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Quesito
Caro Padre Angelo,
1. Dio, essendo onnisciente, sa se finiremo al paradiso o all’inferno. Però allo stesso tempo siamo liberi di scegliere, quindi in sostanza Dio sa semplicemente cosa sceglieremo liberamente. Fino a qua ci siamo.
In teoria questo non fa una piega, però andando in pratica mi sorge qualche dubbio. Mi chiedo: Premesso ciò, Dio non potrebbe crearci in modo da farci “liberamente” scegliere il bene?
Detto in modo diverso: Quando Dio crea ognuno di noi, egli ci colloca in un contesto socio/culturale e in un contesto personale determinato, e nel fare questo egli sa perfettamente se in futuro decideremo “liberamente” di scegliere il bene o il male.
Questo però crea un paradosso: sebbene in potenza quindi siamo liberi, allo stesso tempo però questa distribuzione generale, che Dio fa in principio con noi inserendoci nel tempo e nello spazio, non può che determinare il nostro destino, perché ovviamente, nel contesto in cui ci troveremo, “liberamente” sceglieremmo o bene o il male in base la situazione che troviamo di fronte.
2. Il primo punto si basa sul fatto che la scelta dell’uomo sia determinata dal “contesto sociale e personale”; però se dovessimo essere precisi questo non è proprio vero, perché siamo dotati di libero arbitrio. Il libero arbitrio, per essere tale, deve contenere necessariamente un nucleo di “incondizionamento”, altrimenti non si potrebbe parlare di qualcosa veramente libero. Questo però complica ancor più il paradosso, perché tenendo conto del libero arbitrio (elemento autonomo da interferenze esterne), non si capisce del perché una persona scelga il male, infatti, dato che ogni uomo possiede il libero arbitrio (che nel suo nucleo è impermeabile dal contesto esterno) perché mai un essere creato con una predestinazione alla salvezza dovrebbe scegliere il male?
Ricapitolando ci sarebbero due casi:
– l’uomo sceglie il bene o il male in base alle situazioni che incontra durante la sua vita. Se fosse così si entrerebbe nel paradosso del punto 1
– l’uomo, nel suo nucleo centrale, è libero da condizionamenti esterni. Se fosse così allora non si capirebbe come sia possibile che una persona scelga il male, se non ritenendo che egli sia già determinata ad essa.
Spero di essermi spiegato bene. Qual è la sua opinione in merito?
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. eccomi alla tua terza mail nella quale chiedi sostanzialmente se sia vero che l’uomo è libero visto che si trova a vivere in un determinato contesto che inevitabilmente lo condiziona.
Se ho capito bene, ti domandi che libertà abbia l’uomo se di fatto si trova condizionato a vivere e ad agire in un ambiente che non si è scelto.
2. Come ho avuto occasione di ribadire diverse volte, la chiesa ci tiene a dire che l’uomo è libero. L’ha fissato anche come dogma di fede.
Secondo San Tommaso, ripreso poi dal concilio Vaticano II, la libertà è il segno più luminoso della nostra somiglianza con Dio. Nel Proemio alla sezione morale della Somma teologica afferma che l’uomo è ad immagine di Dio “in quanto questi è principio delle proprie azioni, in forza del libero arbitrio e del dominio che ha su se stesso” (Somma teologica, I-II, proemio).
3. Essere libero per l’uomo non significa essere senza condizionamenti.
Perché ognuno di noi prima ancora di essere condizionato dall’esterno, come tu sottolinei, è condizionato dall’interno, essendo già strutturato in un determinato modo nel suo organismo e nella sua anima.
Ciò significa che noi non siamo libertà assoluta, non siamo liberi di crearci come vogliamo.
Abbiamo un corpo meravigliosamente strutturato secondo leggi sapientissime. Derogare da queste leggi è la stessa cosa che farci del male, che autodistruggerci.
Ugualmente abbiamo un’anima dotata di intelletto, che non si accontenta di guardare le cose dall’esterno come fanno gli animali, ma vuole penetrare all’interno. In tal modo l’uomo è capace di conoscere in maniera più perfetta, più rigorosa, elaborando così un sapere scientifico.
Insieme con l’intelletto è dotato anche di volontà, che non è semplicemente una forza che comanda. Ma è anche capacità di amare, di donarsi in maniera del tutto nuova rispetto agli animali, come quando si fa dono di sé con vincolo indissolubile ed esclusivo.
E questo non in forza dell’istinto, ma della libertà per cui ci si sente soddisfatti solo incontrando una persona che accetta questo dono e che a sua volta lo contraccambia. Alludo a quella realtà meravigliosa e spirituale che è il matrimonio.
4. Pertanto la libertà umana è vera ed è reale, ma non è assoluta, non è incondizionata né dall’interno né dall’esterno.
Di fatto ci troviamo determinati dalla nostra natura.
Questo è il primo limite della nostra libertà. È la libertà di una creatura.
Vi è poi un’altra realtà da tenere presente e che circoscrive la libertà umana: l’obiettivo che dà senso alla nostra vita.
Questo obiettivo è il possesso di Dio, della comunione con Lui, della condivisione della sua vita eterna, di tutti i suoi tesori di sapienza e di scienza, del suo amore senza fine.
È quello obiettivo inscritto nelle esigenze più intimo della nostra natura umana che Sant’Agostino descriveva in questi termini: “Tu, Dio, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposa in te” (Confessioni, I,1,1).
5. Questi due limiti della nostra libertà (la nostra natura e il nostro obiettivo ultimo) rivelano tutto il senso della nostra esistenza e della nostra stessa libertà.
Non si tratta di autocostruirci per qualche manciata di anni senza alcun senso per poi finire nel nulla.
Viviamo invece all’interno di un contesto che non ci siamo prefabbricati, che per noi è dono di Dio, che ci richiama a Dio e trova il suo senso nell’unirci a Dio.
La libertà umana si gioca tutta qui: nel vivere in un contesto che ci è predeterminato, al quale peraltro noi stessi diamo il nostro contributo nel bene e nel male, ma nello stesso tempo trascendendolo e superandolo, perché è segno di un’altra realtà che cerchiamo e amiamo: Dio, la sua amicizia, lo stare in lui e con lui.
6. Come vedi, la nostra libertà è mirata, ha un obiettivo da raggiungere. Non è la libertà del farci o disfarci a nostro piacimento, come se si trattasse di un gioco.
È tutta ordinata all’amore. Ad un amore che trascende tutte le cose e tutte le persone.
È proprio in questa trascendenza che esprime se stessa e si sente artefice del proprio obiettivo.
I condizionamenti che derivano dall’esterno (le cose, le persone, gli eventi, le strutture……) non sono di per sé un impedimento a conseguire questo obiettivo, ma il mezzo attraverso il quale noi in maniera inedita e sempre nuova lo perseguiamo.
Questi condizionamenti che mutano inevitabilmente con il variare del tempo sono infine dei beni e dei mezzi che ci permettono di perseguire anche nelle difficoltà l’obiettivo che dà senso a tutta la nostra vita.
7. Come vedi, ti ho dato una risposta più ampia che non rinchiude l’uomo nell’immanenza e che in definitiva priva di senso.
La libertà dell’uomo non è senza contenuti e senza obiettivo, come è tentato di pensare l’uomo che vive senza Dio.
È una libertà orientata. È la libertà di una persona che si costruisce trascendendo quelli che tu chiami condizionamenti, e che invece io chiamo beni o segni che rimandano ad un’altra realtà.
Proprio in questa azione di trascendenza, che è tutta interiore, la libertà umana esprime tutto il suo significato.
Con l’augurio di vivere così, crescendo sempre di più in Dio, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo