Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Caro Padre Angelo,
ho alcune domande alle quali vorrei ricevere una risposta, se possibile.
La prima:
Per incorrere nel peccato mortale, oltre alla materia grave, ci devono essere anche la piena consapevolezza e il deliberato consenso. Ora, se vedo una persona che sta mancando in una materia grave, ma non è consapevole di ciò, è doveroso farglielo notare, oppure, meglio che viva nell’ignoranza, in modo che gli manchi la piena consapevolezza? Perché secondo me, una volta che “apro gli occhi” in una materia dove so che gli/le è molto difficile correggersi, non so se gli faccia del bene o del male.
La seconda:
Cambiando totalmente argomento. Dio è il padrone della vita, la da e la toglie a Suo piacimento. Egli sceglie anche il dove, quando e come una persona deve morire? Se la risposta fosse affermativa, come può condannarsi una persona omicida, se è Dio stesso che ha scelto in che maniera e per mano di chi, far morire la vittima? Possiamo dire che l’omicidio è una morte fuori dal controllo di Dio?
La ringrazio, le chiedo scusa per averle tolto tempo prezioso e le chiedo una preghiera.
Oggi stesso pregherò per Lei e per il suo operato durante la recita della Coroncina.
Valerio.
Risposta del sacerdote
Caro Valerio,
1. circa il primo punto il Vademecum per i confessori dice: “È sempre valido il principio secondo il quale è preferibile lasciare i penitenti in buona fede in caso di errore dovuto ad ignoranza soggettivamente invincibile, quando si preveda che il penitente, pur orientato a vivere nell’ambito della vita di fede, non modificherebbe la propria condotta, anzi passerebbe a peccare formalmente. Tuttavia, anche in questo caso, il confessore deve tendere ad avvicinare sempre più tali penitenti attraverso la preghiera, l’esortazione alla formazione della coscienza, ad accogliere nella propria vita il piano di Dio e l’insegnamento della Chiesa” (pontificio consiglio per la famiglia, Vademecum per i confessori 12.2.1997, n. 8).
Come vedi il Vademecum pone due condizioni e non solamente l’ignoranza:
- l’ignoranza deve essere soggettivamente invincibile,
- il penitente non modificherebbe la propria condotta, anzi passerebbe a peccare formalmente.
2. Inoltre il Vademecum non si ferma qui, perché è consapevole che la violazione della legge morale comporta sempre un male per l’uomo.
Bere per ignoranza invincibile un bicchiere di veleno, pensando che sia liquore, causa sempre la morte.
Sotto il profilo morale accade la stessa cosa. Soprattutto se si tiene conto che il peccato non fa male a Dio, ma a chi lo compie.
3. Per questo Giovanni Paolo II in Reconciliatio et Paenitentia ha detto che in quanto “atto della persona, il peccato ha le sue prime e più importanti conseguenze nel peccatore stesso: cioè, nella relazione di questi con Dio, che è il fondamento stesso della vita umana; nel suo spirito, indebolendone la volontà e oscurandone l’intelligenza” (RP 16) e che “il peccato finisce col rivolgersi contro l’uomo stesso, con un’oscura e potente forza di distruzione” (RP 17).
Dice anche che il peccato “è un atto suicida. Poiché col peccato l’uomo rifiuta di sottomettersi a Dio, anche il suo equilibrio interiore si rompe e proprio al suo interno scoppiano contraddizioni e conflitti. Così lacerato, l’uomo produce quasi inevitabilmente una lacerazione nel tessuto dei suoi rapporti con gli altri uomini e col mondo creato” (RP 15).
A questo punto vedi come sia necessario avvicinare con dolcezza e gradualità chi è nell’ignoranza invincibile per guidarlo alla conoscenza del bene perché non continui a fare del male, sebbene inconsapevolmente e incolpevolmente, a se stesso e agli altri.
4. Circa la seconda domanda: è vero che Dio è il padrone della vita, la da e la toglie a Suo piacimento.
Ma l’uomo, al quale è stato dato l’usufrutto del grande bene della vita, potrebbe togliersela o toglierla agli altri, ben contrariamente alla volontà di Dio.
Non possiamo certo dire che tutto quello che gli uomini fanno a se stessi e ai loro simili sia voluto da Dio!
5. Mi chiedi anche se che l’omicidio sia una morte fuori dal controllo di Dio.
Certamente è contro la volontà di Dio, ma non fuori del suo controllo nel senso che, pur avendo lasciato libero l’uomo, nulla sfugge al suo governo.
Ti ringrazio molto per il ricordo che mi hai promesso nella recita della Coroncina della divina misericordia.
Farò anch’io altrettanto per te in quella che mi rimane da recitare per questa giornata (non è proibito dirne più di una!).
Intanto ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo