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Quesito

Caro padre Angelo,
La ringrazio per le risposte che ci da sempre nel sito ed anche per quelle che spesso mi da privatamente.
Vengo alla mia domanda che mi pongo ormai da 30 anni. 
Leggendo la sua rubrica ho finalmente capito cosa significa che Dio è motore immobile ed atto puro e ho capito che con la sola ragione si è certi della sua esistenza. Ora io sono sicuro che Dio è buono e vuole il mio bene e ne sono certo per fede. Vorrei invece chiedere come capire, con la sola ragione, ed essere certi della sua bontà senza scomodare la fede così come senza scomodare la fede siamo certi che Dio esista. Ci sono illustri filosofi anche ‘pagani’ oltre che cristiani che hanno affrontato questo argomento? Spero che la mia domanda non sia mal posta e che non abbia scritto cose inesatte. 
Le chiedo una preghiera. Anche io pregherò per lei.
Cordiali saluti


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. la dimostrazione della bontà di Dio è abbastanza semplice. 
Partendo dall’argomentazione più facile si può dire: Dio non aveva alcun obbligo di creare, né la creazione gli ha aggiunto qualche cosa.
Ha creato perché ha voluto che altri potessero partecipare della sua perfezione infinita. In gergo teologico noi diremo: ha voluto che altri partecipassero della sua gloria.
Noi diciamo che è una persona è buona quando apre il cuore.
Ebbene, con la creazione Dio ha aperto il proprio cuore e ha donato a tutti gli esseri l’esistenza e tutto quello che hanno.

2. È anche chiaro che Dio non ha creato per accrescere la propria gloria perché diversamente non sarebbe Dio mancandogli ancora qualcosa.
Ha creato per comunicare la sua bontà. Infatti Dio non ha altro motivo per creare se non il suo amore. 
San Tommaso d’Aquino descrive l’atto della creazione con una bellissima immagine. Dice: “Aperta la mano con la chiave dell’amore, ha fatto sì che le creature venissero alla luce” (Commento al libro delle Sentenze, II, prologo).

3. Procedendo verso il più difficile, si potrebbe procedere dalla quarta via di San Tommaso per giungere alla conoscenza di Dio.
San Tommaso parte da questa constatazione: in questo mondo esistono tante realtà buone. Non tutte hanno il medesimo grado di bontà. Alcune ne hanno più di altre. Nessuna in se stessa ha la pienezza di bene.
Ciò significa che nessuna ha il bene da se stessa, ma possiede un bene limitato, partecipato.
Ora se nessuno ce l’ha da se stessa, significa che in definitiva tutte ricevono una porzione di bontà da quell’essere che è la bontà in se stessa e può comunicare la bontà.
Questa bontà in se stessa e che è causa di qualsiasi altra bontà corrisponde a ciò che noi chiamiamo Dio.

4. Un filosofo greco, un certo Simplicio, vissuto tra il 490 e il 560, riporta un’affermazione stringatissima di Aristotele, il filosofo autore dell’espressione di motore immobile e di atto puro. È tratta da un sua opera ormai perduta.
Ecco le sue testuali parole: “Generalmente se nelle cose esiste il meglio, in esse esiste anche l’ottimo. Poiché dunque tra gli enti uno è migliore dell’altro, c’è in conseguenza tra gli enti anche l’ottimo. E questo è per certo lo stesso Divino” (De Coelo, Scholia in Aristotelem, art. 6).
Come rilevavo, è un’affermazione stringatissima e potrebbe dare l’impressione che venga saltato qualche passaggio.
Ma alla luce di quello che ho detto nel punto precedente, l’Ottimo è colui per cui tutti gli esseri hanno una porzione di bontà.
Se ce l’avessero da se stessi, l’avrebbero in pienezza e da sempre.

Ti auguro di poter possedere la bontà in pienezza, che è Dio. Perché il nostro cuore si sazia solo con il possesso del Bene infinito.
Ti ricordo volentieri nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo