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Quesito
Tempo fa ho visto un documentario sull’Etiopia si intitola Dere Libanos.
Afferma che gli Etiopi hanno un libro sacro nel quale si racconta che la regina Saba avrebbe avuto un figlio con il re Salomone durante la sua visita (vicenda biblica).
Questo figlio si chiamava Menelik e fu il primo re dell’impero Etiope. Divenuto grande secondo la leggenda sarebbe andato a prendere l’arca dell’alleanza e tutt’oggi in Etiopia ci sarebbe l’arca dell’alleanza e un sacerdote si consacra a vita in un monastero per custodirla, senza uscire mai dal recinto.
Tra l’altro questa credenza sarebbe il principio della religione Rastafari. Credono infatti che il messia sarà della discendenza di questa stirpe (Menelik). cosa assolutamente inverosimile ed è evidente. Tuttavia questa convinzione ha segnato un popolo.
Gli Etiopi ovviamente non hanno niente a che fare con questa credenza che è nata in Jamaica. Ma la loro relazione con il Popolo Ebraico ha origini antichissime. Infatti nel Salmo 86 vi è scritto: "… ecco Palestina, Tiro ed Etiopia: tutti là sono nati (in Sion)".
Questo significa chiaramente che l’Etiopia è figlia della legge Mosaica, secondo te è possibile che gli Ebrei sentendo il pericolo della forte oppressione romana abbiano nascosto l’arca in Etiopia?
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. secondo un documento di Geremia l’Arca dell’Alleanza sarebbe stata nascosta sul monte Nebo, il monte sul quale morì Mosé e non sarebbe più possibile trovarla .
Chi riferisce questo episodio è il secondo libro dei Maccabei.
Ecco che cosa dice il testo sacro: “Si trova scritto nei documenti che il profeta Geremia ordinò ai deportati di prendere del fuoco, come si è detto, e che il medesimo profeta, dando agli stessi deportati la legge, raccomandò loro di non dimenticarsi dei precetti del Signore e di non lasciarsi traviare nei loro pensieri, vedendo i simulacri d’oro e d’argento e il fasto di cui erano circondati, e che con altre simili espressioni li esortava a non ripudiare la legge nel loro cuore.
Si diceva anche nello scritto che il profeta, avuto un oracolo, ordinò che lo seguissero con la tenda e l’arca. Quando giunse presso il monte, dove Mosè era salito e aveva contemplato l’eredità di Dio, Geremia salì e trovò un vano a forma di caverna e vi introdusse la tenda, l’arca e l’altare dell’incenso e sbarrò l’ingresso.
Alcuni di quelli che lo seguivano tornarono poi per segnare la strada, ma non riuscirono a trovarla.
Geremia, quando venne a saperlo, li rimproverò dicendo: «Il luogo deve restare ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del popolo e si sarà mostrato propizio” (2 Mac 2,1-7).
2. I documenti di Geremia, secondo Bibbia di Gerusalemme, sarebbero apocrifi.
Nelle grotte di Qumram furono ritrovati i libri apocrifi di Geremia ma in questi libri non c’è nulla che si riferisca alla sorte dell’arca dell’alleanza.
3. Una cosa invece è certa ed è quella che riferisce il profeta Geremia in Ger 3,16 e cioè che dell’arca non se ne sarebbe più parlato né sarebbe stata rimpianta: “Quando poi vi sarete moltiplicati e sarete stati fecondi nel paese, in quei giorni – oracolo del Signore – non si parlerà più dell’arca dell’alleanza del Signore: non verrà più in mente a nessuno e nessuno se ne ricorderà, non sarà rimpianta né rifatta” (Ger 3,16).
Proprio quest’ultima affermazione lascia capire che l’arca dell’alleanza è andata distrutta.
La Bibbia di Gerusalemme dice che “con ogni probabilità l’arca venne incendiata dai Caldei nel 587” (nota a Ger 3,16) con la distruzione del tempio e la deportazione degli ebrei in Babilonia.
4. Va ricordato che l’arca dell’Alleanza era il centro di tutto il culto israelitico e il segno visibile della presenza di Jahvé in mezzo al popolo.
Conteneva le tavole della Legge ed era coperta con il propiziatorio, che era una lastra d’oro sulla quale scendeva Jahvé come sul suo trono per comunicare con i figli di Israele (Es 23,22).
Nel deserto e nei primi tempi della dimora di Israele nella Palestina, attorno all’arca si svolgeva tutta la vita religiosa e civile della nazione.
Dopo la costruzione del tempio, l’arca fu posta nel Santo dei Santi e non fu più rimossa.
A nessuno era lecito accostarsi all’arca, nel medesimo modo in cui si credeva che non era lecito vedere Jahvé faccia a faccia.
Solo il Sommo Sacerdote una volta all’anno nel giorno dell’espiazione entrava nel Santo dei Santi per aspergere il propiziatorio col sangue della vittima e placare la giustizia di Dio.
5. Alla caduta di Gerusalemme, l’arca scomparve senza lasciare traccia.
Nel tempio riedificato dopo l’esilio, l’arca mancava: al suo posto c’era solo una pietra sporgente dal suolo sulla quale il Sacerdote compiva il sacrificio nel giorno dell’espiazione.
6. Su quanto si legge nel libro dei Maccabei si può dire che l’autore riporta semplicemente la tradizione, ma su di essa non si pronuncia.
Tuttavia fa capire che gli ebrei speravano in un suo ritrovamento perché comunque si era certi del luogo in cui si trovava.
7. Geremia però, illuminato da Dio, dice che nel nuovo culto inaugurato dal Messia non ci sarebbe più stato bisogno dell’arca, né ad essa si sarebbe pensato, né sarebbe stata rimpianta perché Dio sarebbe stato molto più vicino al popolo venendo ad abitare nell’anima in grazia e così si sarebbe manifestato alla loro mente e al loro cuore attraverso lo Spirito Santo.
Con la scomparsa dell’arca Geremia vede abrogato il culto antico, cui sarebbe succeduto quello nuovo.
8. Quanto mi chiedi alla fine, e cioè se sia plausibile pensare che gli ebrei abbiano portato l’arca dell’Alleanza in Egitto per sfuggire alla pressione dei romani, è anacronistico dirlo.
Perché la pressione dei romani inizia nel primo secolo avanti Cristo.
Mentre l’arca non c’era già più nel nuovo tempio costruito dopo la deportazione in Babilonia (siamo nel quinto secolo avanti Cristo) e dell’arca, come si è detto, non c’era più traccia dalla distruzione del Tempio avvenuta nel 587 avanti Cristo.
9. Circa Saba, che avrebbe avuto un figlio da Salomone, non c’è alcuna traccia nella Sacra Scrittura. Si tratta invece di una leggenda comparsa nell’ambiente islamico. Se ne parla nel Corano e siamo nel settimo secolo dopo Cristo.
10. A proposito del Salmo 86 dove si dice “… ecco Palestina, Tiro ed Etiopia: tutti là sono nati (in Sion)” va notato che in questo Salmo viene cantata la gloria di Gerusalemme, destinata a diventare la patria spirituale di tutti i credenti e ad abbracciare non soltanto gli israeliti, ma anche i popoli pagani vicini (Tiro) e lontano (Etiopia).
Pertanto non vi si deve leggere nessun contatto di carattere politico.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo