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Quesito
Caro Padre Angelo,
nel ringraziarla per le risposte che dà ai tanti suoi fedeli lettori e nelle quali mi ci immedesimo pure io, vorrei porle un quesito al quale penso da un pò di tempo.
Trovandomi in condizione di peccato (mortale-grave) ho, per qualche tempo, fatto delle opere di carità.
Il dubbio che mi assale è sapere se è stato tutto inutile per la salvezza dell’anima oppure qualcosa può ritornare a me?
Ho confessato da poco questi peccati, ma resta sempre il dubbio che qualcosa possa essermi sfuggito.
Caro Padre le auguro tutto il bene possibile e immaginabile di questo mondo e che la Grazia di nostro Padre, il buon Dio onnipotente, la benedica e la protegga sempre. Cordialissimi e affettuosi saluti.
Luigi
P.S. Sicuramente la disturberò ancora
Risposta del sacerdote
Caro Luigi,
le nostre opere buone meritano sempre e il Signore non le lascia mai cadere a vuoto.
1. Anche le opere compiute in peccato mortale meritano qualcosa.
Certo non possono meritare l’aumento della grazia, la crescita nella santità. E conseguentemente non possono meritare neanche per il Paradiso.
Ma procediamo per gradi.
2. Il principio teologico da tenere presente è questo: l’uomo può dirigersi verso Dio, fine ultimo soprannaturale, solo compiendo atti proporzionati, e cioè di valore soprannaturale.
Quando è innestato in Cristo, come tralcio alla vite (Gv 15,1), le sue azioni vengono vivificate dalla grazia santificante e sono direttamente proporzionate a Dio e al paradiso.
3. Le azioni compiute da persone innestate in Cristo, e cioè in grazia, sono animate da un amore nuovo, da un amore soprannaturale per il Signore. In altri termini sono animate dalla carità. Non è necessario pensarci ogni volta.
4. Dio, per premiare le nostre azioni, le guarda da questa visuale.
Tutto ciò che è fatto per amor suo, lo premia eternamente.
5. Allora comprendiamo perché le azioni compiute in peccato mortale non possono meritare per la vita eterna.
6. Che non possano meritare per la vita eterna non significa che non meritino niente.
Al dire di santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa, meritano beni di ordine temporale, come la salute, il tempo da vivere, il lavoro e così via.
E Dio darebbe questi beni perché la persona abbia la possibilità di acquisire il bene più grande di tutti, la grazia.
Nell’Antico Testamento si legge che Dio premiò addirittura una prostituta perché aveva compiuto un’opera buona.
7. Venendo però al tuo caso: dici che avevi compiuto dei peccati mortali e pertanto ti trovavi in condizione di non poter meritare per la vita eterna.
Ma poi hai compiuto delle opere di carità.
Allora:
– certamente non hai perso il merito di ordine temporale. Perché il bene che hai compiuto Dio lo premia. E non mi meraviglierei se tu mi dicessi che ne hai avuto subito il riscontro.
– Circa il merito di ordine soprannaturale, per la vita eterna, bisogna vedere se al momento tu avevi già ricuperato la grazia.
Perché la grazia si può ricuperare anche prima della confessione. Per riacquistarla basta un sincero pentimento, col proposito di non commettere più quelle azioni per l’avvenire.
Per esprimere questo sentimento è sufficiente recitare con devozione l’atto di dolore col proposito almeno implicito della confessione.
Probabilmente questo atto di pentimento tu l’hai fatto. E se l’hai fatto, le tue azioni non hanno perso neanche il merito di ordine soprannaturale.
– Talvolta capita che alcune persone si mettano a compiere opere di carità proprio in espiazione dei loro peccati.
E allora io direi che anche qui sono già raggiunte dalla grazia e le loro opere non perdono il merito che conta di più: quello di ordine soprannaturale.
8. A scanso di equivoci: affermare che si può ricuperare lo stato di grazia anche prima della confessione, ma non senza il proposito della confessione, non significa che si possa fare la Santa Comunione lo stesso.
È vero che si è in grazia. Ma ci si trova in una condizione analoga a quella di chi con un incidente stradale ha sfasciato la macchina dell’amico. Non basta chiedergli scusa e promettergli di riparare tutto. Questo è senza dubbio il minimo che si deve fare.
Ma oltre ad avere in animo di riparare il danno, è necessario ripararlo realmente.
Solo a questo punto è finalmente ristabilita quell’amicizia che con l’incidente aveva subito un brutto colpo.
Ora nessuno di noi, con le proprie forze naturali, può riparare il peccato.
Solo il Sangue di Cristo lo ripara.
E noi riceviamo questo Sangue nel sacramento della confessione.
Per questo, dopo aver peccato mortalmente, non ci si può accostare alla Santa Comunione senza previa confessione.
Spero di essere stato chiaro.
Ti esorto a compiere molti atti carità. Sono sempre graditi al Signore, il quale li premia sempre: o con beni di ordine temporale (se uno è ancora in peccato mortale) oppure con beni di ordine temporale e soprannaturale insieme, come avviene in chi compie le opere di buone in stato di grazia.
Ti affido al Signore e ti benedico.
Padre Angelo