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Quesito
Buonasera caro Padre Angelo,
estraggo un passo di in un recente libro “San Francesco e i crimini dei francescani: Inquisizione, lager, truffe” (autore Roberto Renzetti )…. “La pena di morte mediante il rogo (pena nuova e purificatrice di fronte all’idra eretica e sacrilega) era stata ufficialmente introdotta in Spagna nel 1194, quindi in Italia, Germania, Francia ed Inghilterra (1401). Ed era ben accetta anche da supposti pensatori e santi, anche per questo, della Chiesa come Tommaso d’Aquino, il doctor angelicus, il dottore della Chiesa, l’ispiratore di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che nella Summa Theologica, un’opera ispirata dallo Spirito Santo e considerata come una Bibbia durante il Concilio di Trento, sosteneva: Per quanto riguarda gli eretici, essi si sono resi colpevoli di un peccato che giustifica che non solo siano espulsi dalla Chiesa con l’interdetto, ma anche che vengano allontanati da questo mondo con la pena di morte. è davvero un delitto molto più grave falsificare la fede, che è la vita dell’anima, che falsificare il denaro, che serve alla vita mondana. Se dunque falsari e altri malfattori vengono subito portati dalla vita alla morte legalmente ad opera dei prìncipi laici, con quanto maggior diritto gli eretici, immediatamente dopo la loro incriminazione per eresia, non soltanto possono essere cacciati dalla comunità ecclesiale, ma anche a buon diritto giustiziati!”.
Ora, l’autore è un fisico, asseritamente non credente, divulgatore di vari argomenti religiosi. Pertanto, è possibile che la divulgazione pecchi di obiettività e sia intenzionalmente orientata alla ricerca dei soli difetti piuttosto che dei pregi del cristianesimo e della storia della Chiesa cattolica in particolare.
E’ pur vero che ogni asserzione deve essere contestualizzata sia rispetto all’ambito più ampio di un ragionamento sia in relazione alla complessità del periodo storico.
Non ho, notato, peraltro, un preciso riferimento bibliografico nel libro.
Mi chiedo, in conclusione, se l’asserzione attribuita a San Tommaso d’Aquino circa la necessità di giustiziare gli eretici sia in qualche misura veritiera e se così, come può essere interpretata con gli occhi di un credente del XXI secolo.
La ringrazio ancora per la suo opera di evangelizzazione attraverso il web e prego per Lei Padre affinché riesca a diffonderla ancora di più. Tutti noi credenti abbiamo in fondo tanta necessità di “Veritas” soprattutto in questi tempi confusi.
Giuseppe
Risposta del sacerdote
Caro Giuseppe,
1. la citazione di San Tommaso che mi hai riportato è esatta e si trova precisamente nella Somma teologica, II-II,11, 3. È l’articolo in cui San Tommaso si domanda se gli eretici debbano essere tollerati.
Nel passo che hai riportato c’è qualche imprecisione di traduzione. Inoltre è solo la prima parte di quanto San Tommaso scrive.
2. Ecco dunque la seconda parte: “Alla Chiesa invece è presente la misericordia, che tende a convertire gli erranti. Essa perciò non condanna subito, ma “dopo la prima e la seconda ammonizione” come insegna l’Apostolo (Tt 3,10).
Dopo di che, se l’eretico rimane ostinato, la Chiesa, disperando della sua conversione, provvede alla salvezza degli altri, separandolo da sé con la sentenza di scomunica; e finalmente lo lascia al giudizio civile, o secolare, per toglierlo dal mondo con la morte”.
3. Come tu stesso osservi, l’affermazione di San Tommaso va contestualizzata.
Nel medioevo, come nelle epoche precedenti, nessuno discuteva sulla liceità della pena di morte.
Sembrava la cosa più logica di questo mondo sia perché in antico vigeva la legge del taglione sia anche per l’insicurezza delle carceri.
Il braccio secolare non sollevava dubbi sulla pena di morte degli eretici.
Certo, a noi dispiace la severità di queste pene, come del resto non riusciamo a comprendere l’inquisizione dell’eresia.
Ma la mentalità del tempo era quella.
4. È solo a partire dall’idea che la società si fonda su un contratto sociale, sul cedersi vicendevolmente una porzione di diritti per poter sopravvivere e coordinare la convivenza, che si comincia a mettere in discussione l’idea della pena di morte.
Proprio nel contratto sociale i diritti fondamentali, quali quelli del diritto alla vita, rimangono intatti perché si è disposti a cedere qualcosa ma non quello della vita. Perché è proprio per questo che si è disposti a cedere qualcosa.
5. Esponente di questo pensiero è, ad esempio, Cesare Beccaria il quale scrive: “Chi è mai colui che abbia voluto lasciare ad altri uomini l’arbitrio d’ucciderlo? (…). E se ciò fu fatto, come si accorda un tal principio con l’altro, che l’uomo non è padrone di uccidersi?” (Dei delitti e delle pene, § XVI ).
Dice anche che è “un assurdo, che le leggi, (…) che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettano uno esse medesime, e che per allontanare i cittadini dall’assassinio, ne ordinino uno pubblico” (Ib.).
6. Infine va osservato che San Tommaso non ha scritto un trattato sulla pena di morte, ma ne ha parlato come di un dato di fatto ammesso indiscutibilmente da tutti nell’ambito civile ed ecclesiastico, cercando di giustificarlo sotto il profilo razionale e teologico.
È opportuno rilevare che non si rifà affatto alla legge del taglione, ma giustifica la pena di morte per la difesa dell’innocenti.
7. In questo San Tommaso è stato un uomo del suo tempo.
Proporre una sentenza diversa avrebbe dato l’impressione di uno viveva sulle nuvole e al quale non stava a cuore il bene delle persone oneste e indifese.
Stupisce però che ci accanisca a dire che la Chiesa era a favore della pena di morte mentre non viene citato il pensiero laico o di altre religioni sul medesimo argomento, anche in riferimento ad avere una fede diversa da quella imposta al popolo.
8. L’autore del pezzo che mi hai inviato tra le varie imprecisioni scrive: “Tommaso d’Aquino, doctor angelicus, il dottore della Chiesa, l’ispiratore di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che nella Summa Theologica, un’opera ispirata dallo Spirito Santo e considerata come una Bibbia durante il Concilio di Trento…”.
Ebbene, la Somma teologica, per quanto pregevole, non è un’opera ispirata dallo Spirito Santo.
Secondo la dottrina cattolica e anche secondo San Tommaso sono ispirati dallo Spirito Santo solo i libri che hanno per autore principale Dio, e questi sono soltanto i libri della Sacra Scrittura. Gli agiografi (gli scrittori sacri) sono strumenti che si sono serviti dei loro propri talenti e della loro libertà.
Mentre la Somma teologica è opera di un uomo, di San Tommaso, il quale ha dettato ai suoi segretari, ma non li ha ispirati. È pertanto un’opera tutta e solo sua.
9. Inoltre, per quanto sia vero che durante il concilio di Trento la Somma teologica sia stata esposta in presbiterio accanto alla Bibbia, non era considerata come una Bibbia. Questo era noto a tutti!
Era invece considerata come uno strumento utile per penetrare nel significato esatto di tante questioni sottese nella Sacra Scrittura.
10. Infine, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI per quanto abbiano tenuto in alta considerazione il pensiero di San Tommaso, tuttavia nella loro impostazione filosofica e teologica non sono di impostazione tomista.
Giovanni Paolo II sembra risentire maggiormente della filosofia dei valori particolarmente in auge al tempo dei suoi studi, mentre Benedetto XVI sotto il profilo teologico si ispira di più a Sant’Agostino.
11. Un’ultima osservazione: San Tommaso poi non dice che l’eretico va messo fuori dalla Chiesa con l’interdetto, come scrive l’autore che hai citato, ma con la scomunica. Si tratta di due pene diverse.
Chi viene interdetto non può ricevere i sacramenti, ma non è messo fuori dalla Chiesa.
Per l’autore citato si ha l’impressione che una parola e una pena valga l’altra.
Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo