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Quesito
Gentile padre Angelo,
avrei una domanda su due figure della Sacra Scrittura di cui parla Gesù stesso, il profeta Daniele e San Paolo: “l’abominio della desolazione” e “il figlio della perdizione”. In particolare vorrei sapere se sono due figure distinte (il falso profeta e l’anticristo) oppure è un’unica figura chiamata in due modi diversi.
La ringrazio in anticipo per la risposta e la ricordo filialmente nelle mie preghiere.
Francesco
Risposta del sacerdote
Caro Francesco,
molto probabilmente si tratta di due realtà distinte.
La prima è una cosa o una situazione.
La seconda invece fa riferimento ad una persona specifica.
1. Gli esegeti non sono concordi nell’indicare in che cosa consista l’abominio della desolazione.
Dell’abominio della desolazione (o anche: della devastazione) ne parla non solo Daniele ma anche Gesù in Matteo 24,15: “Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele”.
La Bibbia di Gerusalemme commenta: “Daniele designava con ciò, sembra, un altare pagano che Antioco Epifane aveva fatto erigere nel tempio di Gerusalemme nel 168.
L’applicazione evangelica si realizzò quando la città santa e il suo tempio furono investiti e poi occupati dagli eserciti pagani di Roma” (cfr. Lc 21,20).
2. Alcuni hanno pensato che le parole di Gesù si riferiscano all’esercito romano che aveva assediato Gerusalemme.
Altri invece sostengono che l’abominio della devastazione riguarda le stragi e gli eccidi commessi nel recinto del tempio dagli zeloti. Questi si impossessarono con le armi del tempio e per tre anni e mezzo vi commisero le più orrendi le scelleratezze uccidendo più di 8500 uomini, come scrive Giuseppe Flavio nella sua Guerra giudaica (VI,3).
3. San Tommaso scrive: “Si può dire che è detto abominio l’esercito dei romani, e sono detti abomini della devastazione poiché furono devastatori della terra.
Oppure con gli abomini sono indicati gli idoli, e si può intendere un duplice idolo. Si legge che Pilato introdusse un’aquila nel tempio, che era un segno dei romani, e che i giudei chiamavano abominio.
Per cui quando vedrete un idolo posto nel luogo santo, allora potete conoscere l’adempimento della profezia di Daniele sulla distruzione di Gerusalemme.
Oppure si può dire che Gerusalemme fu distrutta in due modi. Primo, da Tito e Vespasiano, e allora il tempio fu incendiato, ed allora alcuni furono mandati via.
In seguito alcuni si ribellarono ancora, e allora Adriano, che successe a Traiano, la distrusse del tutto, diede la legge che nessun giudeo di abitasse ancora, e chiamò la città con il suo nome; così pure pose nel luogo santo un idolo. Per cui quell’idolo che pose Adriano può essere detto abominio” (Commento a Matteo 24,15).
4. Del figlio della perdizione se ne parla in due passi.
Il primo fa riferimento a Giuda, come si evince dalle parole di Gesù nell’ultima cena: “Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura” (Gv 17,12).
5. Il secondo invece lo troviamo in San Paolo: “Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l‘avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio” (2 Ts 2,3-4).
La Bibbia di Gerusalemme commenta: “L’apostasia sarà causata da un personaggio che porta tre nomi e si presenta come il gran nemico di Dio. È l’empio per eccellenza; l’essere destinato a perdersi; l’avversario di Dio, descritta qui in termini che si ispirano a Daniele 11,36 (dove si tratta di Antioco Epifane).
Nella tradizione cristiana, influenzata da Daniele, questo avversario riceverà il nome di anticristo.
Appare come un essere personale che si rivelerà alla fine dei tempi (mentre Satana, di cui è lo strumento, agisce da ora nel mistero), esercitando contro i credenti un potere persecutorio e seduttore, per l’ultima grande prova qui mette alla fine il ritorno di Cristo”.
6. Nulla vieta di pensare che l’abominio della desolazione possa coincidere anche con il figlio della perdizione, con colui che è chiamato anche l’uomo dell’iniquità e l’avversario.
Con la certezza che quei giorni saranno abbreviati a causa degli eletti, come ha detto il Signore (cfr. Mt 24,22), ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo