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Quesito
Salve Padre Angelo,
le riporto le affermazioni di mio figlio che vorrebbe sapere un suo parere in merito. Ecco ciò che mi ha dettato.
Secondo il mio pensiero non capisco perché Dio permetta l’esistenza dell’inferno: in un suo ricatto l’essere umano è costretto a sottomettersi al volere e ai capricci del Dio Padre cristiano in una maniera simile al terrore propagato in una maniera simile a come è rappresentato dalla scommessa di Pascal (una cosa in sé riduttiva ma non è questo il punto).
Dà la libertà all’uomo di scegliere nella vita, ma anche nella più grande ignoranza dell’uomo non dà possibilità di scelta dopo la morte.
E dunque la concezione di libertà cristiana è pressoché la stessa di quella di un sistema giudiziario, solo che non si sa a priori dell’esistenza di questi “poliziotti”.
È permessa la sofferenza perpetua ai dannati analogamente a lasciare ad una sua creatura la libertà di buttarsi (metaforicamente) in una pozza di lava, ma lascia che questi si brucino per sempre senza possibilità di espiazione le proprie colpe.
Se una persona afferma/crede di non meritare l’inferno per aver aderito a dei principi personali che siano deplorevoli o meno. Bisognerebbe dare la libertà a quest’individuo di non scegliere l’inferno anche dopo la morte.
Se non vi è questa possibilità non esiste libertà incondizionata e quindi non esiste libertà.
Se Dio è vero amore non permetterebbe l’esistenza dell’inferno, poiché se esistono esseri umani che non condannerebbero nessuno e darebbero misericordia a tutti, dovremmo affermare che questi specifici individui (o, se vogliamo, un altro Dio) sono più misericordiosi di Dio e dunque Dio non sarebbe amore assoluto? Sarebbe una contraddizione clamorosa.
Sarei curioso di sentire la sua.
Cordialmente.
A. G.
Risposta del sacerdote
Cara Irene,
solo oggi sono giunto alla mail che mi hai inviato il 17 ottobre 2021.
Mi spiace e te ne domando scusa.
1. Leggendo la mail mi sono detto: “Ma questo non è il Dio che io da sempre ho conosciuto, che ho amato e che posseggo nel mio cuore.
Non è il Dio predicato nel Vangelo. Questo non è il Dio che amo e che cerco”.
Questa è una caricatura di Dio.
E in virtù di questa caricatura, come se corrispondesse a verità, viene espressa una condanna in maniera così aspra, per non dire blasfema.
Questo non è corretto.
Si tratta di una caricatura che tuo figlio si è costruita con la sua fantasia che non ha alcun riscontro nel Vangelo.
Se l’avesse letto, documenterebbe con tanto di versetti le affermazioni che contesta.
Qui invece non ce n’è un’affermazione di Gesù che pretenderebbe di contraddire.
2. Questo ragazzo certamente da un pezzo ha abbandonato la pratica religiosa. Perché se andasse in Chiesa, non ne verrebbe fuori con l’idea di un Dio poliziotto.
Penso che non lo si senta a predicare da nessuno altare di questo mondo.
Chiunque se leggesse la mail che mi hai inviato direbbe: “È questo il Dio che tanti amano fino a spendere la propria vita per lui?”.
3. Bisognerebbe che tuo figlio leggesse il Vangelo. Allora ne verrebbe fuori con un’altra visione.
Ad esempio, ha mai sentito dire che Dio è amore (cfr. 1 Gv 4,8)?
Come conciliare le sue affermazioni con l’affermazione che Dio ha dato di se stesso: “Dio è amore e chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio in lui” (1 Gv 4,16).
Sa che cosa significa rimanere in Dio?
Sa che cosa significa che Dio rimane in lui?
4. C’è da augurarsi che si sia allontanato da Dio solo fantasticando a tavolino.
Il più delle volte ci si allontana senza accorgersene.
Ci si allontana con il peccato perché il peccato è proprio questo: un allontanarsi da Dio.
Se tuo figlio vivesse in Dio e Dio vivesse in lui comincerebbe a sperimentare qualcosa che non è di questo mondo e che giustamente i teologi definiscono come “soprannaturale”.
Si tratta di un certo assaporamento o prelibazione della beatitudine futura.
Tale assaporamento non può essere attuato se non si vive in grazia perché Dio non entra in un’anima inquinata dal peccato (cfr. Sap 1,4).
5. Alcuni peccati poi, senza far diventare delinquenti e pur facendo rimanere “bravi ragazzi, solari”, come si dice oggi, spengono il gusto delle cose di Dio e annebbiano la mente nei confronti della realtà spirituali. Fanno diventare spiritualmente ciechi.
Si tratta essenzialmente dei peccati di impurità.
Secondo San Tommaso è “a motivo del peccato di lussuria che l’uomo massimamente si allontana da Dio” (Commento in Giobbe, lez. 31, inizio) e “dalla lussuria deriva la cecità della mente, che elimina quasi del tutto la conoscenza dei beni spirituali, mentre dalla gola deriva l’ottusità del senso, che rende l’uomo debole nella considerazione di questi beni.
Al contrario le virtù opposte dell’astinenza e della castità dispongono l’uomo alla perfezione della vita spirituale. Per cui in Daniele si legge che ‘a questi giovani’, casti e astinenti, ‘Dio conferì scienza e cognizione in ogni specie di libro e di sapienza’ (Dan 1,17)” (Somma teologica, II-II, 15, 3).
6. Infine, credere in Dio ed essere cristiani non significa semplicemente aderire ad alcuni principi, come se si trattasse di una ideologia.
Il cristianesimo non è un’ideologia.
Essere cristiani significa incontrare una Persona, anzi, incontrare il Creatore che si rivela e si comunica a noi come ad amici per renderci partecipi della sua comunione di vita.
Con l’augurio di un sereno e Santo Natale assicuro volentieri la mia preghiera perché tuo figlio possa incontrare il Signore e vivere insieme con Colui che ha detto disse: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12).
Vi benedico.
Padre Angelo