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Caro Padre Bellon,
La ringrazio innanzitutto per il servizio che rende.
Ho una domanda di Liturgia.
Vivo con la famiglia in Germania, fortunatamente in zona cattolica (Treviri), anzi la mia Parrocchia è San Mattia, ove sono conservati i resti dell’Apostolo. È per noi una vera gioia poter seguire la Messa proprio lì, ma già arriviamo alla nota dolente.
La Messa per noi più comoda è quella per le famiglie, alle 11:30. Durante questa Messa, però, subito dopo l’inizio, le famiglie con bambini sono invitate a scendere nella cripta, e seguire una sorta di Liturgia differenziata, impartita da laici, consistente nella lettura del Vangelo (almeno questo) e di una serie di attività che nulla hanno a che vedere con quanto si svolge di sopra. Le famiglie sono richiamate
La mia moglie ed io ne siamo turbati. Spesso resistiamo all’invito esplicito di scendere, e rimaniamo di sopra; a volte, tuttavia (specialmente quando vi sono pochi fedeli), per quieto vivere scendiamo, per evitare di arrecare, se non scandalo, disturbo.
Per me, ogni volta che scendiamo, la Messa è invalida, e la Comunione…mutilata. Potrebbe per favore confermarmelo? Se invece non lo fosse, meglio così, anche se rimarrebbe il nostro fastidio per tale pratica. Fra l’altro, i bambini dovrebbero abituarsi quanto prima alla Messa, soprattutto perché qui si fa solo un anno di Catechismo (altro motivo di tristezza). La ringrazio per la sua risposta e i suoi consigli.
Siamo persone ragionevoli e piuttosto miti, non protesteremo col sacerdote (San Mattia è un monastero benedettino), ma le nostre contromisure prevedono quanto segue:
Cercare, se possibile, di seguire la Messa delle 10, quando possibile;
Alternare con altre chiese;
Far notare gentilmente al sacerdote l’invalidità del rito, dipendentemente dalla Sua cordiale risposta;
Andare sì alle 11:30, ma rimanere sempre di sopra, e rispondere cordialmente a chi ci invita a scendere che noi siamo venuti ad ascoltare la Parola di Dio e non quella di volontari per quanto ben disposti.
La prego di trattare questa e-mail come meglio crede. Se ritiene che pubblicarla sia utile, sia il benvenuto. Non voglio causare disturbo, e non so quanto simili pratiche siano diffuse in Italia. Nel caso, può modificarla e accorciarla a suo piacimento.
Grazie ancora, la saluto cordialmente e la raccomando a Dio per il suo servizio e per le sofferenze che tale servizio può arrecarle.
Matteo


Caro Matteo,
1. la presenza dei bambini a Messa può costituire un problema ed è per questo che in alcune parrocchie mentre viene celebrata la Santa Messa c’è qualche volontario che in altro locale li intrattiene.
Questa è chiaramente una soluzione saggia, anche se nessuno può impedire ad una famiglia di rimanere unita nella celebrazione della Messa, soprattutto se i bambini non disturbano.

2. Mi scrivi: “Per me, ogni volta che scendiamo, la Messa è invalida”.
L’espressione è inesatta perché quella che viene fatta di sotto non è la Messa  e cioè la celebrazione del Santo Sacrificio.
Gli orientali direbbero che quella non è la Divina Liturgia.

3. C’è da chiedersi se i monaci o i preti che vi invitano a fare tali cose sappiano che cosa è la Messa e se possano dire tranquillamente ai fedeli che vanno per parteciparvi di scendere per una simile liturgia alternativa.
Quando durante la persecuzione di Diocleziano le assemblee furono interdette con la più grande severità, furono molti i cristiani coraggiosi che sfidarono l’editto imperiale e accettarono la morte pur di non mancare all’Eucaristia domenicale.
È memorando il caso dei martiri di Abitine, nell’Africa proconsolare, che risposero ai loro accusatori: “È senza alcun timore che abbiamo celebrato la cena del Signore, perché non la si può tralasciare; è la nostra legge”;
“Noi non possiamo stare senza la cena del Signore”.
E una delle martiri confessò: “Sì, sono andata all’assemblea e ho celebrato la cena del Signore con i miei fratelli, perché sono cristiana” (Atti dei Santi Saturnino,…).

4. Voi avete il diritto di nutrirvi della Parola di Dio, di partecipare al Santo sacrificio di Cristo e di offrirlo a Dio congiuntamente col sacerdote che lo celebra.
Non c’è niente di più grande di questo sulla terra.
Sentite che cosa dice San Tommaso: “L’Eucaristia, in quanto rende presente la passione di Cristo per la quale sono stati vinti i demoni, respinge ogni assalto diabolico. Di qui le parole del Crisostomo: “Come leoni spiranti fiamme, torniamo da quella mensa, resi terribili per il demonio” (Somma Teologica, III, 79, 6).

5. Il Concilio Vaticano II dice che “ogni volta che il sacrificio della croce …viene celebrato sull’altare, si rinnova l’opera della nostra redenzione” (Lumen gentium 3).
È quanto dire: è come se fossimo sul Calvario per la prima volta.

6. Durante la Messa avviene qualche cosa di prodigioso nelle nostre anime perché Cristo attiva la carità in noi.
“Questo sacramento conferisce spiritualmente la grazia assieme alla virtù della carità.
Per cui il Damasceno paragona questo sacramento al carbone acceso visto da Isaia. E “come il carbone acceso non è legno soltanto, ma legno unito al fuoco, così anche il pane della comunione non è pane soltanto, ma pane unito alla divinità”.
Ora, come osserva San Gregorio, “l’amore di Dio non rimane ozioso, opera bensì grandi cose, se c’è”.
Perciò in questo sacramento, per quanto dipende dalla sua efficacia, l’abito della grazia e delle virtù non viene soltanto conferito, ma anche posto in attività, conforme alle parole di San Paolo: “La carità di Cristo ci sospinge” (2 Cor 5,14).
Ecco perché in forza di questo sacramento l’anima spiritualmente si ristora, in quanto rimane deliziata e quasi inebriata dalla dolcezza della bontà divina, secondo l’espressione dei Cantici: “Mangiate, amici; bevete, inebriatevi, carissimi”” (Somma Teologica, III, 79, 1 ad 2).
Il vuoto che voi avvertite dipende anche da questo: che l’anima non viene ristorata.

7. Infine c’è un  altro effetto prodotto dall’Eucaristia proprio perché attiva la carità. Essa suscita nelle persone che vi partecipano atti di carità.
Ora Questi atti “sollecitati da questo sacramento, eliminano i peccati veniali” (Somma Teologica, III, 79, 4).

8. Se posso dare un consiglio: chiedete a quei buoni monaci di rivedere insieme con voi quanto essi impongono.
Perché questo è vero clericalismo.
Non quello in cui essere chierici non c’entra niente perché si tratta di miserie e di perversioni che non sono tipiche dei chierici in quanti tali.

Assicuro per voi le mie preghiere al Signore, vi auguro ogni bene e vi benedico.
Padre Angelo