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Quesito
Carissimo p. Angelo,
mi chiamo don …, sono un giovane Sacerdote, viceparroco in una parrocchia abbastanza grande di una città nel nord Italia.
Questa mattina dopo aver celebrato lodi mi sono soffermato a riflettere sulla mia vita di preghiera; ciò mi ha aiutato a fare tesoro o meglio a riscoprire i consigli del mio Padre Spirituale e di quelli ricevuti in Seminario. E’ da qui che mi sono permesso di entrare nel suo sito-blog e prendere l’indirizzo mail (ogni tanto lo consulto e mi è di grande aiuto nel darmi ma anche nel dare risposte).
Eccomi a disturbarla …
Sono qui a condividere ciò che provo nel pregare e per avere una parola in più, un aiuto per vivere bene i miei momenti di preghiera: è da un po’ di tempo che ho difficoltà nella preghiera e in particolare nella liturgia delle ore o meglio nel collocare e nel vivere bene l’ufficio delle letture.
Lo trovo pesante (spesso le letture mi danno l’impressione di non parlare alla mia vita o all’esperienza che sto vivendo) … , spesso sono tentato dal sostituirlo con la meditazione del Vangelo del giorno, ma poi sono preso dai dubbi …
Vorrei un consiglio, un confronto, una sua testimonianza in merito …
Grato per una sua risposta cordialmente la saluto e le assicuro il mio ricordo.
don …
Risposta del sacerdote
Carissimo don …,
1. penso che il motivo supremo che ci deve tener legati alla Liturgia delle Ore e in particolare all’Ufficio delle letture sia dovuto al fatto che in quanto sacerdoti siamo stati costituti mediatori tra Dio e il popolo cristiano nelle cose che riguardano Dio.
Noi sacerdoti siamo chiamati a pregare non solo a titolo personale ma per il bene del popolo cristiano e per quello che ci è stato affidato.
2. In forza del Sacramento dell’Ordine siamo chiamati ad essere intercessori.
San Giovanni Crisostomo dice che “il sacerdote sta in mezzo tra Dio e gli uomini: reca a noi i beni che provengono di là, e là porta le nostre preghiere” (Hom. 5 In Isaiam).
Per questo non mi meraviglio che la Chiesa di cui siamo ministri intenda affidarci questo compito come un obbligo morale derivante dal nostro stesso essere sacerdote e pastori di anime.
Nei Principi e norme per la Liturgia delle Ore si legge: “La Liturgia delle Ore è affidata in modo particolare ai ministri sacri. Per questo incombe loro l’obbligo personale di celebrarla” (n. 28).
3. La motivazione del bene della Chiesa sopravanza quella del nutrimento personale e dell’arricchimento spirituale, anche se sarebbe meglio che i due obiettivi coincidessero.
Penso dunque che dobbiamo pregare con la Liturgia delle Ore con il medesimo spirito con cui Santa Teresa del Bambin Gesù recitava l’Ufficio in coro e in latino.
Poiché non conosceva il latino, le chiesero a che cosa pensasse quando recitava il Breviario. E lei rispose: “Penso che dico tante cose belle che piacciono a Gesù”.
Tutti noi dovremmo essere animati da questo medesimo spirito di fede: preghiamo con i Salmi, con i quali Cristi ha pregato, con quei Salmi che vengono capiti bene solo se ci si trova in sintonia di mente e di cuore con Cristo, che in quel momento prega in noi e per mezzo di noi per il bene del suo popolo.
4. Forse ci sono le letture (non dico quelle tratta dalla Parola di Dio, ma quelle aggiunte dalla Chiesa) che sembrano dirci poco.
Secondo me è meglio attenerci a quello che ci indica la Chiesa, di cui siamo ministri, piuttosto che fare di testa nostra.
Forse dovremmo pregare con più calma e sostare su queste letture senza guardare l’orologio e al tempo che passa. È come un supplemento di meditazione che la Chiesa ci presenta e di cui dovremmo fare tesoro.
5. A proposito della Liturgia delle ore, precedentemente detta“Breviario”, Giovanni XXIII nell’esortazione apostolica “Sacrae Laudis” del 6 gennaio 1962 sottolinea che “insieme al santo sacrificio della messa quotidiana che sopravanza ogni forma di supplicazione liturgica, nulla è più prezioso per un sacerdote della recitazione della divina lode o breviario”.
“A tutti gli unti del Signore, che sono obbligati alla recita di queste preghiere” ricorda “di offrirlo in Sacrificium laudis in nome della Chiesa universale” e ne indicava in quel momento anche una precisa intenzione: “come forma singolare di devozione in preparazione al Concilio”.
6. Adesso il Concilio è finito, ma non sono finite le cause degli uomini e della Chiesa. La recita della Liturgia delle ore rimane sempre una preghiera efficacissima per tutte le intenzioni che vi si possono mettere.
È una preghiera “di incomparabile e incoraggiante letizia” e insieme “pregustamento della celeste conversazione che l’attende nella Chiesa dei santi”, diceva Giovanni XXIII nel medesimo documento.
E aggiungeva: “il breviario quotidiano del sacerdote resta sempre il grande poema divino offerto al canto della umanità redenta da Cristo Gesù” e che “il devoto dispiegarsi delle pagine di questo poema è letizia per l’intelligenza, magistero quotidiano di vita, sollievo e conforto fra le difficoltà e le stanchezze delle umane vicissitudini e tentazioni, oltre che riconfermata certezza delle gioie future”.
“Dolcemente sollevato in questa atmosfera di cattolicità, cioè di universalità che spira dalle sue pagine, ove tutto splende e tutto canta… il breviario quotidiano è sorgente inesausta e inesauribile di luce e di grazia”.
7. Celebriamo dunque la Liturgia delle Ore in spirito di fede e in obbedienza alla Chiesa.
Penso che, se non sempre, almeno qualche volta avremo l’occasione di avvicinarci ai sentimenti di papa Giovanni e di partecipare in quel momento alla liturgia che si svolge in cielo per il bene di tutta la Chiesa pellegrina sulla terra.
Ti ringrazio del ricordo che mi hai promesso nelle tue preghiere.
Lo restituisco volentieri per te e per i fedeli che il Signore ha affidato alla tua cura pastorale.
Ti benedico.
Padre Angelo