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Quesito

Buongiorno Padre,
Cerco di presentarmi e di presentarle la mia/nostra situazione e i miei quesiti. Siamo un ragazzo e una ragazza rispettivamente di 25 e 26 anni, abbiamo entrambi avuto due storie sentimentali della durata di 5 anni, storie molto sofferte e travagliate.
Questo, però, ha permesso di maturare, crescere e accrescerci nella fede e il Signore ha dato modo ad entrambi di effettuare un bel percorso da singoli al termine di queste esperienze.
Dio ci ha fatti incontrare nel bel mezzo di questi due percorsi, in una situazione davvero profonda e facendoci già assaporare il progetto che Lui aveva per noi: la GMG di Cracovia di quest’anno. Fin da subito abbiamo vissuto la nostra coppia a 3, nella Grazia, nel continuo dono reciproco e nella condivisione e lealtà reciproca. Stiamo praticando la castità e in tutto ciò che facciamo il Nostro Padre buono è costantemente presente.
Veniamo da zone d’Italia differenti, io Sardegna e lui Lazio, ma lavoriamo entrambi al nord, io a Milano e lui a …. Si parla di matrimonio e ci sentiamo totalmente appagati dall’altro, anche e soprattutto nelle difficoltà. In questi giorni abbiamo preso una scelta: andiamo a vivere insieme. Dato che non è possibile concludere il matrimonio nell’arco di questi mesi ma ci stiamo dando il tempo di un anno e quindi la scelta non rappresenta un test, una prova, che se va male ci gettiamo via. NO!! semplicemente vogliamo continuare a praticare la nostra splendida castità ma non privarci di una quotidianità che, essendo lontani ci manca e tramite un telefono alle volte risulta difficile. Vogliamo solo rientrare a casa la sera e non stare attaccati ad un cellulare ma bensì ascoltare la giornata dell’altro perdendosi nel guardare il suo viso, smorzare insieme le tensioni del lavoro o di chissà quale altra situazione semplicemente tenendoci per mano o con un abbraccio. Ecco, tutti gesti semplici, puri e naturali, e non ci pare di macchiare il rapporto con una scelta che, a noi non piace nemmeno chiamare convivenza ma semplicemente un condividere quotidiano della nostra genuinità e abbandono all’altro e SOPRATUTTO TUTTO VOLTA AD UN MATRIMONIO.
Mi faccia sapere lei cosa pensa di tutto questo da me appena spiegato.
Grazie e che Dio la benedica.
D.


Risposta del sacerdote

Cara D.,
1. è un passo sbagliato quello che avete deciso di fare e vi prego, anzi vi scongiuro, di tornare indietro.
È sbagliato perché va a macchiare quella purezza che avete cercato di conservare.
È vero che voi avete la volontà di rimanere casti e di giungere al matrimonio come Dio vuole, ma c’è un reale pericolo che non va tenuto in silenzio.
La nostra capacità di amare è insidiata dalla concupiscenza della carne. È Dio stesso che ce lo ricorda attraverso l’apostolo san Giovani in 1 Gv 2,16.

2. Il Pontificio consiglio per la famiglia in un bel documento intitolato “Sessualità umana: verità e significato” ricorda che la purezza dell’amore “passa attraverso la disciplina dei sentimenti, delle passioni e degli affetti” (n.16).
E al n. 18: “Per questo si richiede una capacità e un’attitudine al dominio di sé che sono segno di libertà interiore, di responsabilità verso se stessi e gli altri e, nello stesso tempo, testimoniano una coscienza di fede; questo dominio di sé comporta sia di evitare le occasioni di provocazione e di incentivo al peccato sia di saper superare gli impulsi istintivi della propria natura”.
La Dichiarazione Persona humana ricorda che è sempre necessaria “la disciplina dei sensi e dello spirito, la vigilanza e la prudenza nell’evitare le occasioni di peccato” (PH 9).
Pertanto è una grave imprudenza quella di andare a convivere.
Nessuno deve presumere di sé.
La nostra natura è ferita dal peccato originale e di fatto è inclinata anche al male.

3. Inoltre c’è un altro problema che non va dimenticato: quello della testimonianza cristiana.
Anche nel caso che voi viviate in perfetta castità, nessuno dall’esterno è tenuto a credervi. Anzi pensa quello che tutti normalmente pensano.
Ora il mondo ha bisogno di una testimonianza diversa.
Pensate ai giovani delle comunità cristiane dalle quali provenite e che con voi sono andati a Cracovia. Che cosa potranno pensare?
Diranno: “Una cosa del genere non la dovevano fare. Non è una bella testimonianza”.
E anche la comunità parrocchiale nella quale entrereste andando a convivere, che testimonianza ne riceverebbe?
Anche vivendo in perfetta castità non potreste fare la Santa Comunione perché sareste conosciuti come conviventi. Sarebbe uno scandalo.

4. Ma al di là di queste motivazioni, voi vi dovete mantenere liberi nei confronti l’uno dell’altro.
Anche se c’è il proposito di sposarvi, tuttavia non siete ancora sposati.
La convivenza vi obbliga a mettere su casa, a investire soldi, magari anche ad indebitarvi.
E magari dopo qualche mese di convivenza viene fuori che qualche cosa non va. Si comincia a pentirsi di aver intrapreso una strada che impedisce di prendere un momento di riflessione e di libertà di cui sentireste il bisogno.
Il timore di aver investito per il nulla vi impedirebbe un’analisi serena, obiettiva, libera. E magari andreste avanti solo per paura di avere sprecato energie in tutti i sensi.
Lo stare separati prima del matrimonio è fondamentale per la libertà interiore.
Per questo da qualche parte giustamente si è detto che per il matrimonio non c’è noviziato. Bisogna sentirsi liberi come l’aria.

Ecco dunque tre motivazioni che mi sembrano più che plausibili per scongiurarvi di recedere dalla decisione presa, che non vi renderebbe onore, né lo renderebbe a Dio e alle comunità ecclesiali da cui provenite e nelle quali andreste ad inserirvi.
Vi auguro una buona riflessione.
Vi accompagno con la preghiera e vi benedico.
Padre Angelo