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Vescovo (1355-1419)
Un giovane che voleva entrare a far parte dell’Ordine dei predicatori (domenicani) nel secolo xiv di solito proveniva da famiglia agiata e aveva una solida formazione; Giovanni non possedeva né l’una né l’altra: la sua famiglia a Firenze era di umili origini e il suo grado di istruzione al di sotto della media; in più era balbuziente. La sua serietà e la sua ostinazione furono però premiate e a diciassette anni vestì l’abito domenicano nel convento di S. Maria Novella, superando le resistenze degli stessi frati. Questo è Giovanni Banchini (o Bacchini) detto “Dominici” – di Domenico – probabilmente dal nome paterno.
Lo zelo ardente per l’osservanza regolare ne fece un campione della restaurazione italiana intrapresa dal Beato Raimondo da Capua. Fondò a Venezia (1395) coi discepoli di Caterina da Siena il monastero “Corpus Christi” e il convento di San Domenico di Fiesole (1406) avamposto della Riforma e fucina di santi. All’instancabile ministero della parola (il Dominici riuscì a vincere una balbuzie congenita) egli associò una rara efficacia di scrittore e la “Lucula noctis”, la “Regola del governo di cura familiare”, il “Libro d’amore di carità” testimoniano il poderoso tentativo di arginare l’umanesimo paganeggiante.
Nel 1406 partecipò al conclave dove venne eletto papa Gregorio XII, del quale fu confessore e consigliere, e dal quale fu creato cardinale di S. Sisto e nominato arcivescovo di Ragusa. Durante il Grande Scisma d’Occidente spinse papa Gregorio a ritirarsi, quando fu chiaro che era quello l’unico modo per ottenere la rinuncia degli antipapi alle loro pretese; fu lui ad annunziare al concilio di Costanza le dimissioni del pontefice.
Godeva di un’alta reputazione di diplomatico e negoziatore accanto a quella di teologo, ma il neoeletto papa Martino V gli diede un incarico assai gravoso: lo nominò legato in Boemia, con lo scopo di arginare l’influenza ussita, un gruppo evangelico con tesi simili a quelle dei seguaci di John Wyclif in Inghilterra.
Arrivò a Praga poco dopo che Giovanni Huss era stato bruciato sul rogo nel 1414; la città era sconvolta da disordini e Huss era considerato un eroe nazionale: l’università di Praga l’aveva dichiarato martire e i suoi seguaci si armavano per combattere l’imperatore. Il cardinal Dominici tentò di introdurre misure per reprimere íl movimento ussita, che vennero però respinte dal re Venceslao di Boemia. Costretto a lasciare il paese si recò in Ungheria, ma al suo arrivo a Budapest fu assalito da una febbre e morì il 10 giugno 1419. Il suo culto fu confermato nel 1832 da Gregorio XIV.