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Quesito

Buongiorno,
Le ho scritto da poco riguardo i precetti morali negativi, se sono obbligato a credere come credente, però ora la mia fede è messa a dura prova, perché nell’enciclica (infallibilità papale) Veritatis Splendor, viene scritto:
“Sono gli atti che, nella tradizione morale della Chiesa, sono stati denominati «intrinsecamente cattivi» (intrinsece malum): lo sono sempre e per sé, ossia per il loro stesso oggetto, indipendentemente dalle ulteriori intenzioni di chi agisce e dalle circostanze. Per questo, senza minimamente negare l’influsso che sulla moralità hanno le circostanze e soprattutto le intenzioni, la Chiesa insegna che «esistono atti che, per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze, sono sempre gravemente illeciti, in ragione del loro oggetto».”
E poi nell’enciclica seguente, il papa si corregge dicendo: “Da sempre, tuttavia, di fronte ai molteplici e spesso drammatici casi che la vita individuale e sociale presenta, la riflessione dei credenti ha cercato di raggiungere un’intelligenza più completa e profonda di quanto il comandamento di Dio proibisca e prescriva.
Vi sono, infatti, situazioni in cui i valori proposti dalla Legge di Dio appaiono sotto forma di un vero paradosso.”
Questi due paradossi sarebbero la legittima difesa e la pena di morte.
C’è una bella e forte contraddizione, dove sta l’infallibilità papale? La Chiesa ora mi pare più un aiuto per migliorarci sempre di più moralmente, si per avvicinarci sempre più a Dio, però la mia ragione mi blocca se penso che devo credere che la Chiesa è infallibile…
Grazie per l’attenzione,
Cordiali saluti


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. che i precetti morali negativi obblighino sempre e in ogni caso non è prima di tutto un’argomentazione di fede.
Lo comprende da sola la ragione umana.
Secondo San Tommaso si tratta del primo principio dell’agire morale che si impone da sé alla coscienza di tutti: fa’ il bene ed evita il male.
Tutti agiscono in vista di un bene, sebbene talvolta sia solo fittizio, come nel caso del male. Chi ruba, cerca un bene per se stesso. Ma la sua azione è cattiva, è un male.

2. Pertanto è fuori posto parlare crisi di fede di fronte ad un principio così chiaro ed evidente dell’agire morale, del principio fondamentale dell’etica, di ogni etica.
Questo principio è così evidente che non è dimostrabile, nel medesimo modo in cui non si può dimostrare che il sole splende in una giornata piena di luce o come non si può dimostrare che piova o faccia vento. Sono realtà così evidenti che non si dimostrano, ma si mostrano.

3. Secondo te, poi, vi sarebbe una contraddizione tra quanto afferma l’enciclica Veritatis splendor e l’enciclica Evangelium vitae.
La Veritatis splendor in uno dei suoi passaggi centrali parlando degli atti intrinsecamente cattivi afferma: “Ora la ragione attesta che si danno degli oggetti dell’atto umano che si configurano come «non-ordinabili» a Dio, perché contraddicono radicalmente il bene della persona, fatta a sua immagine. 
Sono gli atti che, nella tradizione morale della Chiesa, sono stati denominati «intrinsecamente cattivi» (intrinsece malum): lo sono sempre e per sé, ossia per il loro stesso oggetto, indipendentemente dalle ulteriori intenzioni di chi agisce e dalle circostanze.
Per questo, senza minimamente negare l’influsso che sulla moralità hanno le circostanze e soprattutto le intenzioni, la Chiesa insegna che «esistono atti che, per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze, sono sempre gravemente illeciti, in ragione del loro oggetto». 
Lo stesso Concilio Vaticano II, nel contesto del dovuto rispetto della persona umana, offre un’ampia esemplificazione di tali atti: «Tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, gli sforzi per violentare l’intimo dello spirito; tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni infraumane di vita, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni del lavoro con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili; tutte queste cose, e altre simili, sono certamente vergognose e, mentre guastano la civiltà umana, ancor più inquinano coloro che così si comportano, che non quelli che le subiscono, e ledono grandemente l’onore del Creatore» (VS 80).

4. L’Evangelium vitae presenta due casi particolari come quelli della legittima difesa e della pena di morte che per nulla contraddicono l’affermazione della Veritatis splendor.
Vi sarebbe contraddizione se si dicesse che difendersi in maniera legittima sia un male. Ma chi può affermare che la difesa in caso di ingiusta aggressione sia un male e costituisca una violazione del principio morale che il male non si può mai compiere?

5. Anche notato che l’enciclica parla di paradosso.
Ma il paradosso non è una contraddizione
Cliccando su Google la parola paradosso ecco che cosa se ne dice: “Proposizione formulata in apparente contraddizione con l’esperienza comune ( i principi degli stoici ) o con i principi elementari della logica, ma che all’esame critico si dimostra valida”.

6. Ecco dunque che cosa dice il Papa: “La cosa non deve stupire: uccidere l’essere umano, nel quale è presente l’immagine di Dio, è peccato di particolare gravità. Solo Dio è padrone della vita! Da sempre, tuttavia, di fronte ai molteplici e spesso drammatici casi che la vita individuale e sociale presenta, la riflessione dei credenti ha cercato di raggiungere un’intelligenza più completa e profonda di quanto il comandamento di Dio proibisca e prescriva. Vi sono, infatti, situazioni in cui i valori proposti dalla Legge di Dio appaiono sotto forma di un vero paradosso.
È il caso, ad esempio, della legittima difesa, in cui il diritto a proteggere la propria vita e il dovere di non ledere quella dell’altro risultano in concreto difficilmente componibili. Indubbiamente, il valore intrinseco della vita e il dovere di portare amore a se stessi non meno che agli altri fondano un vero diritto alla propria difesa. Lo stesso esigente precetto dell’amore per gli altri, enunciato nell’Antico Testamento e confermato da Gesù, suppone l’amore per se stessi quale termine di confronto: «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mc 12, 31).
Al diritto di difendersi, dunque, nessuno potrebbe rinunciare per scarso amore alla vita o a se stesso, ma solo in forza di un amore eroico, che approfondisce e trasfigura lo stesso amore di sé, secondo lo spirito delle beatitudini evangeliche (cf. Mt 5, 38-48) nella radicalità oblativa di cui è esempio sublime lo stesso Signore Gesù.
D’altra parte, «la legittima difesa può essere non soltanto un diritto, ma un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri, del bene comune della famiglia o della comunità civile».
Accade purtroppo che la necessità di porre l’aggressore in condizione di non nuocere comporti talvolta la sua soppressione. In tale ipotesi, l’esito mortale va attribuito allo stesso aggressore che vi si è esposto con la sua azione, anche nel caso in cui egli non fosse moralmente responsabile per mancanza dell’uso della ragione” (EV 55).

7. San Tommaso spiega la legittimità della difesa di fronte all’ingiusto aggressore ricorrendo al principio del volontario indiretto.
Volontario indiretto significa che ciò che si vuole innanzitutto e soprattutto è il bene della propria persona o anche della propria famiglia o della società.
Non si vuole minimamente uccidere l’aggressore.
Ma l’aggressore, persistendo nella sua violenta aggressione, si mette da se stesso nella condizione di essere ucciso dal momento che chi è aggredito ha il diritto e anche il dovere di difendere se stesso.
È paradosso, ma non contraddizione.
Inoltre è il paradosso causato dalla cattiveria umana, non dalla legge di Dio o dalla legge naturale.
Potrei dire che è il medesimo paradosso per cui per difendere se stessi e la società sono necessarie le cosiddette forze dell’ordine, che sono poi forze armate!

8. Infine sarebbe poi davvero strano che il Magistero trattando di argomenti di così capitale importanza, come quelli delle due encicliche menzionate, si ponga in contraddizione con se stesso. Sarebbe questa la sapienza del magistero?
Secondo te il Papa si sarebbe corretto senza accorgersene ed entrando in contraddizione con se stesso?
Senza scomodare la fede, anche solo da un punto di vista umano, vuoi che teologi e consultori di primo calibro interpellati per stendere e visionare l’enciclica si siano screditati da se stessi in maniera così clamorosa?
E che nessuno finora, anche nell’ambito laico, se ne sarebbe accorto?
Come vedi, a volte basta non comprendere nel suo senso esatto una parola, come ad esempio quella di paradosso, per trarre conclusioni sbagliate.

Mi complimento tuttavia perché mostri di aver letto questi due documenti del magistero della Chiesa.
Ti esorto a continuare così. Ti forniscono un nutrimento straordinario.
Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo