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Quesito

Buongiorno caro padre Angelo,
mi chiamo Daniela, ho 57 anni e le scrivo perché vorrei dei chiarimenti per quanto riguarda il digiuno. Nella Bibbia Gesù non spiega come bisogna farlo. Dice semplicemente digiunate.
La Chiesa dà poche indicazioni riguardo su come fare il digiuno. Stabilisce solo quello che è di precetto. Io il digiuno l’ho sempre inteso come dice la Madonna a Medjugorie, pane e acqua il mercoledì e il venerdì.
L’altro giorno ho sentito una catechesi di un sacerdote molto bravo e preparato che diceva che non è sbagliato seguire quello che dice la Madonna a Medjugorie, ma siccome non è stata riconosciuta dalla Chiesa perché fare il digiuno come dicono a Medjugorie? Secondo lui è meglio fare il digiuno delle 12 ore, cioè dalle 6 di mattina fino alle 18 di sera non si mangia e non si beve niente e poi dalle 18 di sera si può mangiare. Sono rimasta perplessa perché non l’avevo mai sentito questo digiuno delle 12 ore.
Se è possibile vorrei dei chiarimenti. Lei conosce questa pratica del digiuno delle 12 ore? Se sì, da dove viene, è una cosa antica? Io non ne ho mai sentito parlare da nessuno. Quale digiuno si deve fare? Non va bene quello pane e acqua mercoledì e venerdì?
Spero che mi risponderà.
Grazie, tanti saluti e benedizioni da Daniela


Risposta del sacerdote

Carissima, 
1. per quanto riguarda i digiuni è sempre necessario attenersi alla normativa della Chiesa che, soprattutto in questa materia, non insegna mai a fare il passo più lungo della gamba.

2. Certo, non è sbagliato andare più in là, soprattutto se una persona ne ha le energie.
Ma anche in questo caso si consiglia sempre di passare attraverso il vaglio del confessore, persuasi che con un atto di obbedienza al confessore si fa più profitto nella vita spirituale e si giova maggiormente per il bene della Chiesa che con tanti digiuni fatti al di fuori dell’obbedienza.
L’obbedienza infatti a suo modo è un ottimo digiuno. È il digiuno della nostra volontà che antepone alle proprie vedute la volontà di Dio manifestata anche attraverso coloro che lo rappresentano.

3. Sulla forma del digiuno di 12 ore anch’io non ne ho mai sentito parlare, ma si deve dire la stessa cosa. La Chiesa nella sua sapienza non proporrà mai una cosa del genere.
I corpi e le necessità dei singoli non sono identici.
Inoltre la professione che si svolge può esigere che il nostro organismo si mantenga vigoroso e vigile provvedendo alle sue necessità tanto per l’acqua quanto per il cibo.
Nel caso che tu pensassi di fare un simile digiuno ti chiederei di passare prima dal confessore e di stare alla sua obbedienza.

4. Appartenenti ad altre religioni fanno un digiuno che somiglia a quello delle 12 ore, terminate le quali si possono abbuffare in tutte le maniere.
Senza esprimere un giudizio su questa prassi, va detto però che il digiuno cristiano non è semplicemente penitenza ma è partecipazione al sacrificio di Cristo sulla croce.
È essenzialmente animato dall’amore per Gesù Cristo e finalizzato alla redenzione, alla salvezza delle anime.

5. Per questo il santo Papa Paolo VI nella costituzione apostolica Paenitemini, nella quale regolamenta la disciplina della Chiesa circa la penitenza, scrive: “Seguendo perciò il divino Maestro, ogni cristiano deve rinnegare se stesso, prendere la propria croce, partecipare ai patimenti di Cristo; trasformato in tal modo in una immagine della sua morte, egli è reso capace di meritare la gloria della risurrezione. Seguendo inoltre il Maestro, dovrà non più vivere per se stesso, ma per colui che lo amò e diede se stesso per lui, e dovrà anche vivere per i fratelli, dando compimento «nella sua carne a ciò che manca alle tribolazioni di Cristo… a pro del suo corpo che è la Chiesa»”.

6. Sempre il medesimo santo Papa aggiunge: “La Chiesa insiste anzitutto perché si eserciti la virtù della penitenza nella fedeltà perseverante ai doveri del proprio stato, nell’accettazione delle difficoltà provenienti dal proprio lavoro e dalla convivenza umana, nella paziente sopportazione delle prove della vita terrena e della profonda insicurezza che la pervade”.
Questa è la prima e insostituibile forma di digiuno.
Questo digiuno è santificante perché comporta l’esercizio di molte virtù cristiane.

7. Si può diventare santi senza l’esercizio di particolari digiuni, ma non si può diventare santi senza l’esercizio delle virtù che conformano sempre di più ai sentimenti di Gesù Cristo.
Si legge che un giorno il diavolo incontrò San Macario (un padre del deserto) e gli disse: “Non è per i tuoi digiuni che trionfi su di me, perché tu digiuni qualche volta e io sempre. Non è per le veglie perchétu vegli qualche volta e io sempre, ma è per la tua umiltà”.

Pertanto in questa materia passa sempre attraverso il confessore e stai alle sue indicazioni anche nel caso che ti sembrassero lassiste.
È più meritoria l’obbedienza e l’umiltà che fare di propria testa.
Con l’augurio di ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo