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Quesito
Caro Padre Angelo,
la ringrazio per la risposta alla domanda sui Primi Cinque Sabati del Mese e le porgo un altro quesito: ogni opera buona che noi compiamo, oltre che accrescere la grazia presente e farci lucrare delle indulgenze, aumenta i meriti in Cielo, le famose ricchezze che Gesù ci invita ad accumulare in Paradiso che non possono deperire.
Se dopo aver accumulato ingenti ricchezze nel Cielo commettiamo un peccato mortale perdiamo la Grazia santificante, siamo rei di una pena eterna e quindi destinati all’inferno se non ci pentiamo. E’ chiaro che in questa situazione non possiamo più accedere a quei beni ed il tutto viene annullato; nonostante ciò mi chiedevo se, dopo essere ritornati in grazia, i meriti conquistati precedentemente vengono ristabiliti e ne possiamo usufruire in Cielo oppure vengono azzerati e si ricomincia da quando sei ritornato in Grazia fino a quando alla morte sempre che non abbia commesso peccati mortali durante questo tempo.
La ringrazio anticipatamente
Alessandro
Risposta del sacerdote
Caro Alessandro,
1. il bene che viene compiuto in grazia rimane in eterno nell’accettazione di Dio. Ciò significa che rimane davanti a Lui come sacrificio di soave odore e con ragione di merito.
Va tenuto presente che i nostri meriti sono doni suoi: è Lui infatti che suscita in noi il volere e l’operare e poi ci dà l’aiuto per portare a compimento le opere buone. Così che nei nostri meriti Dio corona i suoi doni, come diceva Sant’Agostino.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica è su questa linea: “il merito dell’uomo presso Dio nella vita cristiana deriva dal fatto che Dio ha liberamente disposto di associare l’uomo all’opera della sua grazia.
L’azione paterna di Dio precede con la sua ispirazione, mentre il libero agire dell’uomo viene dopo nella sua collaborazione, così che i meriti delle opere buone devono essere attribuiti innanzitutto alla grazia di Dio, poi al fedele.
Il merito dell’uomo torna, peraltro, anch’esso a Dio, dal momento che le sue buone azioni hanno la loro origine, in Cristo, dalle ispirazioni e dagli aiuti dello Spirito Santo” (CCC 2008).
“I santi hanno sempre avuto una viva consapevolezza che i loro meriti erano pura grazia (CCC 2011).
2. Anche se uno va all’inferno, i suoi meriti davanti a Dio rimangono per sempre, sebbene egli non ne possa godere. Avviene per lui quanto si legge nella parabola dei talenti: che il talento sottratto a chi ne aveva uno solo, va messo a vantaggio di quelli che avevano trafficato i loro talenti.
Anche in questo si può intravedere la bella realtà della comunione dei meriti, attraverso le indulgenze.
3. Ma tu mi chiedi espressamente se uno, dopo aver commesso un peccato mortale, possa ricuperare i suoi meriti.
La sentenza comune dei teologi è questa: li ricupera in base al grado di pentimento e di amore con cui torna al Signore.
La ragione del merito è tutta legata all’amore, alla carità.
E possiamo pensare che quando uno torna al Signore, vi torna, oltre che per l’azione della grazia preveniente di Dio, anche con l’aiuto che gli deriva dal precedente grado di vita cristiana.
Il peccato mortale addolora molto di più chi è più avanti nella vita cristiana che chi è solo agli inizi.
Ti ringrazio, ti saluto, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo