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Caro Padre,
oggi durante l’omelia il mio Sacerdote ha detto che per gli Ebrei e perfino per Maria è stato difficile capire l‘incarnazione di Cristo, in quanto per gli Ebrei il Dio era Uno e non Trino, pertanto mi chiedevo se Maria all’annunciazione avesse capito che Gesù era il Messia ma non Dio in persona e solo negli anni successivi avesse capito il mistero del Dio Trino.
La abbraccio,
Eugenio


Risposta del sacerdote

Caro Eugenio,
1. per comprendere la risposta che sto per darti occorre tenere presente che la Madonna, fin dal primo istante della sua esistenza, ebbe un grado eccellentissimo di santità e pertanto ebbe in grado altissimo le virtù teologali e i doni dello Spirito Santo.
Ciò significa che la Madonna aveva una capacità di penetrazione nella Parola di Dio che per noi è inimmaginabile, certamente superiore a quella dei teologi.
Per cui non solo fin dall’inizio fu edotta della divinità di Cristo, ma anche del mistero della SS. Trinità.
Certo, soprattutto per il mistero della SS. Trinità, non ne parlava come ne parlano i nostri teologi, né si poneva le loro questioni, ma questo mistero le era luminoso, evidentemente per quanto può essere rischiarato in questa vita.

2. Mi piace presentarti il pensiero del padre Reginaldo Garrigou Lagrange, grande teologo domenicano della prima metà del XX secolo, nella sua bella opera “La Mère du Sauveur”.
Traduco la pagina in cui questo grande teologo illustra la fede di Maria in quanto è ulteriormente perfezionata dai doni dello Spirito Santo.
La mia traduzione dal francese è molto materiale, ma il significato di quanto ha scritto non sfugge.
Eccola:

3. “La fede rischiarata dai doni dello Spirito Santo in Maria
Se si pensa alla perfezione naturale dell’anima della Santa Vergine, la più perfetta di tutte dopo quella del Salvatore, bisogna ammettere che la sua intelligenza naturale era già dotata di una grande penetrazione, di una non meno grande rettitudine, e che tutte queste virtù naturali non cessarono di svilupparsi nel corso della sua vita.
La sua fede infusa era a più forte ragione profondissima da parte dell’oggetto a motivo della rivelazione che le venne fatta fin dal giorno dell’Annunciazione dei Misteri dell’Incarnazione e della Redenzione, e a motivo della sua santa familiarità di tutti i giorni con il Verbo fatto carne. Soggettivamente la sua fede era inoltre fermissima, certissima, e prontissima nella sua adesione, perché queste qualità della fede infusa sono tanto più grandi quanto più la fede è elevata. Ora Maria ricevette la fede infusa più alta che mai sia esistita, bisogna dire altrettanto della sua speranza, perché Gesù, che ebbe la visione beatifica fin dal primo istante del suo concepimento, non aveva la fede né la speranza ma la piena luce e il possesso dei beni eterni che ci sono promessi.
Noi non sapremo dunque farci un’idea dell’elevazione della fede di Maria. All’Annunciazione, fin dal momento che la verità divina sul mistero dell’Incarnazione redentrice le è stata sufficientemente proposta, Lei vi ha creduto. Così santa Elisabetta le disse poco dopo (Lc 1,45): “E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. A Natale, ella vede il suo figlio nascere in una stalla, ed ella crede che Egli è il creatore dell’universo; ella vede tutta la fragilità del suo corpo di bambino, ed ella crede alla sua onnipotenza; quando Egli comincia a balbettare, Lei crede che è la saggezza stessa; quando deve fuggire con Lui davanti alla collera del re Erode, ella crede pertanto che Egli è il Re dei re, il Signore dei signori, come le dirà san Giovanni. Al giorno della Circoncisione e alla Presentazione al Tempio, la sua fede si apre sempre più sul mistero della Redenzione. Maria visse quaggiù in un chiaro scuro perpetuo, distinguendo nettamente le tenebre dal basso, che provengono dall’errore e dal male, e l’oscurità dell’alto, quella che sorpassa la luce divina accessibile sulla terra, e che fa presentire ciò che vi è di più elevato nei misteri divini che i beati contemplano allo scoperto del cielo.
Durante la Passione, quando gli apostoli, ad eccezione di Giovanni, si allontanano, Lei è ai piedi della croce, in piedi senza svenire; ella non cessa un istante di credere che il suo Figlio è veramente il Figlio di Dio, Dio stesso, che è, come ha detto il Precursore, “l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”, colui che in apparenza vinto è invece il vincitore del demonio e del peccato e che in tre giorni sarà vincitore della morte a motivo della Sua Resurrezione, come aveva annunciato. Questo atto di fede di Maria al Calvario, in questa ora la più oscura, fu il più grande atto di fede che sia mai esistito: quello il cui oggetto era il più difficile: che Gesù avrebbe riportato la più grande vittoria a motivo della sua completa immolazione.
Questa fede era mirabilmente rischiarata a motivo dei doni dello Spirito Santo che Ella aveva in un grado proporzionato a quello della sua carità. Il dono dell’Intelletto Le faceva penetrare i misteri rivelati, il loro intimo significato, la loro convenienza, la loro armonia, le loro conseguenze; le faceva meglio vedere la loro credibilità; in particolare per i misteri ai quali ella partecipò più di qualsiasi altro, come quello del concepimento verginale del Cristo e dell’incarnazione del Figlio di Dio, e di conseguenza i misteri della Santissima Trinità e l’economia della Redenzione.
Il dono della Sapienza, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, le faceva giudicare le cose divine per quella simpatia o con naturalità che è fondata sulla carità. Ella conosceva così sperimentalmente come questi misteri corrispondono alle nostre aspirazioni più alte e ne suscitino sempre di nuove per completarle. Ella li gustava in proporzione della sua carità, che non cessò di ingrandire, della sua umiltà e della sua purezza. In Maria si realizzarono eminentemente le parole: “È agli umili che Dio dona la sua grazia”, “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”, essi li intravvedono già di quaggiù.
Il dono della Scienza, per un istinto speciale dello Spirito Santo, le faceva giudicare delle cose create, sia come simboli delle cose divine, nel modo in cui i cieli narrano la gloria di Dio, sia per vederne il vuoto, la fragilità e meglio apprezzare per contrasto la vita eterna” (pp. 132-135).

4. Possiamo dire dunque con assoluta certezza che la Madonna, a motivo della sua pienezza di grazia, è stata la più grande teologa.
Non possedeva la scienza dei teologi, ma la scienza dei santi, e cioè la conoscenza che i santi hanno in cielo, una conoscenza proporzionata al loro grado di amore.
I grandi teologi parlano di questa scientia sanctorum (la scienza dei santi).

Ti ringrazio, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo


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