: queste parole sono spesso legate tra loro da parole-gancio, al fine di facilitarne la memorizzazione.
Nella chiesa primitiva, c’erano anche i narratori specializzati, come gli evangelisti (At 21,8; Ef 4,11; 2 Tm 4,5), che raccontavano i ricordi evangelici in una forma che tendeva a fissarsi con la ripetizione.
Sappiamo così, grazie a due testimonianze indipendenti (cfr. più sotto), che il secondo Vangelo fu predicato da Pietro prima di essere messo per iscritto da Marco.
E Pietro non fu il solo testimone oculare ad annunciare Cristo; gli altri non avevano certo bisogno di documenti scritti per aiutare la loro memoria.
Ma è chiaro che lo stesso avvenimento doveva essere il raccontato da loro secondo forme letterarie differenti.
Un caso tipico ci è fornito dalla racconto dell’istituzione dell’eucaristia. Prima di scriverlo ai fedeli di Corinto, Paolo l’ha certamente raccontato oralmente secondo una tradizione particolare (1 Cor 11,23-26) conosciuta anche da Luca (22,19-20). Ma lo stesso racconto che ci è stato trasmesso, con varianti importanti, in un’altra tradizione conosciuta da Matteo (26,26-29) e da Marco (14,22-25).
È dunque nella tradizione orale che bisogna cercare la causa principale delle rassomiglianze e delle divergenze tra i sinottici. Questa tradizione orale, però, non riuscirebbe, da sola, a rendere conto delle rassomiglianze così numerose e così sorprendenti, nel dettaglio dei testi come nell’ordine delle perìcopi, che superano le possibilità della memoria, anche antica e orientale. È necessario ricorrere a una documentazione scritta che sarebbe all’origine dei nostri vangeli.
La più antica testimonianza che abbiamo sulla composizione dei Vangeli canonici è quella di Papa, vescovo di Gerapoli, in Frigia, che compose verso il 130 una Interpretazione (esegesi) delle parole del Signore, in cinque libri. Quest’opera è andata persa da molto tempo, ma lo storico Eusebio di Cesarea ce ne ha tramandati i due passi seguenti: “E l’Anziano diceva: Marco, che era stato interprete di Pietro, ha accuratamente messo per iscritto tutto ciò di cui si ricordava senza tuttavia rispettare l’ordine con cui fu detto o compiuto dal Signore. Egli infatti non aveva ascoltato né seguito il Signore, ma più tardi, come ho detto, ascoltò e seguì Pietro. Questi dava le sue istruzioni secondo le necessità e non come una raccolta ordinata delle parole, così che Marco non ha commesso alcun errore a metterne per iscritto alcune, come se le ricordava. La sua unica preoccupazione fu di non omettere nulla di ciò che aveva sentito, senza introdurre delle falsità”.
Eusebio aggiunge, subito dopo, la testimonianza di Papia su Matteo: “Matteo dunque ha messo in ordine i detti, in lingua ebraica; ognuno le interpretò come poteva”.
Una seconda testimonianza che riguarda la composizione dei Vangeli ci è data da Clemente alessandrino (citato da Eusebio di Cesarea): “Negli stessi libri ancora, Clemente cita una tradizione degli Anziani circa l’ordine dei Vangeli; eccola: diceva che i Vangeli che comprendono le genealogie, sono stati scritti prima e che quello secondo San Marco fu scritto nelle circostanze seguenti: avendo Pietro predicato la dottrina pubblicamente a Roma e avendo esposto il Vangelo con l’aiuto dello Spirito, i suoi uditori, che erano numerosi, esortarono Marco, poiché era stato il suo compagno da molto tempo e ricordava le sue parole, a trascrivere ciò che egli aveva detto. Lo fece e teascrisse il Vangelo per coloro che glielo avevano chiesto. Quando Pietro lo venne a sapere, non fece nulla con i suoi consigli per impedirlo o per sollecitarlo” (Historia ecclesiastica, VI, 14,5-7).
Come quella di Papia, questa testimonianza risale agli Anziani, cioè a uomini della seconda generazione cristiana. Tutta la tradizione posteriore, greca latina o anche siriaca (Efrem), non farà che riprendere, aggiungendovi qualche dettaglio, queste due testimonianze fondamentali” (La Bibbia di Gerusalemme, pp. 2295-2296).

3. Ecco invece le considerazioni di carattere più teologico e apologetico.
Gli scrittori sacri erano consapevoli che le parole di Gesù erano parole di Dio.
Essi ne avevano tale rispetto (le riconoscevano come “parole di vita eterna”), che mai si sarebbero permessi di manipolarle a loro piacimento o di far passare per divina la loro personale parola umana.
Si può dire di loro e a fortiori quello che nel corso della storia si è detto nei confronti della Sacra Scrittura: nessuno arbitrariamente ha cercato di manipolarla, proprio a motivo della consapevolezza che non si trattava di parola umana, ma di parola divina.
La Bibbia ebraica e quella cristiana, per quanto concerne l’Antico Testamento non hanno variazioni essenziali.
Né vi sono per il Nuovo Testamento tra le edizioni cattoliche, protestanti e ortodosse.

4. Inoltre tutti erano consapevoli che manipolare la parola di Dio non avrebbe fatto altro che attirare sopra di sé quanto è minacciato nel libro dell’Apocalisse: “A chiunque ascolta le parole della profezia di questo libro io dichiaro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro. E se qualcuno toglierà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio lo priverà dell’albero della vita e della città santa, descritti in questo libro” (Ap 22,18-19).
Essere tolti dal libro della vita significa finire all’inferno.
La Bibbia di Gerusalemme commenta: “Questa formula molto antica mira a proteggere uno scritto sacro da ogni falsificazione”.
E rimanda alle altre ammonimenti della Sacra Scrittura, come ad esempio: “Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. I vostri occhi videro ciò che il Signore fece a Baal-Peor: come il Signore, tuo Dio, abbia sterminato in mezzo a te quanti avevano seguito Baal-Peor” (Dt 4,2).
E: “Ogni parola di Dio è purificata nel fuoco; egli è scudo per chi in lui si rifugia. Non aggiungere nulla alle sue parole, perché non ti riprenda e tu sia trovato bugiardo” (Prv 30,5-6).

5. Ma siamo anche certi che Dio ha impedito che qualcuno manipolasse la sua parola. Gli autori sacri hanno scritto tutto quello e solo quello che Dio ha loro ispirato.
Per noi si tratta di una questione di fede: siamo certissimi, per certezza soprannaturale e divina, che nulla è stato tolto e nulla è stato aggiunto.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo