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Quesito

Rev.mo p. Bellon,
chiedo se possibile una delucidazione riguardo il dogma dell’Immacolata, e in particolare riguardo il fomite per quanto riguarda Maria S.S.
Il dubbio mi è venuto disputando con alcuni evangelici che non credono al dogma dell’Immacolata cui ho risposto allegando sant’Antonio da Padova “Il re Salomone si costruì un trono” (1 Re 10,18-19), ecc. La beata Maria è chiamata “il vero trono di Salomone”. Infatti dice l’Ecclesiastico di lei: “Io abito nei cieli altissimi e il mio trono è in una colonna di nubi” (Sir 24,4). Come dicesse: Io che abito nei cieli altissimi, presso il Padre, ho scelto il mio trono in una madre poverella. Osserva che la beata Vergine, trono del Figlio di Dio, è chiamata “colonna di nubi”: colonna, perché sorregge la nostra fragilità; di nubi, perché immune dal peccato. E questo trono fu di avorio, perché la beata Maria fu candida per l’innocenza, e fredda perché esente dal fuoco della concupiscenza” (sermone della V domenica dopo Pentecoste).
E ancora: “E come avrebbe potuto concepire il “candore della luce eterna e lo specchio senza macchia”, se non fosse stata lei stessa candida? Del candore della Madre, il Figlio dice nel Cantico dei Cantici: “Il tuo ventre è tutto avorio, tempestato di zaffiri” (Ct 5,14). L’avorio, che è osso dell’elefante, è “candido e freddo”, e in questo è indicata una duplice purezza: quella dell’anima nel candore, quella del corpo nella freddezza. Ambedue ornarono il talamo della Vergine gloriosa” (Sermone dell’Annunciazione).
Tuttavia precisa nel sermone della V dopo Pasqua:
“Disse Mosè ad Eleazaro figlio d’Aronne” (Num 17,11), cioè il Padre al Figlio: “Prendi il turibolo” dell’umanità, che fu fabbricato per opera di Bezaleel (cf. Es 31,2), che s’interpreta “divino adombramento”: adombramento dello Spirito Santo nel grembo della Vergine gloriosa, che dallo Spirito Santo fu appunto “adombrata” (cf. Lc 1,35), apportandole così il refrigerio ed estinguendo totalmente in lei il fomite del peccato. “Riempi” con il fuoco della divinità il turibolo dell’umanità, nella quale abitò corporalmente la pienezza della divinità (cf. Col 2,9). E giustamente dice “dall’altare”, perché sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo (cf. Gv 16,28). “E mettivi sopra l’incenso della tua passione e così, quale mediatore, pregherai per il popolo”.
Dacché si evince che per sant’Antonio il fomite si sarebbe estinto dopo l’incarnazione, allineandosi con san Tommaso d’Aquino (Summa III, q27 a4).
Tuttavia non si capisce bene. Se è stata concepita immacolata abbia, per la partecipazione alla natura umana conservato il fomite quanto al combattimento spirituale come molti autori sostengono per l’avanzamento nel progresso della virtù. Tuttavia per l’assenza della colpa originale e delle sue conseguenze non si può parlare forse della legge perversa che pugna contro lo spirito di cui parla san Paolo in Rm (7,23) o quanto piuttosto ci si riferisce al sentimento sensitivo di sentirsi separati dalla visione di Dio come lo era ancora per l’Apostolo (Fil 1,21)? E’ noto che per alcuni santi l’assenza del sentimento della presenza di Dio, (cosa diversa dalla mancanza della grazia) ha costituito una prova non piccola.
San Francesco di Sales parla così:
“La Madre Santa, tutta del Figlio, fu da lui riscattata non soltanto dalla dannazione, ma anche da ogni pericolo di dannazione, assicurando la grazia e la perfezione della grazia, in modo che potesse avanzare come un’alba meravigliosa che inizia da un tenue chiarore e cresce piano piano in luminosità fino alla pienezza del giorno (Sal 45,10; Prv 4,18)” (Teotimo II,6). Ma questo però s’intenderebbe dopo l’Incarnazione.
Insomma riferendosi all’Ineffabilis Deus di Pio IX il fomite è compatibile con l’Immacolata Concezione, e se sì in che senso?
Grazie!
Sandro


Risposta del sacerdote

Caro Sandro,
1. dobbiamo ammettere che nella Somma teologica la dottrina di San Tommaso sull’esenzione di Maria dal peccato originale è imperfetta.
D’altra parte, a quei tempi era lecito pensare così perché non era stato ancora sancito il dogma dell’Immacolata.
Secondo San Tommaso la Madonna sarebbe stata esentata dal peccato originale subito dopo il suo concepimento e fu riempita di una grazia sovrabbondante cosicché “dobbiamo affermare in senso assoluto che la Beata Vergine non ha commesso nessun peccato attuale né mortale né veniale, così da avverare le parole dei cantici: “Sei tutta bella, amica mia, e macchia non c’è in te”(Ct 4,7)”(Somma teologica, III,27,4).

2. Come conseguenza della presenza del peccato originale anche per un solo istante, San Tommaso dice che in Maria rimase l’inclinazione al male (il fomite) sebbene fosse inoperante.
Ecco le sue testuali parole: “Nella Beata Vergine dopo la santificazione nel seno materno rimase il fomite, ma inoperante, così da non prorompere in nessun modo disordinato, che prevenisse la ragione” (Ib., ad 1).

3. In termini ancora più precisi San Tommaso scrive: “Dobbiamo ammettere che il fomite nella prima santificazione le fu totalmente eliminato oppure reso inoperante. Si potrebbe spiegare la sottrazione totale del fomite, dicendo che alla Beata Vergine fu concessa, per la pienezza della sua grazia, tanta armonia tra le facoltà della sua anima, che quelle inferiori non operassero mai senza l’arbitrio della ragione, come abbiamo detto che veniva in Cristo, certamente esente dal forme del peccato, oppure in Adamo prima che peccasse quale effetto della giustizia originale; e allora la grazia della santificazione avrebbe raggiunto nella Vergine il livello della giustizia originale.
Questa interpretazione, sebbene sembri tornare a onore della Vergine madre, toglie qualche cosa alla grandezza di Cristo, la cui virtù è indispensabile a tutti per essere liberati dalla schiavitù primitiva. (…).
Quindi è meglio ritenere che al momento della santificazione del seno materno, il fomite nella sua essenza non fu tolto alla Vergine, ma fu reso inoperante, non per un atto della sua ragione come avviene nei santi adulti, perché essa non ebbe nel seno materno l’uso del libero arbitrio, essendo questo uno speciale privilegio di Cristo, ma dalla pienezza della divina provvidenza, la quale teneva lontano dalla sua sensibilità ogni moto disordinato.
In seguito però nel concepimento della carne di Cristo, in cui doveva prima splendere l’immunità dal peccato, è da credere che la piena estinzione del fomite sia ridondata dal figlio alla madre.
E questo viene espresso figuratamente dalle parole di Ezechiele: “la gloria del Dio di Israele giungeva attraverso la via orientale” (Ez 43,2) cioè attraverso la beata vergine. “E la terra”, cioè la carne di lei, “risplendeva della sua gloria”, cioè della gloria di Cristo” (Somma teologica, III,27,3).

4. Tuttavia questo sentire di San Tommaso è escluso dalla bolla Ineffabiis Deus con la quale Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata.
Vi si legge infatti: “Perciò Dio la ricolmò molto di più che non tutti gli spiriti angelici e tutti i santi con l’abbondanza di tutti i doni celesti, tratti dal tesoro della sua divinità, in modo così meraviglioso che ella fu sempre libera da ogni macchia di peccato e tutta bella e perfetta fu dotata di quella pienezza di innocenza e di santità, di cui non si può in alcun modo concepire altra maggiore all’infuori di Dio”.
È vero che Pio IX non parla espressamente di esclusione non del fomite, tuttavia, come osserva Giovanni Paolo II, “la completa preservazione di Maria da ogni macchia di peccato, ha come conseguenza in lei l’immunità anche dalla concupiscenza, tendenza disordinata che secondo il concilio di Trento viene dal peccato e inclina al peccato (DS 1515)” (13.6.1996).

Mentre mi compiaccio per la tua singolare preparazione teologica, ti auguro ogni bene, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo