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Quesito

da qualche mese, ascoltando casualmente alcune catechesi di un Padre domenicano, e le risposte che lei stesso fornisce ai quesiti che le vengono proposti, sono rimasta davvero colpita dalla vostra spiritualità.
Personalmente, ho sempre avuto una tensione alla conoscenza, sono sempre in ricerca, non mi accontento mai, desidero scendere sempre più in profondità, e soprattutto durante l’emergenza pandemica, nella solitudine interiore, certe domande si sono affacciate prepotentemente, più che al cuore, alla testa.
Provvidenziale piuttosto che casuale, definirei questi incontri virtuali, poiché tutto quello che ho letto e ascoltato sino ad ora, prevalentemente di taglio teologico – filosofico, sembra rispondere pienamente ai miei interrogativi. Ho iniziato seppur con difficoltà, uno studio personale, non solo per rafforzare la mia fede, ma visto il mio impegno in ambito parrocchiale, ho ritenuto che una fede consapevole, strutturata, potesse rappresentare una risposta alla domanda di verità che proviene dai credenti e non, pur nella consapevolezza che i misteri di Dio sono insondabili e che non c’è una risposta a tutto.
Confrontandomi con alcuni sacerdoti però, ho avuto l’impressione che questo mio desiderio fosse al di là di quello che venisse richiesto ad un cristiano medio, quasi che si trattasse di snobismo spirituale! Ho provato un grande senso di delusione misto a tristezza.
Ora io le chiedo, in termini spirituali, è davvero così? Rischiamo davvero di allontanarci dalla semplicità evangelica o dobbiamo dare ascolto alla voce interiore, attraverso la quale è Dio stesso che ci parla, che ci spinge a farci intermediari, a mettere a frutto i nostri doni, a cercare sempre continuamente la verità?
Grazie
Maria


Risposta del sacerdote

Cara Maria,
1. Lo Spirito Santo ci ricorda attraverso San Pietro che dobbiamo essere sempre in grado di rendere ragione della speranza che è in noi.
Ecco le testuali parole: “Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3,15).
Non basta dire: “Noi crediamo”.
Gli altri potrebbero rispondere: “È tutta una vostra illusione, siete degli alienati”.
Lo Spirito Santo invece ci chiede di mostrare a tutti che è ragionevole credere in Cristo perché ci ha dato prove eclatanti della sua divinità.

2. Siamo stati cresimati per diventare testimoni di ciò in cui crediamo.
È vero che la prima testimonianza si dà con la vita. Ma come la fede necessita di essere predicata per entrare nel cuore dell’uomo, così ugualmente la fede ha bisogno della parola per radicarsi più profondamente.
A questo scopo il sacramento della cresima “ci accorda una speciale forza dello Spirito Santo per diffondere e difendere con la parola e con l’azione la fede, come veri testimoni di Cristo, per confessare coraggiosamente il nome di Cristo e per non vergognarci mai della sua croce” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1303). 

3. Rendere più solida la fede attraverso l’ascolto delle catechesi è la stessa cosa che mettersi in ascolto di Cristo e perpetuare nel tempo quello che Egli faceva quando era qui sulla terra: “Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare” (Mc 14,49).
Quando ci si mette in ascolto delle catechesi si rientra nel numero di quelle folle che “si radunavano intorno a lui, ed egli, come era solito, di nuovo le ammaestrava” (Mc 10,1); “ed essi erano colpiti dal suo insegnamento, perché insegnava, come avendo autorità” (Mc 1,22).
E’ quanto rilevano anche i suoi nemici, per ricavarne un motivo di accusa, di condanna: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».

4. Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Cathechesi tradendae ha scritto: “La chiesa, in questo XX secolo che volge al termine, è invitata da Dio e dagli avvenimenti – i quali sono altrettanti appelli da parte di Dio – a rinnovare la sua fiducia nell’azione catechetica come in un compito assolutamente primordiale della sua missione. Essa è invitata a consacrare alla catechesi le sue migliori risorse di uomini e di energie, senza risparmiare sforzi, fatiche e mezzi materiali, per meglio organizzarla e per formare un personale qualificato” (n. 15).

5. Nell’enciclica Fides et ratio il medesimo Papa ricorda che “la fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità.
È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso (FR 1).

6. Continua dunque così. È Cristo che te lo chiede. Ne hai bisogno tu e ne hanno bisogno anche quelli che il Signore mette sui tuoi passi perché tu annunci il suo Vangelo di pace e sappia renderne ragione.

Ti benedico, ti auguro una fruttuosa Quaresima e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo