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Caro Padre Angelo,
ho una grande perplessità e spero tanto di non essere in errore. Nella mia vita di preghiera non ho Santi di riferimento. Mi rivolgo direttamente a Nostro Signore Gesù Cristo. Qualsiasi cosa la chiedo a Lui e a Lui offro le mie preghiere. E’ giusto? o sbaglio?
Grazie per la risposta e che il Signore vi benedica.
Stefano


Risposta del sacerdote

Caro Stefano,
1. fai bene a rivolgerti a Cristo perché è Lui il nostro Salvatore, il nostro Maestro, il nostro Dio, il principio e il fine di tutta la nostra vita e di tutte le nostre azioni.
Egli stesso nell’Apocalisse, comparendo a San Giovanni, dice: “Io sono l’Alfa e l’Omèga, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine” (Ap 22,13).

2. Tuttavia Gesù non è venuto al mondo da solo. Poteva farlo, ma non l’ha fatto. Ha scelto la Madonna e, accanto a Lei, ha voluto San Giuseppe.
Poteva compiere l’evangelizzazione senza la compagnia degli apostoli. Invece ha voluto servirsi anche di loro.
A quelli che l’avrebbero seguito e gli sarebbero rimasti fedeli ha fatto la solenne promessa che un giorno avrebbe detto loro: “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto” (Mt 25,21).
Nell’Apocalisse si legge anche: “Scrivi: d’ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì – dice lo Spirito -, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono” (Ap 14,13).
E ancora: “e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra” (Ap 5,10).
Ciò significa che i Santi in paradiso non sono inerti, ma regnano con Cristo, hanno potere sul mondo, presentano a Dio a nostro favore la loro intercessione, ci beneficano con le loro opere che li accompagnano eternamente.

3. Con la loro morte non si sono allontanati da noi, ma vi sono ritornati subito con una capacità e immediatezza d’azione più grande di quella che avevano precedentemente.
Il popolo cristiano ne ha sempre fatto esperienza. Ad essi si è rivolto considerandoli come amici e benefattori inseparabili.

4. Dei primi cristiani si legge che “ogni cosa era fra loro comune” (At 4,32).
Il Catechismo Romano del Concilio di Trento dice che  “il cristiano veramente tale nulla possiede di così strettamente suo che non lo debba ritenere in comune con gli altri, pronto quindi a sollevare la miseria dei fratelli più poveri” (1, 10, 27).
Questo è vero non sono per i cristiani della Chiesa pellegrina nel mondo, ma anche per quelli che sono in Paradiso.
Ogni cristiano è un amministratore dei beni del Signore (Cf Lc 16,1-3).
E quanto possono amministrare coloro ai quali Cristo stesso ha dato potere su molto (Mt 25,21)!

5. Per questo il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “L’unione… di coloro che sono in cammino coi fratelli morti nella pace di Cristo non è minimamente spezzata, anzi, secondo la perenne fede della Chiesa, è consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali” (CCC 955).
Anzi “a causa infatti della loro più intima unione con Cristo i beati rinsaldano tutta la Chiesa nella santità… non cessano di intercedere per noi presso il Padre, offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico Mediatore tra Dio e gli uomini… La nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine “ (CCC 956).

6. E ricorda quanto alcuni santi hanno assicurato prima di morire: “Non piangete. Io vi sarò più utile dopo la mia morte e vi aiuterò più efficacemente di quando ero in vita” (San Domenico morente ai suoi frati, cf Giordano di Sassonia, Libellus de principiis Ordinis praedicatorum, 93).
“Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra” (Santa Teresa di Gesù Bambino, Novissima verba).

7. La necessità di passare attraverso l’intercessione dei Santi è una grande grazia per noi perché diversamente dovremmo presentarci sempre con le nostre miserie e ingratitudini davanti a Colui che è tre volte Santo.
Non possiamo dimenticare quello che Dio disse ai tre amici di Giobbe:  “Andate dal mio servo Giobbe…, il mio servo Giobbe pregherà per voi, affinché io, per riguardo a lui, non punisca la vostra stoltezza” (Gb 42,8).

8. Passare attraverso l’intercessione dei Santi è infine un grande insegnamento che il Signore ci dà. Infatti con la loro vita ci insegnano come vada vissuto il Vangelo. In questo modo nessuno può scusarsi e dire “l’imitazione di  Cristo è impossibile”.
Per questo San Paolo dice: “Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo” (1 Cor 11,1).

9. Un posto speciale, poi, nella nostra vita cristiana lo deve avere la Madonna.
Cristo ha detto “figlio, ecco tua madre”. E ci ha detto così perché in tutto e per tutto, come fa un bambino con sua madre, così facciamo anche noi nei riguardi della nostra Madre nella Grazia.
A Lei dobbiamo domandare un poco dell’amore che Lei aveva per Gesù. E siamo sicuri che prontamente ce lo dà perché è desiderosissima di farci questo dono.
È allora che ci si accorge che Maria è la via più breve per andare a Gesù.

10. Vorrei concludere dicendoti: passa dalle parole ai fatti.
Comincia a chiedere a Maria quello che ti ho suggerito poco fa. Vedrai che Lei te lo concede e sentirai che il tuo cuore comincia a provare qualche cosa di nuovo anche per Gesù.

Ti auguro una Santa Pasqua, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo