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Quesito
Caro Padre Angelo,
ho letto numerosi articoli e sentito altrettante voci sul tema “divorzio” inerente ai padrini e madrine di battesimo. Premesso che ho ben chiaro il ruolo che ricoprono e la posizione della Chiesa a riguardo, devo, per onestà intellettuale, ammettere che non mi è ben chiara la posizione del parroco quando dice che non “accetta” divorziati o conviventi, non puntualizzando che nel caso in cui si è divorziati non risposati o non conviventi invece si può ricoprire questo ruolo. Il mio quesito dunque è: se io ometto il divorzio, tra l’altro di un matrimonio civile, al parroco che altrimenti non mi fa scegliere quel padrino, può lo stesso fare ricerche di sua iniziativa o come prassi per confermare l’idoneità della persona (risalendo al divorzio) o è semplicemente una questione prettamente morale? Io ovviamente ci tengo che sia fatto tutto nel rispetto del Sacramento ma d’altro canto non voglio scontrarmi con ideologie radicate nel tempo seppur “dovrei” essere nel giusto. Come devo comportarmi? Ho bisogno realmente di questa delucidazione.
La ringrazio infinitamente per l’attenzione e l’aiuto.
Ilaria
Risposta del sacerdote
Cara Ilaria,
hai ragione: non è corretto dire semplicemente che i divorziati non possono fare i padrini.
1. Infatti se uno è divorziato da un matrimonio civile ha cessato di essere in una situazione regolare e può fare il padrino.
Se il parroco gli chiede se è divorziato, può rispondere di no, perché non ha divorziato dal matrimonio sacramento.
Il matrimonio civile per due battezzati è infatti canonicamente nullo.
2. Ugualmente se uno ha subìto il divorzio, nulla gli impedisce di fare da padrino.
La situazione irregolare in cui vive non dipende da lui, ma di colui che ha voluto il divorzio.
3. Può succedere anche che uno abbia dato il divorzio e quindi sia colpevole di questa sua decisione.
Nel frattempo però se ne è pentito e ravvisa che non è possibile, almeno per il momento o forse anche per sempre, di tornare a vivere col proprio coniouge.
In tal caso può ricevere i sacramenti e con questo può anche fare da padrino o da madrina.
4. Talvolta vi sono situazioni che come unica via d’uscita reclamano il divorzio.
È il caso previsto dal Catechismo della Chiesa Cattolica: “Se il divorzio civile rimane l’unico modo possibile di assicurare certi diritti legittimi, quali la cura dei figli o la tutela del patrimonio, può essere tollerato, senza che costituisca una colpa morale” (CCC 2383).
In questo caso si è consapevoli che il vincolo matrimoniale rimane intatto davanti a Dio, non si intende affatto distruggerlo e non si ha alcuna intenzione di passare a nuove nozze civili.
È un divorzio fatto davanti alla legge civile per tutelare il bene dei figli o del patrimonio.
È evidente che qui si può accedere ai sacramenti e si può fare da padrino o da madrina
5. Quando il parroco dice che i divorziati non possono fare da padrini e da madrine intende riferirsi solo ai divorziati risposati o conviventi.
6. Comprendo bene che i parroci non possono ripetere tutte le volte la varia casistica.
A questo punto sta ai fedeli manifestare la propria situazione. Il parroco li tranquillizzerà e dirà loro quello che io qui ho esposto.
7. Riguardo alla tua domanda finale: il parroco potrebbe fare ricerche su quanto gli hanno detti i candidati a fare da padrino e da madrina.
Ma non le fa perché ordinariamente si fida di quello che gli dicono le persone
È vero che qualcuno lo può ingannare, ma con la conseguenza che se ne prende le proprie responsabilità davanti a Dio.
Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo