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Quesito
Buon pomeriggio,
Mi chiamo Chiara e sono sposata da pochi mesi.
Le scrivo perché ho avuto due aborti e soffriamo molto. Io penso che non riesca a trovare pace perché sicuramente sono dei figli in cielo ma avendoli persi a poche settimane non ho potuto fare un funerale. È come se non avessi dato loro un’identità cristiana. Mi può aiutare?
C’è molta confusione su questo ambito perché alcuni mi dicono che non sono figli perché erano di poche settimane, per altri è solo un grumo di sangue.
Ho bisogno di una chiarezza anche di poter fare qualcosa per loro.
La ringrazio
Risposta del sacerdote
Cara Chiara,
1. da un punto di vista scientifico c’è consenso unanime sul fatto che dal momento del concepimento comincia ad esistere un nuovo essere umano, con un DNA proprio, quale mai c’è stato e quale mai ci sarà.
Anche semplicemente sotto il profilo fenomenologico, ognuno di noi può dire andando a ritroso nella propria vita che abbiamo cominciato ad esistere in un preciso momento, quello del concepimento. Ognuno può dire: “quello ero io”, anche se non avevamo assolutamente coscienza di esistere.
2. Secondo l’insegnamento della Chiesa la creazione dell’anima da parte di Dio avviene nel momento del concepimento.
Giovanni XXIII nell’enciclica Mater et Magistra ha affermato: “La vita umana è sacra; fin dal suo affiorare impegna direttamente l’azione creatrice di Dio. Violando le sue leggi si offende la sua divina Maestà, si degrada se stessi e l’umanità e si svigorisce altresì la stessa comunità di cui si è membri” (MM, 181).
Non ha detto esplicitamente che viene creata dal momento del concepimento, ma ha detto qualcosa di equivalente: “fin dal suo affiorare”.
Ora, come riconosce la scienza, il frutto del concepimento non è un grumo di sangue, ma ha un DNA distinto da quello della madre.
È un nuovo essere umano.
3. Anche il Concilio Vaticano II è intervenuto su questo argomento dicendo: “Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita: missione che deve essere adempiuta in modo umano. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura, e l’aborto come l’infanticidio sono abominevoli delitti” (Gaudium et spes, 51).
Evidentemente non parla dell’aborto spontaneo, che è subìto dalla gestante, ma dell’aborto procurato o volontario.
4. La Congregazione per la dottrina della fede in una dichiarazione sull’aborto procurato (18.11.1974) afferma: “Il rispetto alla vita umana si impone fin da quando ha inizio il processo della generazione.
Dal momento in cui l’ovulo è fecondato, si inaugura una vita che non è quella del padre o della madre, ma di un nuovo essere umano che si sviluppa per proprio conto.
Non sarà mai reso umano se non lo è stato fin da allora” (n. 12).
5. Ulteriormente il medesimo documento precisa: “A questa evidenza di sempre, perfettamente indipendente dai dibattiti circa il momento dell’animazione, la scienza genetica moderna fornisce preziose conferme. Essa ha mostrato come dal primo istante si trova fissato il programma di ciò che sarà questo vivente: un uomo, quest’uomo individuo con le sue note caratteristiche già ben determinate.
Fin dalla fecondazione è iniziata l’avventura di una vita umana, di cui ciascuna delle grandi capacità richiede tempo, per impostarsi e per trovarsi pronta ad agire. Il meno che si possa dire è che la scienza odierna, nel suo stato più evoluto, non dà alcun appoggio sostanziale ai difensori dell’aborto.
Del resto, non spetta alle scienze biologiche dare un giudizio decisivo su questioni propriamente filosofiche e morali, come quella del momento in cui si costituisce la persona umana e quella della legittimità dell’aborto.
Ora, dal punto di vista morale, questo è certo: anche se ci fosse un dubbio concernente il fatto che il frutto del concepimento sia già persona umana, è oggettivamente un grave peccato osare di assumere il rischio di un omicidio” (n. 13).
6. La medesima Congregazione sotto il pontificato di Giovanni Paolo II nell’Istruzione Donum Vitae (22 febbraio 1987) ribadisce: “L’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita” (DV I,1).
7. Sotto il pontificato di Benedetto XVI ha emanato una seconda Istruzione su questo argomento, la Dignitas personae (8 settembre 2008), che afferma in maniera ancora più netta: “Ad ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale, va riconosciuta la dignità di persona” (DP 1).
Dopo aver detto che “certamente nessun dato sperimentale può essere per sé sufficiente a far riconoscere un’anima spirituale”, asserisce che “le conclusioni della scienza sull’embrione umano forniscono un’indicazione preziosa per discernere razionalmente una presenza personale sin da questo primo comparire di un’esistenza umana”.
Se esiste un nuovo individuo umano, “come un individuo umano non sarebbe una persona umana?”.
E: “il frutto della generazione umana dal primo momento della sua esistenza, e cioè a partire dal costituirsi dello zigote, esige il rispetto incondizionato che è dovuto all’essere umano nella sua totalità corporale e spirituale. L’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona, fra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita”.
8. Nel tuo caso, oltre al rammarico per la perdita di questi due bambini, hai avuto anche quello di non aver assicurato il battesimo.
Tuttavia anche a questo proposito la Chiesa induce alla speranza.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica si legge infatti: “Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini (cfr. 1Tm 2,4) e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc 10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo” (CCC 1261).
9. Il Battesimo certamente è la via ordinaria della salvezza, ma Dio ha anche altre vie, cosiddette straordinarie, perché vuole donare la grazia a chiunque.
Per questo a tutti in maniera ordinaria o in maniera straordinaria offre la possibilità di salvarsi.
Con l’augurio di ogni bene per il tuo matrimonio, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo