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Quesito

L’acclamazione dei fedeli al termine della Consacrazione, pur presa dal Nuovo Testamento, è in quel momento del tutto inopportuna e fuorviante.
Introduce, infatti, un ennesimo elemento d’ambiguità presentando un popolo “in attesa della Tua[di Cristo] venuta”proprio mentre Egli, invece, è realmente presente sull’altare come Vittima del Sacrificio espiatorio appena rinnovato. 


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. non è inopportuna perché “viviamo nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo”.

2. È vero che in quel momento Gesù Cristo si è già reso presente “in corpo, sangue, anima e divinità”.
Ma è una presenza ancora della fede.
In quella fede per la quale San Tommaso nell’Adoro te devote dice: “Sulla croce era nascosta la sola divinità, ma qui è celata anche l’umanità:
Eppure credendo e confessando entrambe, chiedo ciò che domandò il ladrone penitente.
Le piaghe, come Tommaso, non vedo, tuttavia confesso Te mio Dio.
Fammi credere sempre più in Te, che in Te io abbia speranza, che io Ti ami”.

3. Quando invece diciamo: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione nell’attesa della tua venuta”, attendiamo la sua venuta nella gloria.
È quella venuta la gloria che San Tommaso invoca sempre nell’Adoro Te devote, pur stando alla presenza di Gesù nel Sacramento: “Oh pio Pellicano, Signore Gesù, purifica me, immondo, col Tuo sangue, del quale una sola goccia può salvare il mondo intero da ogni peccato.
Oh Gesù, che velato ora ammiro, prego che avvenga ciò che tanto bramo, che, contemplandoTi col volto svelato, a tal visione io sia beato della Tua gloria”.

4. Ti ringrazio del quesito.
Il problema è che sono pochi coloro che spiegano ai fedeli il significato di quella acclamazione.

Ti benedico e ti ricordo nella preghiera, 
padre Angelo