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Quesito

Caro Padre Angelo,
poniamo il caso che al momento della Confessione venga in mente alla persona in questione un atto da lei compiuto dove non crede di aver commesso peccato per cui non lo confessa e, dopo aver esteso il suo pentimento a tutti i peccati, riceve l’assoluzione.
Dopo un po’ di tempo prende coscienza del fatto che con tutta probabilità aveva commesso peccato. In questo caso è necessario la prossima volta che si accede a questo sacramento confessarlo nonostante per definizione con l’assoluzione precedente sia stato ottenuto il perdono di tutti i peccati fino a quel momento?
La ringrazio in anticipo
Alessandro


Risposta del sacerdote

Caro Alessandro,
1. se al momento della confessione uno pensava che quella determinata azione non fosse peccato, c’è da presumere che anche quando l’ha compiuta pensasse che non fosse peccato.
Ora, per commettere un peccato soggettivamente è necessario avere la piena avvertenza della mente e questa include anche la consapevolezza della malizia dell’azione.
Può succedere che in seguito uno giunga a una più profonda conoscenza della legge morale e venga a sapere che precedentemente ha compiuto azioni che erano cattive, mentre ai quei tempi pensava che non lo fossero.
In questo caso se ne deve stare tranquillo.

2. Ti porto un esempio: precedentemente uno pensava che interloquire con un certo frasario dialettale non avesse nulla di improprio perché sentiva tanti esprimersi così. Poi avviene che prende coscienza che quel frasario è turpe. Da quel momento commette un peccato se continua a proferirlo. Ma non deve confessarsi di peccati che neanche sapeva che fossero peccati. Tutt’al più potrà dire: mi pento davanti a Dio perché forse sono stato occasione di scandalo per qualcuno perché ho usato un frasario turpe, di cui non conoscevo il reale significato.

Ti ringrazio, ti saluto, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo