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Quesito
Caro Padre,
a parte la recita materiale del Rosario, che cosa si deve fare mentre si recitano il Padre nostro e le Ave Maria?
La saluto cordialmente.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. la preghiera del Rosario consta di due elementi: uno materiale e l’altro spirituale.
L’elemento materiale consiste nell’enunciare i misteri e nel proferire il Padre nostro, le Ave Maria e il Gloria al Padre.
Sotto questo aspetto è una preghiera semplicissima e accessibile a tutti.
Questo elemento materiale è come il letto di un fiume, che serve a contenere l’acqua che scorre.
Qui l’acqua che scorre è costituita dalla contemplazione del mistero. Ed è l’elemento spirituale.
Ma che cosa si deve fare in questa contemplazione?
2. Ebbene, nella contemplazione dei misteri si devono fare essenzialmente tre cose.
La prima consiste nella ricostruzione dell’evento menzionato.
Mentre lo si ripresenta alla mente, il Signore ci rende contemporanei e protagonisti di quell’evento, come se adesso lo compisse per noi. Non si accontenta di farcelo ricordare, ma ce lo rende attuale.
La ricomposizione dell’evento richiede la conoscenza del Vangelo. Sicché il Rosario parte dal Vangelo e lo porta dentro la nostra vita.
È questa la sua prima preziosità: porta Gesù con la sua onnipotenza salvatrice dentro i nostri problemi e i nostri travagli.
3. Mentre le nostre labbra si sciolgono nella recita del Pater e delle Ave Maria, la seconda cosa da fare consiste nel ringraziare il Signore per l’evento che ha compiuto e che ora ci fa vivere come protagonisti.
Il Signore non ha bisogno del nostro grazie, ma ne abbiamo bisogno noi.
Dire grazie rinnova lo stupore e l’affetto per il dono e per il donatore.
Se si corre il rischio di dare per scontati tutti gli eventi dell’incarnazione, della redenzione e della gloria, con il Rosario ci soffermiamo a dire grazie a Gesù per ogni evento compiuto e anche per ogni parola uscita dalla sua bocca.
Così impariamo a dire grazie per il sì di Maria che a nome nostro lo ha accolto e lo ha dato al mondo.
Grazie perché Gesù viene a ripetere in noi quello che ha fatto con Elisabetta e con Giovanni quando li ha visitati per mezzo di Maria.
Grazie perché ci dona la pace del Paradiso che ha riempito il cuore dei pastori e dei magi a Betlemme.
Grazie per la flagellazione con la quale espia i nostri peccati carnali.
Grazie per la coronazione di spine con la quale espia i peccati di superbia.
Grazie per la sua passione e morte: perché con quella medesima potenza con cui il venerdì santo hanno scosso la terra adesso può scuotere il nostro cuore e quello di coloro per cui preghiamo.
Grazie per sua risurrezione, per la sua ascensione, per l’effusione della Spirito Santo, per la glorificazione di Maria e di tutti i Santi.
4. La terza cosa da fare consiste nel supplicare Dio per le nostre necessità, per quelle della Chiesa e del mondo interponendo i meriti che Cristo ci ha acquistato con quell’evento e che ora mette nelle nostre mani perché siano il nostro prezzo per accompagnare in maniera adeguata la nostra preghiera.
5. La ricostruzione dell’evento viene fatta mettendosi dal punto di vista di Maria. Anzi, viene fatta insieme con Lei.
Ugualmente con Lei si dice il nostro grazie e si elevano le nostre richieste.
Così la nostra preghiera diventa potentissima.
Non ci si meraviglia allora che Giovanni Paolo II abbia detto più volte che il Rosario era la sua preghiera preferita, che l’aveva accompagnato nei momenti di gioia e di prova e che ad esso aveva consegnato tante preoccupazioni e in esso sempre aveva trovato conforto.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo