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Quesito
Caro Padre Angelo,
sono uno studente di 19 anni, assiduo lettore di Amici Domenicani e sono cattolico praticante. Vengo subito al punto: un mio amico (più grande di me, molto impegnato in parrocchia e dottorando in una prestigiosa università pontificia) mi ha confidato che interiormente non crede più a diversi dogmi della Chiesa Cattolica e che ormai si considera ortodosso.
Continua a frequentare la Chiesa Cattolica (facendo la comunione tutti i giorni) perché per svariati motivi per il momento non può formalmente convertirsi, cosa che avverrà fra anni forse e che dovrà comunque mantenere segreta per evitare ripercussioni in famiglia e altrove. Questo ragazzo mi ha detto che probabilmente gli ecclesiastici ortodossi gli chiederanno di ripetere il battesimo, ma c’è anche la possibilità di dover “rifare” solo la Cresima (per quello che ho capito il patriarca della Chiesa ortodossa dove vuole andare ha fatto un accordo con papa Francesco per evitare il secondo battesimo in caso di conversioni, sia dal cattolicesimo all’ortodossia, sia viceversa, ma l’applicazione di questa decisione dipende dai singoli vescovi).
Nel caso in cui questo mio amico debba “solo” ripetere la Cresima, questa diventerebbe nulla e infruttuosa dal punto di vista cattolico?
E inoltre: sarebbe meglio per lui smettere di frequentare le messe cattoliche, dato che quando recita il Credo e altre formule non è d’accordo su diversi punti, o posso sperare che questo permanere involontario e temporaneo nel cattolicesimo possa fargli cambiare idea anche se adesso si comporta da “ipocrita” (lo dico senza cattiveria, anzi, con un senso di profonda tristezza per lui che è costretto a fare queste recite)?
So che le sue intenzioni sono pure e che vuole convertirsi perché è convinto di avere trovato la Verità altrove, ma non so cosa è meglio fare.
Grazie,
Risposta del sacerdote
Carissimo,
ti riporto alcuni punti della Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede Dominus Jesus sulla Chiesa cattolica nel rapporto con le altre Chiese cristiane.
1. La prima grande affermazione è questa: non può esserci che un’unica Chiesa perché come c’è un solo Cristo, un solo Signore, così unico è anche il suo corpo.
Di questo corpo ne designa il capo, Kefa (Cefa), al quale egli stesso ha dato questo nome: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa, che significa Pietro” (Gv 1,42).
A questo corpo, che ha come capo Pietro, ha riservato le sue promesse: “le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18).
Scrive la Dominus Jesus: “In connessione con l’unicità e l’universalità della mediazione salvifica di Gesù Cristo, deve essere fermamente creduta come verità di fede cattolica l’unicità della Chiesa da lui fondata.
Così come c’è un solo Cristo, esiste un solo suo Corpo, una sola sua Sposa: «una sola Chiesa cattolica e apostolica».
Inoltre, le promesse del Signore di non abbandonare mai la sua Chiesa (cf. Mt16,18; 28,20) e di guidarla con il suo Spirito (cf. Gv16,13) comportano che, secondo la fede cattolica, l’unicità e l’unità, come tutto quanto appartiene all’integrità della Chiesa, non verranno mai a mancare” (DJ 16).
2. La seconda grande affermazione consiste nella continuità storica tra la Chiesa fondata da Cristo e la Chiesa cattolica.
È rimasta famosa l’espressione dei vescovi presenti al concilio di Calcedonia, celebrato nel 451, quando fu letto il testo inviato da Papa Leone: “Pietro ha parlato per bocca di Leone”. È degno di nota il fatto che la gran parte dei vescovi presenti al concilio di Calcedonia erano orientali.
Nessun Papa ha mai detto che la Chiesa di Costantinopoli fosse diventata la Chiesa della nuova Roma. Questo titolo se lo sono dato i vescovi orientali che si sono staccati da Roma. Ma non ha alcun fondamento.
Ecco il testo della Dominus Jesus: “I fedeli sono tenuti a professare che esiste una continuità storica – radicata nella successione apostolica – tra la Chiesa fondata da Cristo e la Chiesa Cattolica: «È questa l’unica Chiesa di Cristo […] che il Salvatore nostro, dopo la risurrezione (cf. Gv21,17), diede da pascere a Pietro, affidandone a lui e agli altri apostoli la diffusione e la guida (cf. Mt 28,18ss.); egli l’ha eretta per sempre come colonna e fondamento della verità (cf. 1 Tm 3,15).
Questa Chiesa, costituita e organizzata in questo mondo come società, sussiste [subsistit in] nella Chiesa Cattolica, governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui».
Con l’espressione «subsistit in», il Concilio Vaticano II volle armonizzare due affermazioni dottrinali: da un lato che la Chiesa di Cristo, malgrado le divisioni dei cristiani, continua ad esistere pienamente soltanto nella Chiesa Cattolica, e dall’altro lato «l’esistenza di numerosi elementi di santificazione e di verità al di fuori della sua compagine», ovvero nelle Chiese e Comunità ecclesiali che non sono ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica. Ma riguardo a queste ultime, bisogna affermare che «il loro valore deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità che è stata affidata alla Chiesa Cattolica»” (DJ 16).
3. C’è poi una terza grande affermazione sul rapporto tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse. Giustamente si usa il plurale perché, come si sa, non si può parlare di un’unica Chiesa ortodossa. I vari patriarcati sono acefali, cioè senza capo. Si tratta di chiese sorelle.
Ebbene, la Chiesa cattolica ha sempre riconosciuto due grandi verità presenti nelle Chiese ortodosse: la successione apostolica e la verità sul sacramento della Santissima Eucaristia.
Per successione apostolica si intende che il potere divino trasmesso da Cristo agli apostoli e da questi ai loro successori è giunto agli attuali vescovi delle chiese ortodosse senza alcuna interruzione.
Pertanto si tratta di veri vescovi che trasmettono i poteri divini ai presbiteri loro collaboratori, i quali pertanto consacrano validamente l’Eucaristia e hanno il potere divino di rimettere i peccati.
Questi poteri invece non sono presenti nei pastori delle Chiese cosiddette riformate, e cioè protestanti.
4. Ecco che cosa dice la Dominus Jesus: “Esiste quindi un’unica Chiesa di Cristo, che sussiste nella Chiesa Cattolica, governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui.
Le Chiese che, pur non essendo in perfetta comunione con la Chiesa Cattolica, restano unite ad essa per mezzo di strettissimi vincoli, quali la successione apostolica e la valida Eucaristia, sono vere Chiese particolari.
Perciò anche in queste Chiese è presente e operante la Chiesa di Cristo, sebbene manchi la piena comunione con la Chiesa cattolica, in quanto non accettano la dottrina cattolica del Primato che, secondo il volere di Dio, il Vescovo di Roma oggettivamente ha ed esercita su tutta la Chiesa” (DJ 17).
5. Pertanto non ha senso passare dalla Chiesa cattolica alla Chiesa ortodossa, nella quale non sussiste la pienezza della Chiesa fondata da Gesù Cristo. Non solo non è un guadagno, ma è una perdita perché si priva da se stesso della garanzia che Cristo ha fatto a Pietro e ai suoi successori.
Più che uno sgarbo alla Chiesa cattolica, è uno sgarbo a Cristo.
Il non prevalebunt (le forze degli inferi non prevarranno) Gesù Cristo l’ha promesso solo alla chiesa fondata su Pietro.
6. Rimane ancora un problema. Non tutte le Chiese ortodosse ritengono valido il battesimo e conseguentemente sacramenti della Chiesa cattolica. Proprio per questo chiedono di essere battezzati di nuovo.
Evidentemente non usano l’espressione “di nuovo” perché ritengono nullo il battesimo ricevuto nella Chiesa cattolica.
Ma secondo la dottrina della Chiesa cattolica il battesimo, come del resto gli altri sacramenti che imprimono un carattere, non possono essere reiterati, e cioè conferiti di nuovo.
Qualora lo si facesse, si compirebbe la profanazione di un sacramento e pertanto un gravissimo sacrilegio.
7. Chiedi se per questo tuo amico sia più coerente non partecipare più ai sacramenti della Chiesa cattolica.
Ebbene il problema è molto più grosso, perché rifiutando una sola verità di fede, nel nostro caso del rifiuto del primato del Romano Pontefice, si perde tutta la fede.
Il motivo è che la fede non poggia sull’intrinseca persuasione del nostro ragionamento, ma, proprio perché è fede, poggia sull’autorità di Dio che si rivela.
Secondo una bella espressione di San Tommaso “credere significa guardare con gli occhi di un altro”.
Il tuo amico, pur pensando di aver conservata integra la fede, di fatto ha cessato di guardare con gli occhi di Cristo che ha chiamato la Chiesa che da lui è partita ed è arrivata ininterrottamente fino a noi nella Chiesa cattolica, “la mia Chiesa” (Mt 16,18).
Pertanto non rimane che cercare di dissuaderlo dal compiere questo passo e di pregare per lui.
Ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo