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Quesito
Caro Padre Angelo,
Sono Federico, studente universitario.
Seguo molto le sue risposte e in generale ho grande stima del suo ordine che ritengo uno degli ultimi baluardi della Chiesa Cattolica.
Le scrivo per chiederle una delucidazione su una domanda che padre Carbone propose al Meeting di Rimini.
Lui parlava della teoria gender, in particolare argomentava il fatto che spesso un problema di natura psicologico venga risolto con un’operazione chirurgica.
Lui chiese: "Noi siamo un corpo o abbiamo un corpo?"
Pensandoci su mi verrebbe da rispondere che noi siamo un corpo (anche se non è solo corpo ciò di cui siamo fatti).
Eppure la risposta non è così semplice e non mi sembra di avere le idee tanto chiare.
Le chiedo dunque se potrebbe aiutarmi.
La ringrazio in anticipo per questo servizio che più volte mi ha tanto aiutato.
Federico
Risposta del sacerdote
Caro Federico,
1. l’uomo è costituto di corpo e di anima razionale.
Questo, oltre che di evidenza per tutti, è anche dogma di fede.
2. È di evidenza per tutti perché il primo segno tangibile del nostro essere presenti in questo mondo è proprio il nostro corpo.
Non un corpo morto, ma un corpo vivo, e pertanto animato.
E animato non solo sensitivamente come gli animali, ma anche razionalmente.
3. È di fede, perché la Chiesa col Concilio di Vienne (1312) ha definito in termini dogmatici che l’anima è forma del corpo (DS 902; cfr. anche CCC 365).
Il Concilio Vaticano II vi fa riferimento e in termini stringati afferma che la persona umana è “unità di anima e di corpo” (Gaudium et Spes 14).
Dunque tanto il corpo quanto l’anima sono elementi essenziali della persona.
E questo è così vero che quando il corpo muore, la persona viene meno.
4. Agire sul corpo umano è dunque la stessa cosa che agire sulla persona.
Proprio per questo un documento del Magistero ecclesiastico sulla bioetica ricorda che “un intervento sul corpo umano non raggiunge soltanto i tessuti, gli organi e le loro funzioni, ma coinvolge anche a livelli diversi la stessa persona; comporta quindi un significato e una responsabilità morali, in modo implicito, forse, ma reale” (Donum vitae, Intr., 3).
La persona non è qualcosa, ma è qualcuno.
È qualcuno chi è dotato di coscienza, di liberta, di sussistenza oltre la morte del corpo.
5. Allora possiamo comprendere quanto ha detto Gabriel Marcel, filosofo francese del secolo scorso: “Ciò che è proprio del mio corpo è di non esistere da solo e di non poter esistere da solo.
Si può dire che ‘io sono il mio corpo’, purché non s’intenda in senso esaustivo per affermare che noi siamo soltanto corpo.
E si può dire ‘io ho un corpo’ purché non si intenda che esso è semplicemente oggetto” (Il mistero dell’essere).
6. Con le debite distinzioni, dunque, tutte e due le affermazioni sono vere.
7. Aggiungo un’ultima considerazione perché nella tua mail mi ha colpito quanto hai scritto nella premessa: “in generale ho grande stima del suo ordine che ritengo uno degli ultimi baluardi della Chiesa Cattolica”.
Come ho già avuto occasione di ricordare, per il nostro Ordine (nel suo insieme) essere un baluardo della fede e della Chiesa Cattolica è una grazia di stato.
Questa grazia di stato è stata confermata da quanto l’Eterno Padre disse a Santa Caterina da Siena: “A questo fine, per un mio dono straordinario, è stato dato a lui (san Domenico) e ai suoi frati di comprendere la Verità delle mie parole, e di non allontanarsi mai dalla Verità” (beato Raimondo da Capua, S. Caterina da Siena, Legenda maior, n. 205).
Dio manterrà questa promesse fino alla fine del mondo.
Penso che Santa Teresa d’Avila abbia detto in riferimento a questa promessa che il nostro Ordine durerà fino alla fine del mondo e che con l’avvicinarsi della fine renderà alla Chiesa molti servizi.
8. Ho aggiunto che il nostro Ordine si conserverà come baluardo “nel suo insieme”.
Questa precisazione è doverosa.
E a questo proposito mi piace riportare una visione molto consolante che ebbe la Beata Caterina da Racconigi, domenicana come Santa Caterina da Siena e in tutto simile a lei per i fenomeni mistici, per lo zelo della salvezza delle anime e per l’affetto verso l’Ordine di san Domenico.
Le fu mostrata una fonte nella forma di un pozzo profondo, piena di acqua limpidissima nella quale galleggiavano alcune foglie e pagliuzze, ma si vedevano nel fondo molte pietre preziose.
Questa fonte era custodita da Angeli e dalla gloriosa Madre di Dio.
La fonte – le spiegò San Pietro Martire – simboleggiava l’Ordine dei Predicatori (domenicani);
la limpidezza dell’acqua la purezza della dottrina, propria di questo Ordine;
e foglie e le pagliuzze i comuni difetti dei suoi religiosi, i quali però non erano tali da offuscare la gloria dell’Ordine;
le molte pietre preziose indicavano i molti religiosi ferventi che racchiudeva dentro di sé.
Ecco, questa è la radiografia del nostro Ordine oggi nel suo insieme.
È di consolazione per tutti e, ne son certo, anche per te.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo