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Vergine, Monaca (1242-1270)
Tra le figure femminili della prima generazione domenicana che attraggono la nostra attenzione va collocata senza dubbio Margherita d’Ungheria, figlia del Re Bela IV, della dinastia degli Arpad, e della regina Maria Lascaris di origine bizantina, una stirpe di radice santa. Non solo i Frati Predicatori, nei primi decenni dopo la morte di S. Domenico, avevano raggiunto i posti più remoti d’Europa, ma anche l’esercito orante e contemplativo delle Monache Domenicane, si era diffuso ovunque.
Nel Convento di S. Caterina delle Monache Domenicane, fondato a Veszprem sulle sponde dei lago Balaton da pochi anni, fu portata nel 1245 Margherita: aveva tre anni. Ella era stata consacrata a Dio con voto dai suoi genitori prima ancora che nascesse, in un momento assai drammatico per la storia della Nazione: i Tartari, popolazione barbara e crudele, stavano occupando l’Ungheria seminando dappertutto distruzione e morte. Il Re e la Regina, costretti a fuggire in Dalmazia confidando nella misericordia di Dio, avevano promesso di donargli la creatura che stava per nascere se i Tartari si fossero allontanati. Dopo pochi giorni da quel loro voto, i Barbari, quasi inspiegabilmente, si ritirarono. Essi poterono tornare in Patria dove nacque la nostra Santa, decimo germoglio in una famiglia la cui dinastia annovera parecchi Santi e Sante: la sua nascita fu una benedizione per tutto il Paese.
Come il piccolo Samuele condotto al tempio dalla madre Anna, così la piccola Margherita era stata affídata al Monastero delle Suore Domenicane per essere allevata secondo la vita religiosa. Presso il Monastero venivano parecchie bambine nobili o ricche, che si preparavano ad una vita consona al loro rango a tutto era disposto perchè lo studio, le preghiere, i lavori casalinghi si alternassero col gioco e il necessario riposo, secondo l’età. Margherita, però, manifestò subito un’anima eccezionale, profondamente assetata di Dio, capace di sottoporre il suo tenero corpo alla mortificazione per ricambiare l’amore del Figlio di Dio immolato per noi sulla Croce. Si offerse tutta al Signore e mai volse indietro lo sguardo nel suo cammino di perfezione e di santità. Soffri, anzi, quando capì che, in quanto Principessa, era considerata una privilegiata di fronte alle compagne, soprattutto durante le frequenti visite che le facevano i genitori.
Imparò ben presto le preghiere in latino, Salmi ed Inni, ed avrebbe voluto unirsi alle preghiere corali delle Monache, ma non glielo permisero.
Si dedicò allora alla preghiere nelle ore della ricreazione; mentre le compagne giocavano, tutte le volte che le riusciva di sottrarsi alla loro compagnia. Volle indossare il più presto possibile l’abito bianco e vivere già come una religiosa, per quanto fosse concesso alla sua età. Partecipava al coro, ai Salmi notturni, alle Messe e si abbandonava a lunghe meditazioni.
Si uni alle Suore per tutti i lavori inerenti al culto e per quelli riguardanti le faccende domestiche del Monastero.
A Veszprem rimase fin verso i dieci anni, quando i suoi genitori fecero costruire un Monastero che la accogliesse, insieme alle Suore, nell’ Isola delle Lepri, sul fiume Danubio, vicino alla città di Budapest: da quel momento l’isola si chiamò “Isola della Beata Vergine”.
Margherita compiva dodici anni, quando la Provincia Domenicana Ungherese ebbe l’onore di ospitare, nel convento di S. Nicola a Buda il Capitolo Generale dell’ Ordine e nelle mani del Maestro Generale Umberto dì Romans Ella emise la sua professione religiosa. Divenne in tal modo come il calice consacrato al servizio dell’altare e abbracciò con gioia la via dei Consigli evangelici: Povertà, obbedienza e castità. Sì considerò come una vittima espiatrice dei peccati del suo popolo e praticò in modo rigoroso, le più eroiche penitenze corporali, abbracciò la povertà più completa e visse nel nascondimento e nell’obbedienza, ritenendosi la serva di tutti.
Quando il Re e la Regina, nelle loro visite portavano doni preziosi, ella chiedeva che tutto venisse donato ai poveri e in aiuto alle chiese.
Ma, nonostante i Voti emessi, per questa Principessa, Sposa di Cristo, sorse un grande ostacolo: i genitori le chiesero di accettare il matrimonio col Re di Boemia, Ottocaro II per garantire alla Nazione un alleato forte. Avrebbero essi stessi ottenuto la dispensa dei Voti dal Sommo Pontefice. Grande fu il turbamento di Margherita ma risoluta e decisa la sua risposta: “Tagliate piuttosto a pezzi il mio corpo, prima che io trasgredisca la fedeltà che ho giurato a Cristo. E per mettersi al sicuro, il 14 giugno 1261, volle ricevere il velo e pronunziare i Voti solenni davanti all’ altare di S. Elisabetta, sua zia, in presenza dell’Arcivescovo e di tutta la corte. Poi depose ai piedi del Crocifisso la corona d’oro che le era stata posata sul capo.
Da quel momento ancora più struggente fu il suo desiderio di identificazione con Cristo Sposo, Maestro, Fine supremo. Piangeva moltissimo ai piedi del Crocifisso e dalla Croce attingeva tutta la sua scienza pronunciando queste sole parole: “Domine, me Tibi committo”. La sua vità di pietà fu contraddistinta dalla devozione allo Spirito Santo, a Gesù Crocifisso ed Eucaristico, ed alla Madonna.
La sua brama di perfezione doveva essere frenata dalle Superiore e dal Suo Padre spirituale, P. Marcello. Fu proprio lui che le suggerì un giorno una regola semplicissima per camminare diritta verso la santità: “Amare Dio, disprezzare se stessi, non giudicare, né disprezzare alcuno”.
Le sue parole e le sue azioni furono talmente conformi a questa legge che dopo la sua, morte furono dette “regole di Suor Margherita”.
La sua preghiera fu continua, nulla intterrompeva la sua unione con Dio benché si dedicasse ai lavori manuali più umili e sfibranti, come trasportare l’acqua in pesanti secchi, portare la legna e accendere il fuoco, scendere in cantina, attendere alla cucina spazzare e lavare.
Non aveva alcun riguardo per se stessa nè si lamentava mai.
Serviva con particolare amore la Sorelle ammalate offrendo loro tutti servizi richiesti, anche i più umilianti e assecondando con gentilezza loro desideri. Praticava con rigore i digiuni prescritti e ne aggiungeva altri di sua, volontà: sette mesi all’anno viveva praticamente a pane e acqua. A tutto ciò univa penitenze martorianti: flagellazioni cilizi, scarpe con chiodi che macchiavano di sangue i suoi passi, veglie prolungate.
Quando riceveva la S.Comunione (a quei tempi avveniva 15 volte l’ anno) fin dalla vigilia digiunava e manteneva un rigoroso silenzio, passa la notte umiliandosi davanti a Dio e trascorreva anche il giorno successivo senza cibo e lontana da ogni conversazione.,
Queste austerità sembrano a noi oggi quasi inconcepibili, ma se pensiamo all’intenso amor di Dio c che spingeva Margherita alla ricerca della completa unione spirituale col Signore, in impetrazione per il bene della Nazione e in riparazione per i peccati del popolo non dobbiamo meravigliarci. Il suo tenore di vita era ” morte per la natura e per il mondo esterno, era “vita vera”, intensa e purissima in Cristo Gesù.
A ventotto anni Margherita spossata dalle penitenze e dalle fatiche, era pronta per l’ultimo sacrificio: quello della sua vita.
Mori il 18 gennaio 1270 e dal suo corpo che lei stessa aveva reso quasi, disgustoso agli altri, trascurandolo in ogni modo, subito si levò un profumo soavissimo e divenne luminoso di celestiale, bellezza.
Fu sepolta nel Convento dell’isola davanti all’ altare della Beata Vergine e subito molti fatti miracolosi avvennero invocando la sua protezione. Da molte parti del Regno Ungherese vennero pellegrinaggi di devozione alla sua tomba. L’anno dopo la sua morte, il fratello, Re Stefano V° ottenne dal papa Gregorio X° un’inchiesta sulla santità della sorella.
Ma il testo di questo processo andò perduto. Fu aperta un’altra inchiesta nel 1276 da Papa Innocenzo V° ed anche gli Atti originali di questa seconda deposizione andarono smarriti, ma si trovarono più tardi delle copie. Durante i secoli ci furono vari tentativi,di ripresa del processo di canonizzazione della Santa, ma si doveva giungere al 19 novembre 1943 perchè Papa Pio XII° ne proclamasse ufficialmente la santità, benché il culto verso Margherita mai fosse venuto meno, soprattutto in Ungheria.
Durante il terribile conflitto della seconda guerra mondiale, si ebbe così il riconoscimento pubblico di quanto sia utile al bene dell’umanità la vita nascosta e penitente di una Vergine, che non solo aveva accolto l’offerta fatta dai suoi genitori,
ma si era trasformata in olocausto per il suo popolo.
Le sue reliquie, purtroppo, andarono disperse verso la fine del 1700, a seguito di alterne vicende storiche.