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Quesito
Buongiorno Padre Angelo,
mi chiamo G., seguo spesso la sezione di "Un sacerdote risponde" per i miei dubbi morali.
Questa volta ho pensato di scrivere io per chiederLe se poteva indicarmi la posizione della chiesa sul tema della prescrizione di contraccettivi (farmacologici o barriere) nelle ricette mediche.
Sono un medico da poco laureato e nei miei tirocini dal Medico di Medicina Generale (il medico di base per intenderci) ho notato la frequente prescrizione di metodi contraccettivi.
Io non ho dubbi nel NON prescrivere metodi cosidetti "contraccettivi" criptoabortivi (come la pillola del giorno dopo) o abortivi, i miei dubbi sono sul come comportarmi nel caso mi venisse chiesta una contraccezione farmacologica o meno, tenendo anche conto del fatto che molti di questi pazienti non sono credenti…
Inoltre possono esserci dei casi in cui la contraccezione fisica (condom, diaframmi etc etc) viene data non con una finalità di contraccezione ma con il fine di evitare malattie sessualmente trasmissibili. Le faccio un esempio per spiegarle meglio: un mese facevo da assistente ad un medico di base, una donna affetta da Candidosi vaginale, il medico le prescrive la terapia appropriata e in più aggiunge che per qualche giorno la donna e il marito dovrebbero astenersi dai rapporti e qualora questo non fosse possibile di utilizzare almeno il profilattico. Il consiglio del medico mi è sembrato ragionevole.
Oppure nella prescrizione di terapie ormonali contraccettive utilizzate con lo scopo misto di contraccezione e terapia (endometriosi, acne etc. etc.) ma non so come si esprime la chiesa a riguardo e dunque cosa sarebbe più giusto fare.
Fondamentalmente quello che le sto chiedendo e se bisogna rispettare la libertà di persone che scelgono la contraccezione e il compito mio dovrebbe dunque essere unicamente quello di mettere loro al corrente di eventuali rischi e limiti connessi all’utilizzo di tali farmaci o mezzi o se questo mi renderebbe complice di azioni immorali.
Approfitto ancora della Sua pazienza per chiederle come dovrei comportarmi in questo secondo caso, inoltre sarebbe gentilissimo se potesse citarmi qualche pronunciamento della chiesa a riguardo, nelle mie ricerche non ho trovato nulla.
La ringrazio per il tempo che mi dedicherà.
Cordiali saluti
G.
Risposta del sacerdote
Caro G.,
1. come premessa generale rimando alla risposta pubblicata sul nostro sito proprio ieri 2 ottobre 2016 e che ha per titolo “Sul comportamento del medico che si trova davanti una donna che vuole la pillola del giorno dopo o la pillola contraccettivo”.
2. In merito alla prima domanda che mi hai fatto (il caso della donna affetta da candidosi) io – se fossi stato medico – avrei detto semplicemente che a motivo di questo sarebbe stato necessario astenersi dai rapporti sessuali per qualche tempo. E non avrei aggiunto altro.
3. Consigliare di usare contraccettivi di barriera non rientra nel compito del medico.
4. Qualora in un caso come quello presentato il paziente domandi sui metodi contraccettivi, il medico può dire che lui indica l’astinenza sessuale anche perché i mezzi di barriera – sebbene possano contenere la trasmissione del virus – hanno la loro fallacia, tenuto conto della particolare capacità dei virus di contagiare.
Il resto appartiene alla coscienza dei pazienti e non più del medico.
Tanto più che per procurasi dei profilattici non è necessaria la ricetta medica.
5. Diverso invece è il caso in cui si tratta di prescrivere terapie ormonali.
Qui la finalità è strettamente terapeutica. L’effetto contraccettivo è collaterale ed è sopportabile (accettabile) in forza del principio del volontario indiretto.
6. Mi chiedi se ci siano pronunciamenti della Chiesa in materia.
Ci sono i principi generali secondo cui il male non va mai fatto né consigliato.
Le deduzioni da applicare ai singoli casi sono di pertinenza dei teologi.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo