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Nacque a Krizanov nella Moravia occidentale, primogenita di una famiglia feudale e benefica. Suo padre, Prybislav, era castellano di Veverì e Brno e rappresentante del re Venceslao I. Fondò l’ospedale ed il convento francescano di Brno, e l’abbazia cistercense di Zoar. Sua madre, Sibilla, era stata dama di corte della regina Cunegonda. Zdislava, ventenne, andò sposa a Gallo o Havel di Jablonnè, castellano di Lembrerk, fiduciario del re e colonizzatore della Boemia settentrionale. E trasfuse così, nella nuova famiglia e nelle nuove terre, l’eredità morale della sua stirpe. Primi a beneficiarne furono il marito e i quattro figli; quindi i domestici, i contadini, i poveri, i malati.

Amò e soccorse un numero incalcolabile di poveri, meritandosi di essere conosciuta lungo i secoli come “la madre dei poveri”.

Scrive un cronista: «Non si contentava di dare generosamente elemosine, cibi, vestiti di propria mano: era felice solo se poteva lavare e baciare i piedi di coloro che soccorreva, come se avesse davanti Cristo Crocifisso».  Inoltre aggiunge: «Ella ha risuscitato cinque morti, reso la vista ai ciechi, guarito molte persone paralitiche e lebbrose…».

Sua caratteristica fu l’essere sposa e madre coltivando ‘viscere di misericordia’, al di là di ogni frontiera. Con l’appoggio economico del marito fondò un ospizio vicino al castello per accogliere ed aiutare poveri e bisognosi che passavano.

Con lo sposo provvide a irradiare la conoscenza del Vangelo, associandosi all’opera dei Frati Predicatori e fondando per essi i conventi di Jablonnè e di Turnov.

La sua vita così intensa terminò a circa 33 anni nel 1252. Fu sepolta nella Chiesa domenicana di San Lorenzo a Jablonné, divenuta ora Basilica di S. Lorenzo e di S. Zdislava.

Il popolo non ha mai cessato di venerarne la memoria, considerandola come patrona del Paese, ma il suo culto fu riconosciuto ufficialmente soltanto nel 1908 dal Papa Pio X che la beatificò.

Molte persone vanno oggigiorno sulla sua tomba a chiedere guarigione o a ringraziare per aver visto esaudite le loro richieste.

La sua vicenda umana, concludendo con le parole del Papa Giovanni Paolo II, “si distinse per una straordinaria capacità di donazione agli altri, sia nel suo comportamento in famiglia dove fu esempio di fedeltà coniugale, sostegno di spiritualità domestica e di onestà dei costumi, sia nel suo impegno generoso nel campo caritativo ed assistenziale, specialmente al capezzale dei malati, ai quali riservò sempre tali sollecitudini e premure da essere ancora oggi ricordata come “guaritrice”.