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Quesito
Caro Padre Angelo,
sono un giovane seminarista di primo anno della tappa discepolare. La mia domanda è molto semplice: trovo davvero tanta difficoltà a recitare la liturgia delle ore. Perchè? Perchè non la avverto come preghiera ma soltanto come un obbligo. Per quanto mi riguarda, se un giorno non ricevo l’Eucaristia ho il magone, mi sento vuoto; se un giorno non recito il Santo Rosario mi sento inutile e indifeso; se non chiedo sacramentalmente perdono sovente mi sento di essere in continuo stato di non grazia. Avverto per Eucaristia, Rosario e Penitenza la necessità di accostarmi ad essi. Purtroppo per il Breviario no. Sebbene rechi obbedienza a Santa Madre Chiesa e ai suoi santi ministri; sebbene abbia letto di Santa Teresa che, seppur ignorante nel latino, affermava di essere consapevole di dire tante cose belle che piacciono a Gesù; sebbene io sappia che i salmi erano la preghiera costante di Cristo Gesù, non riesco a concepire la preghiera come obbligo, poiché mi è sempre stato insegnato che la preghiera per arrivare al cielo deve sgorgare dal cuore.
Può darmi qualche consiglio?
Le chiedo inoltre di pregare per la mia formazione al sacerdozio. Grazie!
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. innanzitutto mi compiaccio per la chiamata che hai ricevuto: quella di diventare sacerdote per comunicare agli uomini i tesori di Dio e per portare a Dio le preghiere degli uomini.
Due dunque sono i compiti essenziali del sacerdote: portare Dio agli uomini e portare gli uomini a Dio.
In se stesso il sacerdote è un mediatore.
Non lo fa di sua iniziativa perché come potrebbe portare agli uomini i doni di Dio da se stesso se non ha la capacità di prenderli (sono di ordine soprannaturale) e come potrebbe pensare di poter avere accesso a Dio (che è ugualmente in un ordine soprannaturale)?
Lo può fare perché Gesù, che in forza della sua persona divina e della sua duplice natura divina e umana è il vero e perfetto Mediatore tra Dio e gli uomini, lo investe dei suoi divini poteri.
Non solo, ma agisce attraverso il sacerdote. È Lui che prende ciò che è suo e lo dà al sacerdote perché lo distribuisca agli uomini.
È Lui, Sommo Sacerdote, prega nel sacerdote e per mezzo del sacerdote a favore degli uomini.
2. Fatta questa insostituibile premessa ne viene da sé che tra i vari e principali compiti del sacerdote vi sia anche quello della preghiera
Il sacerdote è chiamato a pregare non solo per sé, ma per tutto il popolo: “Ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati” (Ebr 5,1).
Essere costituiti a favore degli uomini nelle cose che riguardano Dio significa essere impegnati a trattare con Dio, e cioè a pregare.
Per questo Sant’Ambrogio diceva che “i sacerdoti giorno e notte devono pregare per il popolo loro affidato” (Commento a 2 Timoteo, 3).
Già nell’Antico Testamento questo era l’incarico che Dio aveva dato ai leviti: “Ho scelto i leviti … perché svolgano il servizio degli Israeliti nella tenda del convegno e perché preghino per loro (et orent pro eis), e non vi sia flagello per gli Israeliti (ne sit in populo plaga) quando gli Israeliti si accosteranno al santuario»” (Nm 8,18-19).
La nuova traduzione Cei al posto di “preghino per loro” scrive “perché compiano il rito espiatorio per gli Israeliti”. Ma è è la stessa cosa.
San Giuseppe Cafasso dice che san Carlo Borromeo prima di ordinare un sacerdote voleva che fosse seriamente esaminato sulla preghiera, sui suoi modi, sui suoi fini, sulle sue regole: “Fosse pur dotto il giovane ed anche uno dei più eletti ingegni, il santo non ne sperava un bel niente e non l’ordinava quando non potesse aver prove che potesse divenire un uomo di orazione” (Esercizi spirituali al clero, p. 402).
E concludeva: “Pregare è dunque l’ufficio del sacerdote” (Ib.).
3. In quale maniera il sacerdote prega?
Certo prega mentre celebra i Sacramenti, che prolungano sulla terra il sacerdozio di Gesù Cristo.
Prega anche nelle sue orazioni personali.
Ma prega anche a nome della Chiesa e per la Chiesa attraverso la liturgia delle ore.
E non prega a modo suo perché anche lui fa parte di quelli di cui San Paolo dice: “Non sappiamo neanche come sia conveniente pregare” per cui lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili” (Rm 8,26).
Intercede per noi significa che spinge a pregare.
Ed è lo Spirito Santo stesso che suggerisce che cosa dire, che cosa domandare, come ringraziare per il popolo.
E questo lo fa attraverso quei Salmi che Egli stesso ha ispirato a Davide e quegli altri che li hanno composti.
4. La cosa diventa ancora più interessante se si pensa che lo Spirito Santo è l’Avvocato (il Paraclito) presso il Padre.
Ora in antico l’Avvocato non perorava la causa al posto dell’imputato come avviene nei nostri tribunali, ma suggeriva all’imputato le parole che doveva dire.
Sicché pregare con la liturgia delle ore e con i Salmi è la stessa cosa che mettersi sotto l’azione dello Spirito Santo e lasciarci guidare da Lui nel presentare al Padre le necessità della Chiesa e del mondo.
È lo Spirito Santo che mette nella nostra mente e sulle nostre labbra le parole che dobbiamo dire, le intenzioni che dobbiamo esprimere.
Indubbiamente lo Spirito Santo conosce meglio di noi le necessità della Chiesa e degli uomini.
Nel pregare per la Chiesa e per il mondo che cosa c’è dunque di più bello che lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio che allarga le nostre vedute, che indirizza i nostri pensieri là dove noi mai e poi mai saremmo potuto arrivarci, che rende il nostro cuore sollecito nel domandare e nel ringraziare secondo il cuore di Dio?
5. Questa liturgia delle ore è una piccola pentecoste per te e per la Chiesa.
È un’azione e una preghiera fatta sotto la guida diretta dello Spirito Santo.
Ad essa si unisce la Chiesa celeste che prega con noi e per noi, come si evince da quel suggestivo passo dell’Apocalisse nel quale San Giovanni dice di aver visto che “venne un altro angelo con un incensiere d’oro, e si fermò presso l’altare; gli furono date molte specie di aromi, perché le comunicasse alle preghiere di tutti i santi sull’altare d’oro posto davanti al trono.
E il fumo degli aromi dalle mani dell’angelo salì con le preghiere dei santi avanti a Dio.
Poi l’angelo prese l’incensiere, lo riempì del fuoco dell’altare e lo gettò sulla terra: ne seguirono tuoni, voci, fulmini e scosse di terremoto” (Ap 8,3-5).
I tuoni, le voci, i fulmini e le scosse di terremoto stanno a significare la grazia di conversione che la nostra preghiera fatta a nome della Chiesa e per la Chiesa produce sulla terra.
6. Ecco dunque un tratto della bellezza della preghiera fatta con la Liturgia delle ore e con i salmi.
È una preghiera fatta su mandato della Chiesa e a beneficio della Chiesa.
Certamente giova anche a te, ma soprattutto giova a coloro per i quali sei stato incaricato di pregare (ut pro eis orent) perché per questo sei stato chiamato.
Sei incaricato di pregare per conto della Chiesa e sul mandato di Gesù che incarica i sacerdoti ad essere mediatori.
Mentre nelle altre forme di preghiera può essere prevalente l’intenzione o la necessità personale, qui invece preghiamo perché siamo incaricati a pregare non solo per noi, ma per conto della Chiesa e a beneficio della Chiesa.
Ti ringrazio del quesito che mi hai posto.
Ti auguro di diventare un sacerdote sulla cui preghiera i fedeli che ti saranno affidati possano contare. Sarà una benedizione permanente per loro.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo